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Dall’incontro tra ArcVision Prize e WeWomenForExpo nasce CITTÀ DONNA

Il convegno, moderato da Walter Mariotti, ha visto la partecipazione di Marta Dassù, Presidente Esecutivo WE Women for Expo, della Professoressa Emanuela Casti dell’Università di Bergamo che ha presentato il progetto RIFO e di altre esponeneti al femminile del mondo della rigenerazione urbana.


#CittàDonna, il rinascimento urbano parte dalle donne. Uno sguardo nuovo nella rigenerazione delle città e dei territori.

Dall’incontro tra ArcVision Prize e WeWomenForExpo nasce una riflessione sui necessari cambiamenti dei luoghi e dei tempi delle nostre vite. Partendo dalle periferie e dalla ridefinizione del ruolo e dell’identità di territori complessi.

 

Expo Milano, 2 luglio 2015 - ArcVision Prize Women and Architecture, premio internazionale d’architettura istituito da Italcementi Group nel 2013 con l’obiettivo di promuovere le figure femminili che apportano con il proprio lavoro novità di carattere progettuale, teorico e pratico in ambito architettonico con una particolare interpretazione dei valori sociali, si è arricchito quest’anno – in occasione dell’Esposizione Universale di Milano - della collaborazione con WE-Women for Expo, un progetto di Expo Milano 2015, nato con la convinzione che la sostenibilità del Pianeta debba passare attraverso una nuova alleanza tra cibo e cultura e che le artefici di questo nuovo sguardo e nuovo patto per il futuro debbano essere le donne.

 

Da questa partnership nasce il convegno Città donna. La città ricostruita al femminile. «Grazie all’incontro tra Arcvision Prize e WeWomenForExpo – spiega Carlo Pesenti, Consigliere Delegato Italcementi, la riflessione sul futuro dell’architettura sostenibile si intreccia ancora di più con la valorizzazione del ruolo della donna nella società e con il suo punto di vista sui necessari cambiamenti dei luoghi e dei tempi delle nostre vite. Da qui parte un’idea di rigenerazione urbana e sociale delle nostre città e dei nostri territori. Non solo le donne sanno dare sentimento e sensibilità all’architettura: la loro immaginazione ci aiuta a pensare e progettare città più vivibili, più attente ai bisogni della persona, in definitiva più umane».

 

Il convegno, moderato da Walter Mariotti, ha visto la partecipazione di Marta Dassù, Presidente Esecutivo WE Women for Expo. «Credo saranno sempre di più le donne che si occuperanno delle città – ha detto -. Una città sostenibile deve avere tempo e spazio per la vita di chi la abita. Le donne sono parte fondamentale del processo di innovazione».

 

La Professoressa Emanuela Casti dell’Università di Bergamo ha presentato il progetto RIFO, sviluppato insieme a Italcementi per ripensare le città partendo dalla rigenerazione urbana: riqualificare le città, in particolare le periferie, recuperando edifici obsoleti e aree dismesse. «Un nuovo sguardo e nuovo patto, che si pone come fine una migliore qualità del vivere e dell’abitare».

 

La ridefinizione del ruolo e dell’identità di territori complessi come Milano, sono stati al centro dell’intervento di Ada Lucia De Cesaris, vicesindaco di Milano: «Lo sviluppo di una città prevede diverse tecniche, ma deve sicuramente partire dall’analisi delle esigenze del vivere e dell’abitare. Il valore aggiunto della visione femminile è la capacità di capire che la città non è una cosa astratta e che le scelte di noi amministratori incidono sulla vita delle persone».

 

 

L’architetto Luisa Fontana, finalista della prima edizione di arcVision Prize Women and Architecture, ha sottolineato il contributo che le donne possono dare allo sviluppo delle città: «Noi dobbiamo trovare il coraggio di rivoluzionare i modelli. Oggi è più che mai necessario avere un approccio e una sensibilità diversi rispetto al mondo. Da progettista sento l’esigenza di partire dai bisogni veri, anche delle fasce deboli, in particolare quando si progettano spazi pubblici».

 

L’avvocato Claudia Parzani ha ampliato il dibattito alle distorsioni causate da un modello prevalentemente maschile nella progettazione delle città, che si traduce in un paesaggio urbano che marginalizza o non prende in giusta considerazione le esigenze di categorie diverse di cittadini: «A volte mi capita di chiudere gli occhi e chiedermi come vedo la città. Milano è una città “maschile”. Le donne non hanno ancora accesso a molte opportunità. Fortunatamente, le quote di genere hanno dato la possibilità alle donne di essere visibili, portando l’Italia a essere un vero e proprio modello. Per completare il percorso, dovremmo riflettere su cosa vogliamo diventare domani».

 

Per le donne e non femminili” è la scelta rivendicata da Daniela Hamaui, direttrice di D, il settimanale femminile de La Repubblica. «Quando la donna arriva al potere, tende a essere “overperforming”. Noi donne dovremmo imparare a gestire il potere, creando una leadership diversa e ridisegnando le città partendo da una cultura al femminile».

 

Samia Nkrumah, componente della giuria arcVision Prize e Ambassador WE Women for Expo, anche alla luce della sua esperienza come prima leader femminile di un partito politico in Ghana ha raccontato con le sue parole le leve necessarie per un cambiamento. «Bisogna impegnarsi per la felicità delle persone che vivono nelle città, creando ricchezza e benessere. In ogni cambiamento forte le donne sono presenti, ma occorre che accrescano sempre più la loro capacità di decidere».

 

Anche Maria Luisa Agnese, tra le autrici anche del blog collettivo al femminile “La 27esima ora” ha sottolineato l’importanza di partire anche da piccoli progetti, senza preconcetti. «Le quote rosa, per esempio, all’inizio non piacevano a nessuno, ma ora sono diventate “smart”. L’importante è avere una visione».

 

Alle 17, presso Casa Corriere a EXPO, Luisa Fontana e Samia Nkrumah sono proseguite le loro riflessioni sui temi discussi nel convegno, nel corso di una intervista condotta da Maria Luisa Agnese.