Data Pubblicazione:

Il declino: perchè crollano i muri in un Paese in cui non frega una cippa dei professionisti

A Pompei quando non si soddisfano le richieste dei sindacati … cadono i muri. Ovviamente non si tratta di un problema di "progettazione sismica” o di mancato “restauro strutturale”. La denuncia è oggi sul corriere della sera, a firma di Massimo Osanna, soprintendente del sito archeologico patrimonio dell’Unesco. Cosa succede ? "Quando non esaudisco queste richieste che non hanno basi sindacali, loro si vendicano. La maggior parte delle volte indicono assemblee negli orari di apertura degli Scavi per bloccare l’ingresso dei turisti” … e non basta … "È crollato il muro di una domus, in una zona che non poteva essere ripresa dalle telecamere di sorveglianza, ma che i turisti potevano vedere bene perché in una zona molto centrale”.
Un’accusa grave, che se confermata evidenzia una situazione di inciviltà malavitosa davvero incredibile. (LINK articolo)

Vorrei però aggiungere una considerazione personale. Se per i luoghi di interesse culturale si smettesse di assumere persone con skill che non hanno nulla a che vedere il mondo della cultura, spesso con infiltrazioni clientelari o nepotistiche, forse potremmo evitare queste situazioni, forse potremmo migliorare la conservazione di questi beni, forse potremmo valorizzare il rapporto con il visitatore.
Quante volte siamo andati in un museo visitando delle sale con opere molto interessanti senza avere qualcuno che potesse spiegarci cosa era esposto. All’angolo della stanza vediamo però persone stravaccate in sedie (spesso scomode) con l’occhio distratto e appisolato, con il compito di “sovrintendere alla sicurezza della sala”. Ovvero, mi par giusto sottolineare che questo sovrintendere non richieda fisici da guardia del corpo, o particolari doti atletiche.

In questi casi mi chiedo allora perchè non hanno assunto un laureato in conservazione dei beni culturali. Probabilmente la persona starebbe più attenta e interessata, potrebbe svolgere un servizio di informazione, e avrebbe un rapporto più attendo e appassionato con il compito che deve svolgere. Di certo, solo per amor di professione, non andrebbe mai a danneggiare una delle opere esposte solo per un problema sindacale.

E’ questo che dovremmo utilizzare nel nostro Paese per tornare a farlo funzionare, l'“amor di professione”, quella spinta che nasce dal cuore e non dalla testa e spinge migliaia di nostri giovani a sfidare i corsi di laurea e, successivamente, di specializzazione più complessi e difficili per poter poi operare nel campo di loro passione. E’ un ragionamento che ovviamente possiamo estendere a ogni professione: ingegneri, architetti, archeologi, …

Ma l’”amor di professione” va coltivato, rispettato e valorizzato.

L'Amor di Professione

Perché quando si riempiono i nostri musei e parchi archelogici di figure senza arte ne parte non stiamo coltivando e valorizzando l’amor di professione. Perché quando consentiamo a un grafico che ha fatto un breve corso di approfondimento di poter rilasciare una certificazione energetica non coltiviamo o valorizziamo l’amor di professione. Perché quando chiediamo a dei professionisti volontari un certificato di qualificazione per poter intervenire sull’area del terremoto, costringendoli quindi a pagarsi un corso, per poi fare dopo 3 mesi tana libera tutti e si toglie il requisito ... non coltiviamo o valorizziamo l’amor di professione. Perché quando paragoniamo un professionista a una lavatrice come ha fatto la Marcegaglia nel suo ultimo discorso da Presidente di Confindustria e poi aboliamo le tariffe minime professionali … non coltiviamo o valorizziamo l’amor di professione.

D’altronde abbiamo un Medico come Ministro delle Infrastrutture, un diplomato come Ministro della Giustizia, una diplomata come Ministro della Sanità, un perito agrario come Ministro del Lavoro, una diplomata magistrale (4 anni) come Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, una Laureata in lettere come Ministro della Difesa … e questo fa già ben capire quale sia l’attenzione che il nostre Paese dedica alla Professione (ovviamente non sto mettendo in dubbio che siano persone capacissime, ma la congruità tra percorso di vita e incarico). Gli stessi rappresentanti dell’opposizione sono un diplomato (Lega), una diplomata (Flli d’Italia), un ragioniere e un diplomato (Movimento 5 Stelle). Ripeto, non che la Laurea sia una condizione necessaria/sufficiente per essere un figura in grado di guidare un paese, non che un medico non possa gestire le infrastrutture italiane … ma di sicuro così non coltiviamo o valorizziamo l’amor di professione.

Nota:  imperdibile la parodia di una nota pubbllicità sull'incrocio di ruoli:  LINK  VIDEO

Su chi si appresterà velocemente a contestare queste mie riflessioni ricordandomi che Steve Jobs e Steve Wozniak non erano laureati, vorrei ricordare che prima di tutto non tutti hanno le doti di Steve Jobs e Steve Wozniak, e che sicuramente avevano una grande passione per quello che facevano. Ripeto la Laurea non è condizione ne necessaria ne sufficiente … ma è un "valore da volorizzare". Altrimenti passa il messaggio che l'unico modo per aver successo nel futuro è quello di fare il portaborse in politica o aprire una start up nei garage.

Coltivare l’ “amor di professione” significa dare un senso alle passioni, ai percorsi professionali che hanno portato le persone - spesso con grandi sacrifici, anche delle famiglie, a costruirsi uno skill qualificato.

Quindi fare progettare le strutture a chi ha le specifiche competenze, anche scolastiche, per farlo, far progettare l’aspetto delle nostre città a chi ha le specifiche competenze, anche scolastiche, per farlo, far operare all’interno delle strutture culturali a chi ha le specifiche competenze, anche scolastiche, per farlo, far classificare l’efficienza energetica di un edificio a chi ha le specifiche competenze, anche scolastiche, per farlo, far gestire la programmazione urbanistica delle città o delle aree non cittadine, a chi ha le specifiche competenze, anche scolastiche, per farlo ...

Abbiamo quindi un Paese in cui si assumono figure senza arte ne parte e in cui si costringono i professionisti a diventare liberi professionisti, un esercito di partite Iva che come scrisse in un bellissimo articolo sul Corriere della sera un trentenne “Io, giovane architetto, solo doveri e nessun diritto

Che fare quindi: o allargare i cessi per evitare di sporcare il bagno dopo il quotidiano vomito a cui siamo costretti, o cambiare rotta.

Per chiudere suggerisco la lettura di due libri:
> il primo scritto a quattro mani da Bruno Bordignon e Giacomo Maria Elias "Elogio dell’incompetenza”
> il secondo è "L'avvento della meritocrazia” di Michael Young, un libro pubblicato con la collana culturale voluta da Olivetti