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Perché i cassetti hanno i tavoli ? perchè per i professionisti ogni giorno è il primo di aprile

Perché i cassetti hanno i tavoli? La gente lo guardava, e magari rispondeva: - I cassetti servono per metterci le posate. - Lo so a che cosa servono i cassetti, ma non so perché i cassetti hanno i tavoli. La gente crollava il capo e tirava via.

Un paio di giorni orsono mi sono trovato ad aprire un seminario dal titolo "il calcestruzzo può essere eterno ?" e come capita in questi casi ho dedicato qualche giorno a riflettere cosa avrei potuto dire su un tema che mi è sempre stato caro. Ma vi era qualche cosa che non tornava, e non trovato l'ispirazione. Poi ho compreso. Era il titolo che in qualche modo non mi tornava ... la domanda, legittima e ben legata all'evento, mi ricordava una breve storiella di Gianni Rodari che spesso leggo ai miei bambini, dal titolo per l'appunto "Tante domande". La storiella inizia così "C'era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male, anzi è un bene. Ma alle domande di quel bambino era difficile dare risposta. Per esempio, egli domandava: - Perché i cassetti hanno i tavoli? La gente lo guardava, e magari rispondeva: - I cassetti servono per metterci le posate. - Lo so a che cosa servono i cassetti, ma non so perché i cassetti hanno i tavoli. La gente crollava il capo e tirava via." E allora mi sono venute in mente tante domande che il bambino potrebbe fare nel nostro mondo "perchè il calcestruzzo non è eterno?" oppure "perchè ci sono dei concorsi per professionisti gratuiti?" oppure perchè "per avviare un cantiere occorre produrre tanta carta?" oppure perchè "un professionista per esercitare deve ogni anno raccogliere dei crediti formativi anche partecipando a una cena di fine d'anno dell'ordine" oppure "perchè un grafico con un corso di 40 ore può rilasciare una certificazione energetica?" oppure "perchè dopo la pubblicazione delle norme per la classificazione sismica i professionisti si mettono a litigare per decidere chi la potrà rilasciare (e alla fine si scoprirà che lo potra fare anche il grafico di cui sopra)?" oppure ...

E la risposta l'ho trovata sempre nella storiella. Al termi Gianni Rodari di racconta che quando il bimbo, diventato grande, poi vecchio (e continuò a fare queste domande al contrario) e infine "morì, uno studioso fece delle indagini e scoprì che quel tale fin da piccolo si era abituato a mettere le calze a rovescio e non era mai riuscito una volta a infilarsele dalla parte giusta, e così non aveva mai potuto imparare a fare le domande giuste. A tanta gente succede come a lui."

E' quindi questo il problema. Continuiamo noi tutti a infilarci ogni mattina le calze al contrario e così succede che siamo poi portati a fare le cose al contrario ... e per trovare una soluzione ci inventiamo un sacco di regole, molto spesso inutile, sempre troppo onerose ... la regola per l'aggiornamento continuo, la regola dei DURC, la regola del Codice dei Contratti, la regola di chi può fare le certificazioni energetiche ... ed a eliminare quelle che forse servirebbero, come quella sulle tariffe professionali.

Così accade che ogni giorno, e non solo per noi professionisti, ci sembra che sia il primo d'aprile. Peccato però che non siano scherzi.

Ma se tutti, ripeto tutti ci abituassimo - nel nostro privato e pubblico - a metterci ogni mattina le calze nel modo giusto, a fare le cose nel modo giusto, senza scorciatoie, senza trucchi, e pretendessimo - nel nostro privato e pubblico - che anche gli altri lo facessero, forse potremmo toglierne tante di regole inutili e semplicemente osservare che il calcestruzzo se, ben prescritto, ben prodotto, ben gettato, ben manotenuto, è eterno.

Buona giornata a tutti.

Andrea Dari,

Editore Appassionato di INGENIO


Tratto da - FAVOLE AL TELEFONO - di GIANNI RODARI.
"Tante domande"
C'era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male, anzi è un bene. Ma alle domande di quel bambino era difficile dare risposta. Per esempio, egli domandava: - Perché i cassetti hanno i tavoli? La gente lo guardava, e magari rispondeva: - I cassetti servono per metterci le posate. - Lo so a che cosa servono i cassetti, ma non so perché i cassetti hanno i tavoli. La gente crollava il capo e tirava via. Un'altra volta lui domandava: - Perché le code hanno i pesci? Oppure: - Perché i baffi hanno i gatti? La gente crollava il capo e se ne andava per i fatti suoi. Il bambino, crescendo non cessava mai di fare domande. Anche quando diventò un uomo andava intorno a chiedere questo e quello. Siccome nessuno gli rispondeva, si ritirò in una casetta in cima a una montagna e tutto il tempo pensava delle domande e le scriveva in un quaderno, poi ci rifletteva per trovare la risposta, ma non la trovava. Per esempio scriveva: «Perché l'ombra ha un pino?» «Perché le nuvole non scrivono lettere?» «Perché i francobolli non bevono birra?» A scrivere tante domande gli veniva il mal di testa, ma lui non ci badava. Gli venne anche la barba, ma lui non se la tagliò. Anzi si domandava: «Perché la barba ha la faccia?» Insomma era un fenomeno. Quando morì, uno studioso fece delle indagini e scoprì che quel tale fin da piccolo si era abituato a mettere le calze a rovescio e non era mai riuscito una volta a infilarsele dalla parte giusta, e così non aveva mai potuto imparare a fare le domande giuste. A tanta gente succede come a lui.