Data Pubblicazione:

La lunga e interminabile discesa dei consumi del cemento in Italia

In Italia, malgrado i proclami, si continua a non costruire e l'edilizia è fatta soprattutto di micro interventi di ristrutturazione. LA prova la si ritrova nei dati sulle consegne di cemento sul mercato interno: -9,3% nel mese di novembre 2016 (su novembre 2015), - 5,3% il cumulo annuale.

I Consumi di cemento nei primi 11 mesi del 2016 si sono assestati a 16.480.645 tonnelate, contro i 17.401.573 del 2015. Una perdita di circa 1 milione di tonnellate, che porterà a un risultato annuale ben al di sotto dei 18 milioni di tonnellate, molto lontani dai valori del 2008.

Per alcune regioni i dati sono di un calo a 2 cifre: Trentino Alto Adige e Friuli Venezia GIulia fanno meno 20,3%. Considerando invece le macro aree chi perde di più è il centro Italia, - 8%. La Lombardia perde solo lo 0,5%, mentre Abruzzo e Molise fanno + 3,2%. In crescita anche la Sicilia: +1,9%.

I dati sul Cemento rappresentano il più importante indicatore per le nuove costruzioni in Italia, e questi risultati testimoniano il fatto che l'edilizia non sia assolutamente ripartita. La mancanza di un'adeguata politica per il rinnovo del patrimonio immobiliare italiano sta di fatto consegnando alle nuove generazioni di questo Paese un insieme di edifici vecchi, poco sicuri ed efficenti, rattoppati a macchia di leopardo grazie a microincentivi che hanno favorito piccoli e superficiali interventi.

A differenza da quanto sta accadendo in altri Paesi, come nella vicina Francia, in Italia riusciamo solo a produrre grandi progetti di macroriqualificazione che vanno ad arricchire mostre, giornali e convegni, e qualche discorso di politici locali, senza però trovare poi una continuità nel reale. Un esercizio di bella scrittura che resta sulla carta mentre le nostre strade sono sempre più intasate, i quartieri sempre più degradati, le scuole e gli ospedali sempre più vecchi.

La cultura populista del "zero consumo di suolo", alimentata da politici interessati solo a una mera propaganda di promozione personale, in un Paese in cui è previsto un aumento consistente della popolazione nei prossimi vent'anni, in cui la soluzione utopica presentata è quella del riutilizzo delle vecchie aree industrializzate, rischia di farci diventare la periferia di Paesi più avanzati e più attenti alle esigenze di risparmio energetico e di benessere della popolazione.






Fonte dati: AITEC