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Una carta – decalogo per una cultura della partecipazione dei cittadini alle decisioni

Sottoscritta una carta – decalogo che definisce i principi base che, se applicati, possono assicurare un processo partecipativo dei cittadini che sia di qualità, nell’ambito delle decisioni degli enti pubblici e privati.

 

Una carta – decalogo che definisce i principi base che, se applicati, possono assicurare un processo partecipativo dei cittadini che sia di qualità, nell’ambito delle decisioni degli enti pubblici e privati.
Il documento è stato sottoscritto dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (attraverso la sua commissione “Governance e diritti dei cittadini”), dall’Associazione italiana per la Partecipazione Pubblica (Aip2) - sezione italiana dell’International Association for Public Participation (IAP2), dall’International Association of Facilitators (Iaf), da Italia Nostra, da Cittadinanzattiva e da Città civili onlus.
Nel momento di massima disaffezione dell’elettorato da una politica che fa fatica ad interpretare i bisogni dei cittadini, la società civile si mette in moto per condividere nuove idee e dotarsi di strumenti con cui mobilitare l'energia e l’intelligenza collettiva.
La Carta della Partecipazione nasce con lo scopo di accrescere la cultura della partecipazione dei cittadini alle decisioni (un diritto affermato anche dalla Costituzione italiana e dalla normativa europea) e sviluppare linguaggi e valori comuni. I promotori si impegnano a favorire la creazione di una Rete della partecipazione in Italia tra soggetti operativi in ambito locale e nazionale, anche tramite lo scambio di informazioni e la realizzazione di buone pratiche.
Tra i dieci principi elaborati e codificati nella Carta affinché la partecipazione dei cittadini alle decisioni sia effettiva e di qualità e non rimanga una procedura astratta ed inefficace, partendo dalla necessità di definire in modo condiviso l’oggetto della partecipazione, vi sono il principio di informazione (le informazioni rilevanti devono essere a disposizione e devono essere comprensibili), quello di equità (tutte le opinioni vanno valorizzate), di armonia (si deve puntare a un accordo sul processo e sui suoi contenuti) e di valutazione (la partecipazione va valutata con metodologia adeguata, i risultati devono essere pubblici).
Donatella Venti, Coordinatore della Commissione Governance e Diritti dei cittadini dell’Inu, spiega così il senso dell’iniziativa: “La Carta della partecipazione nasce con modalità open source, aperta al maggior numero possibile di adesioni e periodicamente aggiornata. E’ stato infatti deciso che annualmente i promotori della Carta si incontreranno per valutarne l’aderenza a ciò che veramente serve per garantire la partecipazione. Inoltre i diversi soggetti che già la sottoscrivono (al momento associazioni) e quelli che vorranno in un futuro prossimo aderire (in primo luogo, ci auguriamo, enti locali ed Istituzioni pubbliche) si impegnano a mettere concretamente in atto i principi in essa contenuti attraverso la realizzazione di buone pratiche”.
 
Per Lucia Lancerin di Aip2 si tratta di “un’iniziativa importante perché rappresenta l’opportunità di fare rete e produrre sensibilità, per fare in modo che una partecipazione di qualità diventi centrale in tutti i processi decisionali”. Gian Carlo Manzoni, rappresentante del chapter italiano di Iaf, sottolinea che la Carta della partecipazione è “una pietra miliare all’interno della società italiana, definisce un codice che è anche una mappa, un vademecum di comportamenti finalizzati al miglioramento delle competenze in ambito pubblico e privato”.
Annalisa Mandorino, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva, rileva che il documento può costituire l’opportunità di segnare un passo in avanti nella cultura della partecipazione nel nostro Paese, visto che “la democrazia partecipativa si sta diffondendo ma prevede quasi sempre forme di consultazione solo a monte delle decisioni, raramente il coinvolgimento avviene nelle fasi successive, cruciali. Si dovrebbe invece accompagnare con la partecipazione tutto il ciclo di implementazione delle politiche pubbliche, compresi i momenti di gestione e di attuazione”. Anche Serenella Romeo, vicepresidente di Città civili Onlus, ha auspicato che la carta sia la premessa di un passo in avanti, visto che la partecipazione dei cittadini, per essere tale, “deve essere aperta, meno burocratica”.
Mirella Belvisi ha rappresentato al momento della firma Italia Nostra, di cui è vicepresidente della sezione della capitale. Belvisi ha messo in luce il deficit di applicazione di una partecipazione di qualità nel nostro Paese, aggiungendo che forse “il diritto dei cittadini a essere coinvolti nelle scelte che riguardano i propri territori, previsto dalla Costituzione e dalle direttive dell’Unione europea, dovrebbe essere tutelata da una legge nazionale sulla partecipazione, che per essere efficace dovrebbe anche prevedere sanzioni in caso di inadempienze da parte delle istituzioni pubbliche che dovrebbero applicarla.”.
La carta della partecipazione non intende essere uno dei soliti decaloghi che rimangono scolpiti nella pietra o il punto di arrivo di un'elaborazione teorica. Essa si propone piuttosto come uno strumento vivo e in evoluzione, aperto ai contributi che verranno dal concreto utilizzo e snodo di una rete che ne condivide gli obiettivi. L’auspicio è che questa iniziativa possa contribuire a rendere più praticabile la realizzazione dell’ultimo comma dell’articolo 118 della Costituzione e anche a gettare anche le basi per più evoluti rapporti tra i cittadini e le amministrazioni pubbliche.
Il documento sarà presentato nei primi mesi del 2015 al Senato, all’Anci e al Coordinamento Agende 21 locali in un convegno in fase di organizzazione.
 

 

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