Ingegneria Strutturale
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E' mancato il Prof. Piero Pozzati, ingegneria strutturale in lutto

Con grande dolore comunico la notizia che è mancato il Prof. Piero Pozzati, professore emerito di Tecnica delle Costruzioni, pilastro dell'ingegneria italiana. Fu anche indimenticabile Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici  per il biennio 1992 – ‘94.

Su Ingenio a lui volli dedicare il mio primo editoriale con cui nasceva la rivista e volli pubblicare la sua ultima lezione, ancora oggi attualissima

Ho avuto la fortuna di conoscerlo al termine della sua carriera, e ha lasciato in me ricordi inestirpabili. Pur io essendo ingegnere chimico non ho potuto non comprarmi suoi famosi volumi di Tecnica, orgoglio della mia biblioteca.

Per ricordarlo ho deciso di utilizzare le motivazioni che l'ing. Marcello Mauro scrisse quando nel 2009 gli fu assegnata la Medaglia di Socio Onorario dell’Associazione AICAP.

Andrea Dari

CHI ERA PIERO POZZATI


A Piero Pozzati

Tratteggiare, sia pure in estrema sintesi, l’attività scientifica, didattica e culturale del Prof. Piero Pozzati, significa rivedere in filigrana, attraverso il percorso intellettuale di una personalità eccezionale, lo svolgersi della vicenda storica nazionale dal dopoguerra ad oggi, dalla ricostruzione all’industrializzazione, dall’affermarsi del settore terziario alla rivoluzione tecnologica dei nostri tempi.

La modernizzazione del Paese si è avvalsa dei progressi delle discipline tecniche e queste hanno avuto impulso dalla crescita sociale ed economica. In tale contesto, l’Ingegneria Civile ha avuto un ruolo decisivo, rispondendo alla sempre crescente domanda di nuove opere e di infrastrutture rendendo disponibili ed operative le nuove conoscenze e i prodotti dell’evoluzione tecnologica.

Ed è nel settore disciplinare dell’Ingegneria delle Strutture che il Prof. Pozzati esprime la Sua produzione scientifica, splendidamente feconda e sviluppatasi senza soluzione di continuità dal 1946 ad oggi, alimentata da vasta ed elevata dottrina, costantemente rivolta a perseguire finalità di concretezza e quindi a fornire agli ingegneri soluzioni praticabili ed efficaci per risolvere problematiche tecniche ostiche e fino a quel momento praticamente inaccessibili.

Questo è anche il segno caratteristico del Suo impegno scientifico che qualifica il Suo insegnamento, tenuto pressoché ininterrottamente per quarantacinque anni presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Bologna, dove si laurea in ingegneria civile nel dicembre del 1945 con il prof. Odone Belluzzi, con il massimo dei voti e con lode.

Il Suo percorso universitario è particolarmente brillante, nonostante le difficoltà dei tempi. Assistente presso l’Istituto di Scienza delle Costruzioni subito dopo la laurea, nel 1946, già nel 1949 consegue la libera docenza in Scienza delle Costruzioni. Nello stesso anno assume l’incarico di professore di Costruzioni in Legno, Ferro e Cemento Armato. Nel 1954 vince, primo ternato, il concorso alla cattedra di Tecnica delle Costruzioni bandito dal Politecnico di Torino, ma dopo solo un anno è richiamato per trasferimento a Bologna a ricoprire la cattedra di Tecnica delle Costruzioni. Successivamente, assumerà la funzione di Direttore dell’Istituto di Tecnica delle Costruzioni.

Contemporaneamente all’insegnamento di titolarità, è chiamato a svolgere il corso di Lastre Piane e Curve presso la Scuola di Specializzazione per le Costruzioni di Cemento Armato del Politecnico di Milano e il corso di Costruzioni di Ponti nella stessa Università di Bologna.

Autore di quttro volumi sulla Teoria e Tecnica delle Strutture, è componente dell’Accademia delle Scienze dell‘Istituto di Scienza, Lettere ed Arti di Bologna, è membro corrispondente dell’Accademia Nacional de Ingenieria di Buenos Aires ed ha ricevuto la medaglia d’oro del Ministero della Pubblica Istruzione per “Benemerenze nella Scuola, nella Cultura e nell’Arte”.

Conclusa nel 1992 la attività didattica ufficiale, nel 1997 è nominato Professore Emerito e nel 2001 tiene un corso di Etica Ambientale presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia.

