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ITALIA: quinta in Europa per pressione fiscale

Il rapporto OCSE mette in luce l’entità della pressione fiscale in Europa: al quinto posto l’Italia, dove vi è anche una cattiva applicazione dell'IVA e tasse sulle imprese superiori alla media.

Il rapporto OCSE mette in luce l’entità della pressione fiscale in Europa: al quinto posto l’Italia, dove vi è anche una cattiva applicazione dell'IVA e tasse sulle imprese superiori alla media.

In Italia la pressione fiscale, rapporto tra entrate fiscali e Pil, nel 2013 è lievemente calata rispetto al 2012, dal 42,7% al 42,6%, ma resta superiore a quella registrata nel 2000, che era del 40,6%. Lo riferisce un rapporto Ocse che dice anche, più in dettaglio, che le entrate fiscali italiane sono costituite al 27% da proventi delle imposte sul reddito delle persone fisiche, al 7% da tasse sui profitti delle aziende, al 30% dai contributi sociali e previdenziali, al 6% dalle tasse sulla proprietà, al 26% dalle tasse sui consumi di beni e servizi e per il 4% da altri provvedimenti fiscali.

Il nostro paese è preceduto solo da Danimarca (48,8%), Francia (45%), Belgio (44,6%) e Finlandia (44%).
Un capitolo interessante del rapporto OCSE è quello riservato all’aumento IVA avvenuto in tutti i 30 Paesi considerati negli ultimi 5 anni, Italia compresa. In relazione al tasso, l’Italia si trova al dodicesimo posto ma, nonostante questo, l’IVA rappresenta solo il 13,8% del totale del prelievo fiscale italiano, rispetto al 19,5% della media OCSE (dati 2012). L’Organizzazione ha quindi analizzato l’efficacia del prelievo, che risulta per l’Italia tra le peggiori dell’intera area: 0,38 contro i 0,55 della media OCSE, sollecitando l’Italia a rivedere l’applicazione IVA, allargando il numero dei prodotti soggetti all’aliquota ordinaria e riducendo i tassi ridotti.

Sempre secondo il rapporto OSCE, l’Italia è in fondo alla graduatoria dei Paesi Ocse per la capacità del sistema di far rispettare le regole con equità, ma è virtuoso quando si parla sistema sanitario nazionale: in Italia funziona bene e costa un po' meno della media Ocse. ''Il sistema sanitario italiano - scrive il Cnel - nonostante le difficoltà legate alla fase di crisi economica e finanziaria attraversata da molti anni e le non poche aree di miglioramento su cui è possibile agire, è uno fra i sistemi più avanzati e capace di generare risultati apprezzabili, in alcuni casi eccellenti''.