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Le richieste di INARSIND al Governo Monti sul tema della "Riforma delle professioni"

Salvatore Garofalo, presidente INARSIND, illustra le posizioni del Sindacato in relazione alle novità introdotte per la categoria con i recenti provvedimenti previsti dal Governo in tema di società tra professionisti, liberalizzazioni, tariffe minime, giovani liberi professionisti e previdenza.

Presidente, un recente provvedimento nella Legge 12-11-2011, n. 183 (Legge di Stabilità 2012) ha introdotto delle novità in materia di società tra professionisti, con l’ingresso dei soci di capitale negli studi professionali. C’è il rischio che questo possa compromettere l’autonomia della Libera Professione? Qual è la posizione di INARSIND a riguardo?
Inarsind non è in linea di principio contraria all’ingresso del capitale nelle società tra professionisti purché i professionisti rappresentino la maggioranza del capitale per garantire la caratteristica principale della loro attività che è l’autonomia, quindi il 49% rappresenta per noi un limite invalicabile. A chi è assolutamente contrario bisogna ricordare che architetti e ingegneri hanno già le “società di ingegneria” della legge Merloni che sono delle vere e proprie società di capitali senza alcuna limitazione, se non quella di avere un direttore tecnico architetto o ingegnere. Queste società operano da diversi anni ma la loro definizione non induce ad interpretazioni errate come, a mio avviso, nel caso di società tra professionisti potrebbe avvenire.

Tra i provvedimenti previsti dal Governo nei prossimi mesi c’è anche un intervento di riforma del sistema ordinistico che comporterà l’eliminazione delle tariffe, l’imposizione di un limite temporale al tirocinio, un’assicurazione obbligatoria, il costo delle prestazioni professionali fissato liberamente tra professionista e cliente, ecc. Quali scenari possono configurare questi provvedimenti nel settore delle opere private e in quello dei Lavori Pubblici?
Le liberalizzazioni previste dal Governo Monti nella sostanza non modificano il lavoro dei “veri liberi professionisti tecnici”, visto che ad oggi il tirocinio non è neppure previsto, che quasi nessuno pensa di intraprendere un lavoro senza un disciplinare o un preventivo scritto che stabilisca le prestazioni, l’onorario e le modalità di pagamento e che l’assicurazione è di fatto una necessità per l’esercizio di qualunque professione organizzata. Va rilevato però che questi nuovi obblighi costituiscono un ulteriore ostacolo per i giovani che, all’inizio della loro carriera, non hanno spesso la capacità di imporsi con il committente sotto l’aspetto economico, rischiano di subire un tirocinio senza un “equo compenso” e si trovano ad affrontare, con un modestissimo giro d’affari, l’ulteriore costo di una assicurazione. Ecco perché Inarsind sta predisponendo le richieste per una necessaria e decisa azione di supporto almeno verso i giovani professionisti che per i primi 5 anni dovrebbero essere supportati da cospicue agevolazioni economiche. Inoltre l’eliminazione delle tariffe, anche solo come riferimento non consente alle Amministrazioni di stabilire a priori, neanche in forma presuntiva, i costi completi dell’opera lasciando ai singoli uffici tecnici l’onere (discrezionale?) di stabilire le competenze fra l’altro senza l’obbligo di alcun criterio di qualità delle prestazioni da rendere. In sostanza si creano i presupposti di uno scenario di un mercato allo sbando che per sua natura ha necessità di riferimenti validi per tutti anche per evitare potenziali abusi.

Quali conseguenze potranno avere invece questi nuovi obblighi per i giovani liberi professionisti? Giovano alla causa del cosiddetto popolo delle Partite IVA?

