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Satelliti e ricevitori Gps per monitorare le deformazioni dei Campi Flegrei

I dati acquisiti dai satelliti e dai ricevitori Gps della rete di sensori presenti nell’area dei Campi Flegrei servono per monitorare le deformazioni della superficie terrestre e conoscere, in tempo reale, l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera. Si tratta della nuova tecnica di monitoraggio messa a punto da un team di ricercatori dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con l’obiettivo di comprendere meglio i fenomeni di sollevamento avvenuti in questi ultimi anni ai Campi Flegrei.

I dati acquisiti dai satelliti e dai ricevitori Gps della rete di sensori presenti nell’area dei Campi Flegrei servono per monitorare le deformazioni della superficie terrestre e conoscere, in tempo reale, l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera. Si tratta della nuova tecnica di monitoraggio messa a punto da un team di ricercatori dell'Osservatorio Vesuviano dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, con l’obiettivo di comprendere meglio i fenomeni di sollevamento avvenuti in questi ultimi anni ai Campi Flegrei.
 
Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports di questa settimana. Grazie ai dati acquisiti dai satelliti Cosmo-SkyMed, dotati di sistemi radar, e dai ricevitori Gps della rete di sorveglianza geodetica di Ingv-Ov composta da ben 14 sensori sparsi nell’area dei Campi Flegrei, i ricercatori hanno potuto studiare le deformazioni, anche millimetriche, della superficie terrestre e conoscere così l’andamento del sollevamento del suolo all’interno della caldera, il cosiddetto fenomeno di bradisismo.
 
In tempi recenti, precisamente nel 1969-72 e nel 1982-84, si sono verificate due crisi bradisismiche, accompagnate da attività sismica, che hanno portato a un sollevamento del suolo complessivo di circa 3,50m. Durante la prima delle due crisi si registrò un sollevamento del suolo di circa 1,70m, al quale seguì una lenta subsidenza fino al 1982. Fra il 1982 e il 1984 si ebbe un nuovo sollevamento del suolo di 1,80m accompagnato da circa 10mila terremoti, il maggiore dei quali avvenne il 4 ottobre 1983 e fu di magnitudo 4.2.
 
Dal 1985 il suolo ha ripreso ad abbassarsi, sebbene con periodi di sollevamento più brevi e di minore entità. Questi periodi sono puntualmente accompagnati da sciami sismici, l’ultimo dei quali si è registrato nel giugno del 2010.
 
A fine 2012, sulla base dei dati del monitoraggio e delle valutazioni della Commissione Nazionale Grandi Rischi, il Dipartimento della Protezione Civile ha deciso di innalzare il livello di allerta da “base” ad “attenzione”. Sul vulcano è stata registrata infatti la variazione di alcuni parametri relativi alla sismicità, alle deformazioni del suolo e alle caratteristiche fisico-chimiche delle fumarole. Ciò ha comportato l’implementazione del sistema di monitoraggio a terra e sul fondale marino.
 
In questo senso, i nuovi strumenti di monitoraggio e le nuove metodologie di anali messi a punto da Ingv e Cnr potranno fornire uno strumento utile ad affrontare eventuali future crisi vulcaniche ai Campi Flegrei.
 
Veronica Tretter