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Laorte: per una ricostruzione efficace c’è bisogno di un modello organizzativo efficiente

Sulla questione della ricostruzione riportiamo qualche considerazione del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ascoli Piceno, l’ing. Michele Laorte che assieme ai colleghi, all’IPE e al CNI stanno mettendo a disposizione tutte le loro competenze al servizio del Protezione Civile.

All’indomani dell’evento sismico dello scorso 24 agosto la priorità è stata quella di soccorrere tutte le persone rimaste sotto le macerie e offrire loro un alloggio temporaneo e sicuro. Ma non c’è tempo da perdere e occorre pensare già al dopo per dare una speranza a chi, in questo tragico evento, ha perso tutto.
 
Sulla questione della ricostruzione riportiamo qualche considerazione del Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Ascoli Piceno, l’ing. Michele Laorte che assieme ai colleghi, all’IPE e al CNI stanno mettendo a disposizione tutte le loro competenze al servizio della Protezione Civile.
 
Vorrei buttare lo sguardo avanti per provare a dare sin da subito un supporto a chi deve organizzare la fase di prima emergenza per la messa in sicurezza ed anche per partire con la prima fase della ricostruzione cosiddetta leggera a cui seguirà l’attività di riabilitazione e/o ricostruzione dei fabbricati danneggiati.
 
La prima considerazione che faccio riguarda le esperienze pregresse così come sempre si fa ed è giusto fare. In questo caso, a differenza del passato, le esperienze pregresse sono ancora in atto e se ne possono cogliere chiaramente gli aspetti sia positivi che negativi. 
L'approccio deve essere critico e le valutazioni conseguenti devono far tesoro di quanto esse ci raccontano. Il mio personale punto di vista, oltre che di Presidente dell'Ordine, è anche quello di professionista che ha operato nel terremoto Umbria Marche 1997 ed ora in quello Emilia 2012 avendo vissuto soltanto di riflesso quello dell'aquila 2009.
 
Oltre a tutte le vicende tecniche che ogni sisma ci racconta ed alla letteratura tecnica che si genera dallo studio degli effetti che il sisma ha prodotto, per quello che riguarda le esigenze della popolazione colpita e del Paese tutto, gli elementi essenziali, di assoluta priorità, sono la rapidità di azione che non può comunque essere slegata dalla qualità degli interventi e dal contenimento dei costi per la socialità.
 
E’ ovvio che se penso al sisma del 1997, essendo il ricordo ormai lontano, rimangono tutte le cose positive, perché le traversie amministrative si tendono a dimenticare per un normale meccanismo di difesa.
 
Se invece provo a pensare al sisma Emilia del 2012, ho ancora fresche nella memoria e sulle spalle, una serie di difficoltà operative nella gestione, soprattutto amministrativa, delle pratiche che seppur gestite nella forma "digitale", risentono di un percorso farraginoso e strutturalmente in parte disordinato. Sono assolutamente convinto che con una macchina organizzativa migliore il processo di ricostruzione sarebbe molto più avanti.
 
Ecco, per una ricostruzione efficace c’è bisogno di un modello organizzativo efficiente, doveognuno eserciti il suo ruolo con determinazione e competenza.
La Pubblica Amministrazione deve essere capace di guardare ai suoi compiti e definire un modello di emergenza attivo e competente per dare le risposte che i cittadini si attendono.
 
In questo quadro, un ruolo obbligato giocano i professionisti delle professioni tecniche, tutte, che sono gli attori al fianco dei cittadini.
In questo sistema è importante che i professionisti siano messi in condizioni di agire con poche regole e semplici, di integrare la parte tecnica dei progetti che redigono abitualmente con una parte economico amministrativa, esente da fronzoli ma rigorosa per ogni verifica.
 
Per raggiungere questo obiettivo, gli Ordini professionali si candidano autorevolmente per affiancare il Commissario straordinario, nella stesura del progetto organizzativo e nella formazione dei professionisti per quanto attiene alla specificità delle procedure amministrative da espletare.
E’ necessario, però, che anche lo svolgimento delle funzioni tecniche,all’interno delle amministrazioni comunali e regionali di riferimento, avvenga prendendo atto del momento di straordinarietà in cui si agisce e quindi con una corretta valutazione delle forze in campo e delle loro competenze.
 
Per dare un esempio, il modello RER-Invitalia ha mostrato evidenti lacune in fase operativa ed andrebbe rivisto prima di essere proposto tal quale. Vale la pena di evidenziare che, se per l’emergenza, il modello organizzativo, Protezione Civile Nazionale - Consiglio Nazionale Ingegneri ha già funzionato e sta funzionando, ci piacerebbe ipotizzare un’analoga sinergia tra il Commissario straordinario e le Regioni interessate ed il Consiglio Nazionale Ingegneri magari attraverso ordini e federazioni regionali. Essenziale appare agire preventivamente e non apportare innumerevoli correzioni in corso di svolgimento della fase di ricostruzione.