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CERTIFICAZIONE IDONEITÀ STATICA, 27MILA EDIFICI A MILANO: I DETTAGLI DEI 2 LIVELLI D'INDAGINE

Preservare il patrimonio edilizio esistente e garantire la sicurezza e l'agibilità degli edifici con più di 50 anni di vita. È l'obiettivo del Certificato d'idoneità statica (Cis) introdotto per la prima volta in Italia dal Comune di Milano e reso obbligatorio dal Regolamento edilizio

L'articolo 11.6 del nuovo Regolamento edilizio prevede alcune novità riguardo l'obbligo di manutenzione degli edifici più vetusti. Le linee guida per la compilazione dei certificati sono state definite insieme all'Ordine degli ingegneri di Milano e forniscono indicazioni precise sulla tipologia dei controlli e degli eventuali interventi correttivi. In particolare stabilisce che gli edifici ultimati da più di 50 anni o che raggiungeranno i 50 anni nei prossimi tre anni, non in possesso di certificato di collaudo, dovranno essere sottoposti a verifica e rilascio del Cis entro il 2019. Lo stesso vale, entro il 2024, per i fabbricati.

«La vita media utile di un edificio viene calcolata in 50 anni perché si fa riferimento alle normative tecniche nazionali che indicano quando è necessario fare una manutenzione ordinaria o straordinaria delle strutture dell'immobile - ha spiegato Bruno Finzi, presidente dell'Ordine degli ingegneri milanese - si parla di circa 27mila immobili a Milano, 26mila di proprietà e mille in mano all'Amministrazione pubblica».

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Tuttavia, la questione dell'età del costruito non è direttamente proporzionale alla buona salute dell'immobile. «Un edificio che ha 100 anni di vita e quindi costruito nel 1917 - ha sottolineato Finzi - può essere in condizioni di salute migliori rispetto a uno costruito nel dopoguerra con materiali poveri e con scarsezza di cemento, questi fabbricati solo quelli che probabilmente hanno uno "stato di salute" più a rischio».

Le Linee guida definiscono due livelli d'indagine. «Un primo intento - ha spiegato il Presidente Finzi - è stato quello di scremare gran parte degli edifici esistenti che "stanno bene" e non hanno "sintomi di cattiva salute" con un'analisi cosidetta di primo livello che significa, a esempio, ricercare se esiste della documentazione sull'anno di costruzione, i disegni delle strutture, eventualmente fare dei sopralluoghi per capire come è costruita l'orditura strutturale principale, individuare i materiali di costruzione e poi ricercare una possibile documentazione di collaudo statico che è diventato obbligatorio in Italia nel 1971. Questo check up riguarda anche le strutture secondarie, quindi i fregi, le facciate, i camini, le grondaie, le tegole o le ringhiere che sono pericolanti, anche queste rietrano nella certificazione d'idoneità statica e saranno la maggioranza delle cose che verranno segnalate e potranno essere messe a posto da proprietà e amministratori».

Una volta fatti questi primi interventi, appurata l'assenza di crepe visibili e stabilito che non ci sono stati interventi successivi sull'immobile, con a esempio soprelevazioni, il tecnico abilitato «certifica che l'edificio può continuare a vivere per altri 15 anni, cioè quando verrà sottoposto a un altro check up di questo tipo» ha precisato Finzi. Dopo gli accertamenti di primo livello, gli esiti potrebbero essere diversi. Tra questi la necessità di proseguire con verifiche di secondo livello che in parte sono legate a quanto previsto dal recente Decreto ministeriale sulla Classificazione del rischio sismico degli edifici. «L'analogia si ha solo se si passa a un livello due - ha precisato Finzi - quindi se si è in presenza di manipolazioni o sopraelevazioni realizzate negli ultimi 50 anni o nel caso in cui ci siano stati cedimenti o segnali di sofferenza, in questi casi bisogna passare a verifiche più accurate e anche invasive. Significa spaccare le murature per determinarne la resistenza, capire quanti ferri di armatura, a esempio, sono presenti nei pilastri e nelle travi e sulla base di queste resistenze, avviare le verifiche e determinare se sono in sicurezza secondo le normative vigenti ai tempi della costruzione e quanto lo sono rispetto alle normative vigenti attuali che prevedono anche il carico sismico».

Le Linee guida specificano che i Cis possono essere fatti e redatti da tecnici abilitati, ossia coloro che possono redigere certificati di collaudo statistico. «In termini pratici si tratta di ingegneri o architetti con almeno dieci anni di iscrizione all'Albo - ha spiegato - questo perché soprattutto fermandosi al primo livello, come succederà per il 95 per cento dei casi a Milano, è importante che il tecnico abbia un'esperienza tale che gli consenta di redigere il certificato senza attivare esami invasivi e il professionista, come sempre, si assumerà la responsabilità di quanto relazionato». Nel frattempo, altri Comuni si sono interessati al modello milanese. «Torino e Bologna hanno contatto l'Ordine - ha detto il presidente Finzi - e stanno predisponendo dei check up simili, con il Comune di Milano invece siamo d'accordo di incontrare amministratori di stabili e notai che saranno coinvolti perché per i Cis comporteranno ripercussioni sugli eventuali rogiti delle proprietà».