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Il ruolo della digitalizzazione nella crescita e nello sviluppo dell'indotto edilizio

Alcune riflessioni sugli effetti della digitalizzazione sulla componente maggiormente manifatturiera del Settore delle Costruzioni

Lo scrivente, in qualità di professore ordinario di Produzione Edilizia presso l'Università degli Studi di Brescia e di associato presso l'ITC CNR, non può naturalmente esimersi dall'avanzare alcune riflessioni sugli effetti della digitalizzazione sulla componente maggiormente manifatturiera del Settore delle Costruzioni che, come è noto, ha vissuto, in questi anni una profonda recessione, assieme all'intero comparto, mitigata appena dall'esportazione e, per quanto riguarda il mercato domestico, dal buon andamento di segmenti quali quelli legati ai sistemi costruttivi in legno, alla componentistica impiantistica e a ciò che è legato alla riqualificazione energetica.

D'altra parte, come il CRESME recentemente sottolineava, segni di ripresa, più o meno marcata, si rinvengono ormai in maniera piuttosto generalizzata in tutti gli ambiti pertinenti, obbligando a un cambiamento drastico di prospettiva, oltre la retorica della crisi e il suo sistema di alibi e di giustificazioni per una certa inerzia degli attori in tema di innovazione e di sviluppo.
Di conseguenza, il quesito principale attiene oggi al ruolo che i processi di digitalizzazione possano avere nella crescita e nello sviluppo dell'indotto edilizio.

Uno dei canali attraverso cui il tema è stato affrontato è, ovviamente, quello della Quarta Rivoluzione Industriale, come è testimoniato dal Report edito nel Regno Unito dalla Construction Product Association sulla Industria 4.0.
Un altro modo decisivo è offerto, in sede comunitaria, dal cosiddetto CE Smart Marking, promosso da Construction Products Europe AISBL con riferimento alla Construction Products Regulation (CPR).
CEN e UNI, per mezzo di progetti di norme si stanno, infine, occupando di stabilire regole uniformi di strutturazione e di classificazione/codificazione  (o di loro negazione) dei dati sui prodotti: si pensi, ad esempio, al documento in fieri del CEN intitolato Building information modelling and other digital processes used in construction — Methodology to describe, author and maintain properties in interconnected dictionaries oppure alla revisione della norma UNI 11337-2.
La stessa Commissione Europea si sta occupando di considerare l'istituzione di una European Digital Platform per il Settore delle Costruzioni.

Ciò che ci si prospetta, tuttavia, nel contesto di questi e di altri sforzi, è la necessità di ripensare la natura dei prodotti e dei produttori nel rapporto tra entità fisiche, potremmo dire analogiche, e loro repliche digitali.
Da un lato, in effetti, la prima istanza che sembrerebbe intendersi perseguire concerne la omogeneizzazione dei dati e delle informazioni che riguardano i prodotti per la costruzione, a partire dalla esaustività delle proprietà caratteristiche oggettuali e prestazionali, per terminare colle modalità di posa in opera e di funzionamento nel ciclo di vita utile.
Occorre, però, anzitutto, domandarsi se tale completezza e omogeneità informativa sia davvero perseguibile e, soprattutto, se sia conveniente per tutti gli operatori, come un racconto positivista e auto-profetico sembrerebbe indicare, tanto più che sappiamo come, in ogni caso, il valore aggiunto derivi dalla capacità di orientare e di aggregare i dati computazionali secondo precise finalità, di volta in volta variabili.
In secondo luogo, è indubitabile che la Mass Customization, supportata dalla versatilità e dalla combinatoria, possa svolgere un ruolo non secondario, agevolata, abilitata dalla Digital Fabrication e dall'Additive Manufacturing, ma sarebbe forse opportuno non sopravvalutare la sua incidenza nella riduzione dei costi unitari di produzione.

E' palese, allora, che una prima area di profonda innovatività, che si fonda sulla unicità delle soluzioni progettate e prodotte, sulla contestualizzazione e sulla personalizzazione delle opzioni, difficilmente possa apportare benefici in termini di profittabilità oltre un certo limite, nonostante uno storytelling ossessivo, senza entrare nella sfere delle Big Data Predictive Analytics, preludio ad applicazioni di Deep Learning, Machine Learning, Artificial Intelligence.
A tal proposito, Katerra, negli Stati Uniti, sta proponendo alcuni approcci di grande interesse, ma è chiaro che una accezione dell'argomento di questo genere si basa su strutture numeriche, su strutture computazionali che non sono così familiari agli operatori tradizionali e che richiedono, peraltro, la disponibilità di vaste basi di conoscenza tipiche di medie e di grandi organizzazione ovvero di ambienti collaborativi tra piccole organizzazioni.
In altre parole, si tratta di comprendere, in tempo reale e in un contesto specifico, come prodotti e componenti che appartengano a sistemi costruttivi aperti possano rapidamente essere configurati, relazionati e assemblati, permettendo, al contempo, che il prodotto immobiliare così ottenuto (nuovo o riqualificato) si presti a successive evoluzioni, a successivi adattamenti.

