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Padiglione dell’Esprit Nouveau: un commento dell'ordine degli Architetti di Bologna

A proposito del Padiglione dell’Esprit Nouveau, crediamo sia necessario qualche chiarimento in merito alla proposta di gestione e valorizzazione che abbiamo presentato al Comune da tempo.

 

Ogni architetto soffre vedendo il padiglione abbandonato, e inutilizzato, da anni. Sappiamo che il disuso è la prima causa del deterioramento degli edifici, tanto più quando si tratta di architetture provvisorie e fragili, come è la copia perfetta del padiglione dell’Esprit Nouveau, originariamente nato come semplice padiglione espositivo, e quindi pensato per un impiego temporaneo.

 

Il nostro progetto prevedeva, per grandi linee, di prendere in gestione il Padiglione al fine di riqualificarlo e renderlo disponibile alla città, utilizzandolo come sede per attività culturali ed anche istituzionali dell’Ordine e non solo, ed infine inserendolo, in collaborazione con la fondazione di Parigi, nell’ambito di programmi di visita alle opere di Le Corbusier ed in generale alle architetture del moderno nell’area metropolitana. A fronte di questo, onde rendere le attività e le aperture del Padiglione in perfetta sinergia con quelle dell’Ordine, abbiamo proposto che ci fosse concesso di realizzare, nei pressi dell’EN, un piccolo padiglione - 200 mq. circa - in cui trasferire la sede della nostra istituzione. Questo nuovo padiglione sarebbe stato realizzato attraverso un Concorso di progettazione internazionale che ci impegnavamo a bandire in tempi brevi.

 

Il progetto e la gestione sarebbero stati realizzati senza costi per il Comune di Bologna né per l’istituzione pubblica, in quanto ci saremmo accollati l’intero costo dell’operazione, e il Padiglione non sarebbe stato sottratto alla collettività, ma sarebbe stato fruibile tutti i giorni, contribuendo a valorizzare l’intera area circostante.

 

Ci sembrava il classico “gioco non a somma zero”, cioè l’operazione in cui tutti ci guadagnano.

 

Dal 2 novembre, giorno del nostro incontro con il Sindaco Merola - che si era detto molto interessato - ad oggi, nonostante i nostri solleciti, finalizzati a comprendere se e come la nostra proposta fosse considerata praticabile o meno, da parte dell’Amministrazione Comunale vi è stato il completo silenzio, anche in relazione alla sola gestione del padiglione, ipotesi questa peraltro ventilata in alternativa. 

 

In questi giorni apprendiamo dai giornali che l’ipotesi è stata “scartata” dal Comune in favore di una gestione in collaborazione con la Regione.

Siamo felici che qualcuno comunque si farà carico di quest’opera cui siamo veramente molto legati; restano l’amarezza per il silenzio e il disinteresse che l’Amministrazione ha mostrato nei nostri confronti, senza nemmeno la cortesia che dovrebbe essere automatica fra amministrazione e parti civili, e lo stupore nell’apprendere che la proposta “è stata bocciata” senza che sia stato possibile nemmeno discuterla seriamente. Difficile nascondere che avremmo apprezzato da parte del Sindaco una maggiore cortesia e chiarezza nei rapporti tra due Istituzioni cittadine che hanno a cuore il Bene collettivo. 

 

Pensiamo che prenderci cura di una parte di città sia un valido modo per testimoniare la nostra appartenenza alla Comunità, come già abbiamo fatto lo scorso anno con il restauro della statua della Madonna Grassa sotto il portico di San Luca, che abbiamo sostenuto economicamente.

 

Speriamo comunque che la nostra proposta, almeno, abbia risvegliato l’interesse su questo edificio, copia di uno dei monumenti dell’architettura del XX secolo: anche fosse solo così, il nostro lavoro, sempre gratuito, a qualcosa ha portato.

 

Per il Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Bologna

il Presidente Pier Giorgio Giannelli