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Braga, Anidis: occorre rendere obbligatoria la valutazione della vulnerabilità sismica degli edifici

il commento del Professor Franco Braga, Presidente dell’ANIDIS, l’Associazione Nazionale Italiana di Ingegneria Sismica sul terremoto del Centro italia

Molti i commenti del mondo scientifico e accademico sugli eventi del terremoto di Amatrice.
 
Di seguito riportiamo quello del Professor Franco Braga, Presidente dell’ANIDIS, l’Associazione Nazionale Italiana di Ingegneria Sismica, impegnata da sempre a promuovere, incoraggiare e diffondere in Italia la cultura riguardante i problemi sismici.
 

 
Come detto tante volte in passato, e ribadito anche in occasione del convegno ANIDIS tenutosi all’Aquila lo scorso anno, il problema della valutazione e riduzione del rischio simico del costruito deve essere affrontato, necessariamente e urgentemente.
 
Solo così si potrà evitare, almeno in un futuro comunque non tanto prossimo, il ripetersi delle situazioni già viste recentemente all’Aquila, in Emilia e ad Amatrice.
 
Premesso infatti che tutta l’Italia è soggetta al sisma è che il sisma, allo stato attuale delle conoscenze non è prevedibile, l’unico modo per ridurre i danni sismici a persone e cose è ridurre la significativa vulnerabilità sismica del patrimonio edilizio e delle infrastrutture esistenti.
 
Occorre dunque che la vulnerabilità sismica delle costruzioni e delle infrastrutture esistenti venga valutata in modo generalizzato e obbligatorio, secondo procedure condivise e consolidate, così che l’intera cittadinanza prenda coscienza del problema e della sua reale entità.
 
Il problema, peraltro, è di dimensioni tali (si stima in centinaia di miliardi di euro la cifra necessaria per risolverlo) da non poter essere affrontato solo con fondi pubblici. Al riguardo occorre comunque segnalare che il non averlo, almeno sino ad oggi, affrontato è costato al paese, dal terremoto del Friuli del 1976 in poi, tra i cento e i duecento miliardi di euro di spese di ricostruzione, senza contare i danni sociali legati ai morti e ai feriti.
 
È dunque necessario che, presa coscienza della entità della vulnerabilità sismica dell’esistente e delle conseguenze cui tale entità porterebbe in caso di sisma, i singoli proprietari e gestori si attivino per intervenire. Tale operazione potrebbe essere incentivata, a livello statale, con defiscalizzazioni e incentivi analoghi a quelli già adottati nel caso del risparmio energetico, eventualmente circoscrivendoli alle zone a più alta pericolosità sismica e a più alta vulnerabilità del costruito, ossia, in sintesi, a più alto rischio sismico.
 

L’operazione, anche intraprendendola subito e perseguendola con determinazione, per dirsi felicemente conclusa necessiterà almeno di un paio di decenni.