Con le modifiche previste i giovani rischiano di essere espulsi dal mercato professionale o addirittura, per i nuovi arrivati, non entrarvi, vista la crisi economica generalizzata che ha ridotto drasticamente negli ultimi anni fatturati e le opportunità di lavoro. Stiamo rischiando di bruciare una intera generazione di professionisti tecnici nell’indifferenza generale. Per quanto riguarda il popolo delle partite IVA monocliente da questi nuovi obblighi non avranno alcun beneficio anzi solo ulteriori incombenze con una possibile riduzione del loro modestissimo margine. Diciamo però senza ipocrisia che il problema delle partite IVA è drammatico a prescindere dagli ultimi provvedimenti del Governo. Questa strana forma di lavoro dipendente, che non riguarda solo i professionisti tecnici, è frutto dell’alto costo del lavoro in Italia per cui Aziende e, purtroppo, anche colleghi ricorrono spesso ad una falsa prestazione professionale quando hanno bisogno di un dipendente. Questa situazione è inaccettabile perché ha creato una nuova specie di lavoro nero. Infatti le partite IVA monocliente non sono assolutamente tutelate, il collega può essere licenziato in tronco, non ha nessuno dei diritti dei veri dipendenti (ferie, malattie, liquidazioni, ecc.) mentre ne ha tutti gli obblighi. In genere il pagamento è davvero modesto (800/1000 euro lorde al mese che corrispondo ad un netto mensile di circa 500 euro), altro che articolo 18! Il fenomeno inoltre “disturba” fortemente il mercato delle gare di architettura e ingegneria consentendo ribassi assurdi fino all’85%. Si pensi che chi opera correttamente ha un costo per un collaboratore diplomato di circa 3000 euro/mese, cioè tre volte quello di una “partita IVA laureata” e quindi non può permettersi ribassi inverosimili e non congrui con le ore di lavoro effettivamente necessarie. È urgente intervenire già nella riforma del lavoro evitando il perpetrarsi del fenomeno con controlli seri e imponendo il calcolo delle ore di architettura e ingegneria nelle gare e che a queste non si applichi il ribasso e agevolando le assunzioni dei giovani professionisti. Inoltre gli Ordini devono considerare questo tipo di “prestazione” violazione del codice deontologico visto che si parla di rapporti fra colleghi.

Quali sono le valutazioni di INARSIND in riferimento a quanto disposto dal Decreto Salva Italia relativamente alle Casse di Previdenza Private? Quali azioni può promuovere il Sindacato a tutela della categoria e delle nuove generazioni di professionisti?
Le Casse di Previdenza dei professionisti rappresentano una ricchezza da salvaguardare certo con una gestione oculata delle risorse e garantendo la sostenibilità del sistema. Si tenga presente che le Associazioni svolgono il proprio compito istituzionale in piena autonomia e senza alcun onere a carico dello Stato. Inarsind è particolarmente attenta ai problemi di sostenibilità del nostro sistema previdenziale gestito da Inarcassa, tant’è che ha istituito, ben prima del Decreto Salva Italia, come supporto esterno di monitoraggio e verifica, un Osservatorio composto da esperti sui temi previdenziali e giovani colleghi che a breve fornirà i primi risultati a conferma della partecipazione attiva dei Liberi Professionisti alle vicende della propria Associazione Previdenziale. Siamo quindi assolutamente contrari ad ogni ipotesi di accorpamento delle Casse dei liberi professionisti e ribadiamo con forza il diritto alla nostra autonomia previdenziale. Il problema vero della previdenza futura è invece strettamente collegato alla crisi dei redditi che stiamo vivendo che come al solito colpisce in forma accentuata i giovani. Visto che il governo chiede una sostenibilità a 50 anni sarà quasi obbligatorio passare al sistema misto retributivo/contributivo ma questo in presenza di bassi redditi produrrà basse pensioni ecco perché i liberi professionisti non possono più accettare l’erosione del mercato delle prestazioni tecniche da parte di chiunque ed in particolare da chi gode già di uno stipendio che proviene da denaro pubblico (dipendenti di PA e docenti di ogni ordine e grado).

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