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Le "strade" per far crescere l’uso del calcestruzzo ci sono, alla luce del sole

Le pavimentazioni drenanti, un valore da diffondere e tutelare

I sindaci più furbi lo sanno: arredo urbano e viabilità sono il "Panem et circenses” del 21 secolo. 
Se vogliamo avere un cittadino soddisfatto, pronto a digerire ogni possibile iniziativa, buona o cattiva che sia della pubblica amministrazione locale il segreto sta nel togliergli le code, rendergli più belle le piazze e le vie, aggiungere qualche parco giochi alberato in più per i bambini.
E questa è una grande opportunità per la filiera del cemento, grazie soprattutto alle recenti soluzioni in calcestruzzo drenante, anche colorato, anche assorbi smog, anche con materiale di recupero ... messe a punto dalle principali aziende del settore. E non solo, un’opportunità anche per altre soluzioni a base cementizia, come per esempio le cosiddette pavimentazioni decorative continue con sasso a vista.

Foto ITALCEMENTI

La realizzazione di pavimentazioni decorative in calcestruzzo In realtà non rappresenta una novità per il nostro paese. Su INCONCRETO ho ricordato più volte la bellissima pavimentazione di fronte a Palazzo Pitti di Firenze, realizzata in calcestruzzo oltre vent’anni fa con l’obiettivo, da parte del progettista di garantire una colorazione prossima a quella delle facciate e simulare visivamente l’originale pavimentazione in terra battuta. Una pavimentazione in cui già si utilizzavano delle fibre e in cui l’uso di giunti nascosti ha favorito lo sviluppo di crepe non geometriche che rendessero l’effetto visivo ancor più “naturale” (vedi nota in fondo all’articolo).
Ricordo ancora gli approfondimenti fatti con il compianto Enzo Giuntoli e Livio Folloni sulle enormi possibilità di queste soluzioni per il mercato delle pavimentazioni, e sulla necessità di farle conoscere al mondo della progettazione, con un grande vantaggio per la filiera del calcestruzzo.


 

Le pavimentazioni drenanti, un valore da diffondere e tutelare
Oggi è possibile realizzare anche pavimentazioni in calcestruzzo drenante. Il vantaggio ottenuto grazia all’evoluzione tecnica, e che consente oggi di progettare dei prodotti con dei mix design in grado di garantire superfici drenanti e antiscivolo, è quello di poter essere ancor più competitivi rispetto a materiali concorrenti, come l’asfalto colorato, anche per piste ciclabili, strade urbane e non, piazze … insomma per ogni tipo di soluzione in cui possa essere di interesse abbinare una qualità prestazionale a un valore estetico. Con il valore aggiunto della ridotta necessità di manutenzione rispetto ad altre soluzioni.


Foto BETONROSSI

Opportunità che la filiera intera deve saper cogliere, a cominciare da un maggior impegno sul fronte della comunicazione, e non solo tecnica. Una promozione diffusa, attraverso sia la stampa specializzata che la comunicazione diretta alle P.A. e ai professionisti e alla collettività, con l’obiettivo di fare conoscere in modo diffuso le soluzioni di pavimentazioni in calcestruzzo drenante. Oggi questa divulgazione è fatta solo da alcune importanti imprese, ma per poter “rompere” una tradizione come quella dell’asfalto occorre un impegno più generale.

Opportunità che va colta anche sotto il profilo della regolamentazione.
Occorre evitare che si ripeta quello che è già accaduto, purtroppo, per altre innovazioni tecniche di settore. Occorre evitare che faciloneria e pochi controlli possano portare a un imbarbarimento del mercato di queste soluzioni, a discapito della qualità e quindi della valorizzazione della soluzione stessa. In sintesi, uno sputtanamento del valore.
Occorre velocemente arrivare a un sistema normativo che tuteli la buona pratica per la prescrizione e realizzazione di queste pavimentazioni, che possa fare da perno per un sistema di qualificazione e controlli sia sui fornitori di materia prima che sugli applicatori.

Dalla mia biblioteca di memorie di settore ripesco un motto di una campagna che fece ATECAP nel 1996 per promuovere la Carta del Calcestruzzo di Qualità: "CALCESTRUZZO, GENIO E REGOLATEZZA"


La pavimentazione di Palazzo Pitti
Tratto da "Repertorio delle architetture civili di Firenze"
La sistemazione della piazza nelle forme attuali, a seguire un lungo periodo nel quale fu in terra battuta e quindi asfaltata (con conseguente destinazione dello spazio a parcheggio di autoveicoli) è del 1994-1996, su progetto e direzione dei lavori dell'ingegnere Luciano Marchetti (cantiere inserito tra gli interventi straordinari finanziati in occasione dello svolgimento a Firenze del Consiglio Europeo del 21-22 giugno 1996). "I grandi spazi originariamente sterrati sono stati pavimentati con un sistema a suo tempo innovativo e poco conosciuto in Italia, frutto di un brevetto francese, che consiste nell'uso di uno speciale conglomerato nel nostro caso realizzato con inerti in pietraforte (in parte riutilizzando il materiale rinvenuto nel corso degli scavi), per garantire una colorazione prossima a quella delle facciate. In sede esecutiva, poi, si sono definite le modalità di messa in opera in relazione al prevedibile ritiro e alle dilatazioni provocate dalle variazioni termiche sia quotidiane sia stagionali (...). Il problema è stato risolto realizzando un sistema regolare di giunti di dilatazione nella soletta di cemento armato che costituisce il sottofondo della pavimentazione e resta non visibile all'utente: mentre il getto di pavimentazione è stato realizzato curando di avere un sistema di riprese volutamente casuale e privo di geometrie predefinite; il ritiro dovuto alla stagionatura e la sua deformazione naturale hanno contribuito a creare una fitta rete di fratture, che assolvono al compito proprio dei giunti di dilatazione con un effetto privo di qualsiasi riferimento geometrico" (Luciano Marchetti). Dal 24 giugno 2011 la piazza (cioè la strada che collega via de' Guicciardini alla piazza di San Felice) è stata pedonalizzata assieme alle via adiacenti."