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La rinascita del nuovo MUSEO EGIZIO di Torino

Dopo cinque anni di lavori lo scorso primo aprile il Museo Egizio di Torino ha aperto le porte ai suoi nuovi e ampliati spazi espositivi.

Dopo cinque anni di lavori lo scorso primo aprile il Museo Egizio di Torino ha aperto le porte ai suoi nuovi e ampliati spazi espositivi. E lo ha fatto nella maniera più innovativa e tecnologica possibile.

Per molti esperti secondo solo a quello del Cairo, il Museo Egizio rappresenta da tempo uno straordinario luogo di storia, ma con la nuova veste proiettato al futuro, un progetto avveniristico costato circa 50 milioni di euro, parte dei quali stanziati da Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo, realizzato da Isola Architetti, che mette a disposizione di visitatori provenienti da tutto il mondo, oltre 30mila reperti in una superficie di quasi 10 mila metri quadrati.

Il percorso museale. Il lungo percorso della civiltà egizia, nato dal progetto scientifico del direttore Christian Greco e da altri otto curatori, si articola su quattro piani, attraversando un arco temporale che va dal 4000 a.C. al 700 d.C..
Un viaggio attraverso le preziose collezioni, in parte antiquarie in parte provenienti da scavi archeologici che di fronte a reperti come quello della tomba di Kha e Merit, rinvenuta intatta nel 1906 nei pressi di Deir el-Medina dall'egittologo Ernesto Schiapparelli, del Canone Reale o Papiro di Torino e della Tomba di Maia, non smettono di lasciare senza fiato.
Un allestimento molto laborioso, che si è valso della collaborazione di prestigiosi musei, tra cui quelli Vaticani, il Rijksmuseum di Leida e il Louvre. La visita si conclude nelle sale del cosiddetto Statuario, ideato dallo scenografo Dante Ferretti e rimasto inalterato, che diventa una Galleria dei re degna di Champlion, lo studioso di geroglifici che lavorò a Torino nell’800.

Multimedialità è la parola d’ordine per questo nuovo “luogo egizio”.
Grazie a soluzioni di avanzata tecnologia reperti millenari prenderanno vita con ricostruzioni virtuali di alcuni contesti archeologici. Un viaggio nel tempo multisensoriale che grazie alla collaborazione con il Cnr e a preziosi documenti, è stato arricchito da ricostruzioni virtuali in 3D di scoperte straordinarie, quali la Tomba di Kha, la Tomba di Nefertari e la Cappella di Maia, tutte e tre opera di Ernesto Schiaparelli agli inizi del 900.