Sismica
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Il DL n. 74 del 06/06/2012 - Intervista a Claudio Modena, Professore Ordinario UNIPD

Intervista a Claudio Modena, Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso il DICEA, Università degli Studi di Padova

Dopo ogni evento sismico, l’attenzione si sposta inevitabilmente sulla normativa di riferimento, su un suo possibile adeguamento per rendere più sicure le future costruzioni. Resta però il problema di come intervenire sull’esistente e come mettere in sicurezza gli edifici danneggiati. Ne parliamo con Claudio Modena, professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso il DICEA (Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale) dell’Università degli Studi di Padova.


Il DL n. 74 del 6 giugno 2012 ha fissato le regole per il rilascio del certificato di agibilità sismica delle costruzioni colpite dal terremoto emiliano: può esporre, in sintesi, quali sono le modalità e gli interventi previsti?

Il DL n. 74 del 6 giugno 2012, che recepisce (art. 3, comma 7) l’Ordinanza DPC n. 2 del 2 giugno 2012, precisa un processo per gradi prevedendo:
a) un’agibilità in via provvisoria (art. 3, comma 8), che potrà essere rilasciata, in assenza di verifica di sicurezza effettuata ai sensi delle norme tecniche vigenti, nel caso non siano presenti o dopo aver risolto eventuali carenze strutturali dovute a:

  1. mancanza di collegamenti tra elementi strutturali verticali ed elementi strutturali orizzontali, e tra questi ultimi:
  2. presenza di elementi di tamponatura prefabbricati non adeguatamente ancorati alle strutture principali;
  3. presenza di scaffalature non controventate portanti materiali pesanti che possano, nel loro collasso, coinvolgere la struttura principale causandone il danneggiamento e il collasso;

b) un’agibilità definitiva da ottenere ai sensi del comma 7, tramite verifica di sicurezza effettuata ai sensi delle norme tecniche vigenti (cap. 8-costruzioni esistenti del DM 14-01-2008) e l'eventuale progetto di adeguamento (al 60% della sicurezza richiesta per un edificio nuovo – art. 3 comma 10) da redigere entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto stesso. Gli eventuali interventi necessari ai fini del miglioramento sismico dovranno essere eseguiti entro ulteriori diciotto mesi.


È possibile indicare un sistema costruttivo semplice ed affidabile da utilizzare per i capannoni risultati non agibili, allo scopo di rinforzare e rendere sicuri queste strutture per eventuali futuri terremoti?

Dal punto di vista tecnico, la situazione è molto critica, in quanto i capannoni progettati senza considerare le azioni simiche sono sostanzialmente labili, per la mancanza di collegamenti, e dotati di elementi strutturali caratterizzati da scarsa resistenza e rotture fragili: della base del pilastro, delle pareti del bicchiere e, infine, dello stesso plinto che tende a ribaltarsi.

Seguendo l'impostazione del DL 74 vale la pena anche qui di distinguere tra provvedimenti per l'agibilità provvisoria e definitiva. Per l'agibilità provvisoria, in particolare per la realizzazione dei collegamenti, si possono ipotizzare più soluzioni: con connessioni meccaniche (se il cls è poco armato c’è però il rischio che si rompa il pilastro, o le pareti del bicchiere, o il plinto); oppure, per esempio, si possono prevedere catene orizzontali che impacchettino le travi ai pilastri. Si può pensare di sfruttare, in via provvisoria, la pavimentazione, dove si è mostrata efficace, per evitare rotture del bicchiere e ribaltamenti, e quindi procedere al cerchiaggio della base del pilastro. Si dovrà anche procedere alla messa in sicurezza di pannelli di tamponamento e scaffalature.