Le Sue prime pubblicazioni iniziano nel 1946, subito dopo la laurea, e testimoniano l’intento di rendere praticabile - senza tuttavia perdere di rigore - il calcolo, ancora manuale, delle tipologie strutturali ricorrenti e di quelle più complesse, in quell’epoca di intenso sviluppo della tecnica del cemento armato: i telai, le lastre variamente vincolate e comunque caricate, i solai a fungo, le travi e le piastre su terreno elastico, le lastre curve, le strutture precompresse.

Quasi in simbiotico parallelismo alla ricerca scientifica si colloca una attività progettuale caratterizzata da soluzioni strutturali ardite e suggestive, ancorché di ingegnosa semplicità, quale ad esempio il trampolino olimpico per salti con sci a Cortina d’Ampezzo e l’ampliamento dello Stadio comunale di Bologna.

In rapporto con i sempre nuovi problemi tecnici posti dall’evoluzione tecnologica, il Suo interesse scientifico si appunta sullo studio del comportamento di una vasta gamma di strutture speciali, di opere marittime, così come sull’analisi delle azioni sismiche sulle strutture, sulla genesi, l’impostazione e le finalità delle norme, sulla stessa filosofia, cioè, delle norme.

Nella prolusione da Lui tenuta nel 1987, su richiesta del Senato Accademico, per l’inaugurazione del novecentesimo anno accademico dell’Università di Bologna, vengono per la prima volta esposte le Sue riflessioni sulle responsabilità etiche della tecnica, ulteriormente approfondite e condensate nella sua ultima lezione, incentrata sulla “ proliferazione delle normative e tecnicismo”.

Attraversando con grande sensibilità e spirito creativi i diversi momenti storici, l’attività intellettuale e professionale del Prof. Pozzati si caratterizza anche - quale felice peculiarità di un impegno scientifico e culturale ereditato dal suo illustre Maestro - per il profondo senso del dovere e della responsabilità del suo Ufficio, responsabilità rivolta in primo luogo alla formazione delle nuove generazioni di ingegneri, ma che progressivamente si estende - in relazione alla tumultuosa diffusione della “civiltà della tecnica” - al delicatissimo tema delle possibili ricadute delle attività dell’uomo sull’ambiente e sulla vita.

Questa tematica comincia ad essere sistematicamente trattata dapprima nelle Sue lezioni di “etica ambientale”, insegnamento da Lui fortemente voluto ma scarsamente risonante in un ambiente universitario spesso sordo ed apatico; successivamente questo filone culturale viene sviluppato con ampiezza di visione storico-filosofica, nel volume “Verso la cultura della responsabilità - Ambiente, tecnica, etica”, pubblicato nel giugno 2007. E’ questo un libro eccezionalmente singolare nel panorama della letteratura scientifica. Appassionante come un romanzo e rigoroso come un trattato; fondamentale per conoscere, comprendere e misurare le conseguenze ambientali dei nostri attuali modi di produzione e  stili di vita.

Vengono illustrate con chiarezza espositiva ed efficacia sintetica, “da ingegnere”, i complessi meccanismi fisici ed antropici alla base delle diverse emergenze ambientali: incremento demografico, riscaldamento globale e destabilizzazione climatica, emissioni inquinanti ed effetto serra, modificazioni degli assetti energetici globali, riduzione delle disponibilità di acqua dolce.

Attraverso un approfondito excursus del pensiero scientifico occidentale, dalla rivoluzione industriale dell’800 ad oggi, sono posti in luce gli effetti dell’integrazione delle applicazioni tecnologiche nella società e nell’economia, con i conseguenti gravissimi rischi per l’ecosistema; rispetto ai quali c’è da opporre un solo rimedio: la cultura della responsabilità.

E’ questa la sostanza del principio etico di responsabilità, fortemente richiamato dal Prof. Pozzati: esso si pone come necessaria stella polare di chiunque oggi operi nel campo della tecnica, e quindi, in primis, degli ingegneri.

Si tratta cioè del dovere di valutare preventivamente gli effetti che sull’ambiente e sull’uomo - e quindi sulla vita - possono avere le applicazioni di una tecnica che ormai si sviluppa in un continuo e inarrestabile divenire, quasi obbedendo automaticamente ad un intrinseco codice genetico che, lasciato agire liberamente, sembra sfuggire ad ogni successiva possibilità di controllo e non rispondere ad alcuna forma di responsabilità.

