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Riforma APPALTI: disco verde dalla RTP, ma ... si può migliorare

La nuova legge delega licenziata dal Senato piace alle professioni tecniche che, tuttavia, puntano il dito contro alcuni nodi ancora da sciogliere. Come l’accorpamento delle stazioni appaltanti e la loro qualificazione, nonché la progettazione della Pubblica Amministrazione.

“Esprimiamo la nostra soddisfazione per l’approvazione della legge delega per l’attuazione delle nuove direttive appalti. Una riforma molto sentita ed attesa da tutte le categorie professionali dell’area tecnica. Risultano, tuttavia, ancora necessari alcuni chiarimenti su aspetti fondamentali che incidono pesantemente sull’intero sistema dei costi”.

Le professioni tecniche accolgono, dunque, con favore la riforma licenziata dal Senato, pur sottolineando gli aspetti su cui occorre far luce. “Il provvedimento – afferma Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche (RPT), nonché presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) – recepisce numerose osservazioni avanzate dalla nostra organizzazione in sede di audizione”. Un segnale importante per la RTP è rappresentato da quanto previsto in merito all’appalto integrato “viene posto un limite a tale procedura – chiosa Zambrano - che, come dimostra una recente indagine del Centro Studi del CNI, risulta meno efficiente in termini di innalzamento dei costi e di rispetto dei tempi, se rapportata all’appalto di sola esecuzione”.

Una valutazione positiva che lascia, comunque, spazio a luci ed ombre: “la riforma – dice il numero uno della RPT - presenta un aspetto, a nostro avviso, estremamente critico. Parliamo dell’accorpamento delle stazioni appaltanti e della loro qualificazione, un tema affrontato in maniera davvero poco incisiva”. Una situazione ingestibile su cui Zambrano invita a riflettere “come è possibile avere nel nostro Paese oltre 30 mila stazioni appaltanti?”. E non è l’unica nota dolente “il provvedimento non prende assolutamente in considerazione un tema di rilievo per il settore come quello della progettazione interna alle Pubbliche Amministrazioni. Proprio quella, che, secondo la stessa ricerca del Centro Studi CNI, determina, attraverso un numero spropositato di varianti, il maggior incremento dei costi rispetto a quelli definiti in fase di aggiudicazione”.