Per il successivo adeguamento definitivo, gioca un ruolo decisivo aver fissato il limite dell’adeguamento stesso al 60% della resistenza del nuovo. Gli interventi da fare sono ovviamente gli stessi, ma resi più affidabili e definitivi, e quindi, una volta realizzati i collegamenti (può essere che a tal fine siano già sufficienti quelli messi in opera per l’agibilità provvisoria), sarà difficile far affidamento sulla pavimentazione come elemento strutturale, ed inoltre potrebbe risultare comunque insufficiente l’armatura dei pilastri e dei bicchieri. Una soluzione utile potrebbe consistere nell’introduzione di sistemi di controventamento, tradizionali o di tipo diverso. Per esempio, si possono anche utilizzare sistemi di setti in muratura armata, lavorando sul perimetro dell’edificio. Nel corso di precedenti ricerche finanziate dalla Commissione Europea (progetto DISWall, Developing Innovative System for Masonry Walls, 2006-08), ed in collaborazione con aziende che hanno sede proprio in Emilia Romagna, abbiamo svolto presso l’Università di Padova test sperimentali sotto azioni orizzontali, oltre che su tradizionali sistemi per edilizia residenziale, anche su pareti alte in muratura armata per edifici industriali, ottenendo prestazioni molto buone. Suggerimenti tecnici più specifici su altri sistemi, per la realizzazione dei singoli interventi, sono in via di pubblicazione tramite delle Linee Guida preparate da ReLuis (Consorzio della Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica).


Altri edifici con importanti carenze strutturali dovranno essere verificati ai fini della sicurezza sismica. Ad esempio, per gli edifici in c.a. con una struttura portante sottodimensionata rispetto alla pericolosità sismica locale si sono potuti riscontrare anche gravi danneggiamenti delle tamponature: esistono delle opportune Linee Guida da seguire per la loro ricostruzione?

Anche il problema degli edifici a telaio in c.a. con tamponature in muratura è molto complesso. Da un lato, è facile riscontrare carenze a livello strutturale, legate all’epoca di progettazione, ma anche ad errori in fase progettuale (sbagliata concezione strutturale) o di esecuzione (difetti nei materiali o nei dettagli costruttivi). In questi casi, è necessario intervenire localmente mediante rinforzo di pilastri, travi e nodi. Non si deve dimenticare che, oltre al rinforzo locale, può addirittura essere vantaggioso intervenire con sistemi ed approcci che modifichino il comportamento complessivo della struttura. Alcune delle più comuni ed aggiornate tecniche di riparazione e rinforzo locale su elementi strutturali sono contenute nelle Linee Guida preparate da ReLuis già in occasione del sisma che colpì L’Aquila nel 2009.

D’altra parte, anche nel caso di strutture in c.a. adeguatamente progettate nei confronti dell’azione sismica, se non si è presa in dovuta considerazione l’interazione tra struttura in c.a. ed elementi non strutturali, è possibile rilevare il danneggiamento diffuso di questi ultimi. Per evitare i danni alle tamponature, è possibile effettuare una serie di interventi non strutturali, che comprendono tecniche di collegamento perimetrale, di collegamento trasversale delle tamponature a doppia fodera e di rinforzo tout-court della muratura di tamponamento, in particolare per evitare il problema dell’espulsione fuori piano. Esempi di questo tipo sono contenuti nelle Linee Guida appena citate.

È chiaro che tali interventi hanno senso se la muratura di tamponamento non risulti già danneggiata, e quindi non necessiti di essere sostituita. In questo caso, è utile prevedere l’utilizzo di tamponature dotate di un certo spessore, quindi meno fragili nei confronti delle azioni nel piano e fuori piano, e già dotate di sistemi di armatura per il miglioramento del comportamento del pannello murario stesso e/o del collegamento al telaio. Ricerche sperimentali in questo senso sono in corso di svolgimento su sistemi armati presso l’Università di Padova e su altri sistemi presso l’Università di Pavia, nell’ambito di progetti cofinanziati dal Piano Triennale ReLuis e da aziende del settore. Nel caso dei sistemi armati, per i quali sono già disponibili i risultati, si può valutare l’interazione tra telaio e tamponature in modo da utilizzare queste ultime come pareti d’irrigidimento, e integrare gli interventi di miglioramento del telaio con quelli di rinforzo/sostituzione dei tamponamenti danneggiati.

Per approfondimenti
Decreto legge 74 del 06/06/2012
Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo, il 20 e il 29 maggio 2012

Dopo il terremoto in Emilia-Romagna - Gli atti per la ricostruzione

www.regione.emilia-romagna.it/terremoto/gli-atti-per-la-ricostruzione
 

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