Cosicché all’Ingegnere, reso consapevole e responsabile della sua attività, capita, nella sua quotidiana esperienza professionale, di ricondursi idealmente al pensiero e all’insegnamento del prof. Pozzati, proprio attraverso l’acquisita coscienza del delicato rapporto tra applicazioni della tecnica e responsabilità, rapporto dialettico che può trovare nella prassi una feconda sintesi solamente attraverso la mediazione dell’etica, e sempre sul presupposto di una qualificata personale competenza professionale.

Si accennava prima di come l’attività del prof. Pozzati si sia intrecciata con i momenti salienti della vicenda nazionale.
Un coinvolgimenti diretto è accaduto allorquando le traversie di un momento storico particolarmente critico e convulso della vita del nostro Paese, hanno determinato la necessità di ripristinare l’autorevolezza dello Stato ed hanno imposto la necessità di porre al vertice di delicate Istituzioni personalità di sicura ed indiscussa caratura intellettuale e morale.
E’ in conseguenza di questo obbiettivo stato di emergenza, anche morale, che il Prof. Pozzati è stato chiamato, per il biennio 1992 – ‘94, ad assumere l’incarico di Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici in una situazione generale di gravissima crisi, contraddistinta da pesanti ripercussioni proprio nel settore dei lavori pubblici.

Nell’esercizio di questo nuovo ed inaspettato compito, mostrando ineguagliabili doti di equilibrio, saggezza lungimiranza e determinazione, Egli ha guidato il Consiglio Superiore verso i più alti livelli di prestigio, propri dei momenti migliori della lunghissima tradizione di questo Organismo, voluto e costituito con eccezionale lungimiranza nel 1859 da Cavour per soddisfare l’esigenza del costituendo Stato unitario di disporre di un proprio massimo Organo tecnico in vista dell’enorme opera di infrastrutturazione del territorio, indispensabile per realizzare l’ unificazione fisica e politica della nuova Nazione.

In ideale continuità con questa genesi storica, grazie al prestigio ed all’impegno del Prof. Pozzati, nel corso della Sua Presidenza veniva concepita e varata la nuova Legge Quadro sui lavori pubblici, imperniata sulla scelta valoriale della centralità del progetto e quindi della qualità integrale del processo costruttivo, degli operatori (Committenza, Progettista, Impresa, Maestranze, Direzione Lavori, Collaudatori), dei materiali, prodotti, processi e sistemi costruttivi impiegati nella costruzione.

All’interno di questo contesto, la Legge riaffermava, e tutt’ora riafferma, per il Consiglio Superiore, la natura di massimo organo tecnico-consultivo dello Stato, garantendone “la piena autonomia funzionale e organizzativa, nonché l’indipendenza di giudizio e di valutazione”.

Dichiarazione questa apparentemente rituale nella forma quanto preziosa nella sostanza, perché attribuisce espressamente e giuridicamente al Consiglio Superiore la dignità di una alta funzione di garanzia che ha valore anche di riconoscimento della funzione sociale dei tecnici: attestazione quanto mai rara in una società nella quale culturalmente prevale la formazione giuridico-amministrativa rispetto a quella scientifica.

Va anche ricordato che sotto la presidenza del prof. Pozzati è stata impostato e varato il primo recepimento nella normativa tecnica nazionale degli Eurocodici EC2 ed EC3: operazione in lui fortemente ispirata dal proposito di contribuire anche per tale verso all’unione dell’Europa ed attuata seguendo il metodo “ popperiano” di un ampio e aperto confronto fra i diversi punti di vista allora esistenti sulla questione.

Del resto appartiene alla Scuola ed alla formazione culturale del prof. Pozzati favorire la discussione pacata e produttiva, attraverso la quale si possono ponderare tutti gli aspetti delle questioni e pervenire ad una conoscenza delle cose che si avvicini alla verità.

Questa attitudine alla condivisione ed all’approfondimento comunitario è alla base della Sua convinta partecipazione alla costituzione dell’AICAP, Associazione alla quale ha attivamente collaborato, facendo continuativamente parte del suo Consiglio Direttivo dal 1972 fino al 2008, quando, con parole di grande significato morale e carica emotiva, ha rimesso il suo mandato di Consigliere per motivi di salute.

Per questi motivi e come doveroso riconoscimento dei suoi meriti, l’AICAP oggi conferisce al Prof. Pozzati la qualifica di Socio Onorario, e con grande emozione a Lui esprimo, personalmente e a nome del Consiglio Direttivo e di tutta l’Associazione, sentimenti profondi di rispetto, gratitudine, ammirazione e sincero affetto.

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