Si resta, qui, nella sede della tangibilità, della materialità del prodotto edilizio, così come di quello immobiliare in cui esso andrà a collocarsi, nel suo restare convenzionale, per quanto in termini generali, adattabile: così come è esposto nelle principali BIM Library, che lo propongono nelle innumerevoli vesti possibili, esperibili anche con dispositivi immersivi di realtà virtuale.
Quel prodotto, quel sistema costruttivo, disponibile virtualmente in potenza, potrà cosi materializzarsi, di volta in volta, in maniera singolare, secondo un percorso che vada dalla vetrina espositiva della BIM Library sino al suo inserimento, in qualità di oggetto parametrico tridimensionale (o bidimensionale o, addirittura, monodimensionale) nel modello informativo, vale a dire nel progetto, per potere così influenzare il processo decisionale del costruttore/assemblatore/installatore che si rivolgerà, di conseguenza, alla propria catena di fornitura, ai subappaltatori e ai distributori commerciali, per ritornare, infine, al produttore stesso che lo aveva originato digitalmente e collocato in mostra.

Si tratta di un grande dilemma sia per il produttore (che, in taluni casi, deve oggi affrontare la disuniformità di BIM Library adattate a mercati domestici eterogenei) sia per l'espositore (digitale, la BIM Library, o analogico, l'Ente Fieristico): che cosa si espone veramente? Il prodotto rappresentato geometricamente e dimensionalmente (anche se corredato da tutti i dati alfanumerici) nella BIM Library e lo stesso manufatto esposto fisicamente? Oppure l'obiettivo sarebbe proporlo, come simulazione, non già come rappresentazione, al di là di ogni ragionamento sulla importanza della completezza e sulla trasparenza dei dati dichiarati (e certificati)?
Tutto sommato, la prospettiva, nell'ottica della simulazione immersiva, sarebbe quella di fare fare esperienza in tempo reale al potenziale operatore/acquirente del prodotto multi-sensorialmente, simulando come il prodotto (e la soluzione progettuale in cui si collocherebbe) funzionerebbe. Saremmo, qui, ben oltre la rappresentazione statica, pienamente all'interno della simulazione dinamica di oggetti informativi che si dispongono, o che si propongono di disporsi, autonomamente o, comunque, in un ecosistema digitale per cui non sussistano discontinuità tra ambienti di calcolo e ambienti di modellazione.

Queste considerazioni indicano come, da un lato, la BIM Library difficilmente potrà in avvenire proporsi neutralmente, senza ulteriori assunzioni di responsabilità, proponendo oggetti universali, mentre da un altro lato, l'Ente Fieristico dovrebbe supportare con servizi di acculturamento digitale il percorso di avvicinamento del produttore/espositore a un evento puntuale di realtà mista, per così dire che coinvolga la sua intera catena di fornitura.
Tutto questo, peraltro, non esaurisce certamente la portata trasformativa dei processi digitali che avranno un punto di svolta cruciale negli Smart Construction Object, nel prodotto o nel componente sensorizzato e interconnesso che, in tempo reale e in un contesto assegnato, genera periodicamente flussi informativi puntuali da confrontare computazionalmente con condizioni contrattuali espresse grazie a Smart Contract, in grado di attivare o meno procedure di pagamento blockchained lungo l'intera catena di fornitura entro i quadri contrattuali Performance-Based.

E' evidente che, come già accade in altri settori economici e industriali, ciò innesca alcune questioni decisive sulla prevalenza del servizio sul prodotto, sulla predominanza dell'erogazione sulla detenzione.
Il prodotto, assieme analogico e digitale, contemporaneamente tangibile e immateriale, si fa letteralmente servizio, contrattualmente specificamente definito, in maniera, tuttavia, evolutiva.
Il prodotto dovrà, quindi, erogare prestazioni puntualmente definite, in relazione con gli altri componenti con cui è in relazione sistemica, in rapporto diretto con installatori, utenti e, soprattutto, cogli stessi produttori di componenti/erogatori di servizi connessi.

L'impressione è che la declinazione attuale della digitalizzazione nell'indotto edilizio sia fondata su una narrazione troppo deterministica, che enfatizza legittimamente nozioni quali la omogeneità e la completezza dei dati, senza, però, riflettere sufficientemente su alcuni concetti:

i) ciascun dato introdotto nell'ecosistema digitale comporta una sua validazione e una corrispondente assunzioni di responsabilità, non esclusivamente per quanto attenga alla tutela della proprietà intellettuale o alla protezione della riservatezza dello stesso, tale per cui la selettività del dato potrebbe essere più rilevante della sua esaustività;

ii) la perfetta trasparenza del dato, preludio alla simmetria informativa, perturba drasticamente un sistema di transazioni che si basa spesso sull'esatto contrario;

iii) il dato oggi introducibile è validabile e certificabile sulla scorta di una modalità generale che non tiene conto della specificità del contesto e della sua evoluzione, come, invece, sarà per i prodotti sensorizzati e interconnessi.

Sono questi i temi che si stanno studiando attualmente presso il DICATAM dell'Università degli Studi di Brescia (e possibilmente in futuro anche presso ITC CNR), in collaborazione con importanti Player: il tema di fondo non appare, infatti, quello dell'incremento di produttività, dell'efficientamento del mercato, bensì quello della sua trasformazione, del mutamento dell'identità di prodotti e di produttori.

Le risultanze che, comunque, appaiono da alcuni studi mettono in mostra come i processi di digitalizzazione aziendale possano avere esiti di grande importanza solo a condizione della acquisizione di una profonda maturità digitale, nel mentre che una sua carenza ha già condotto a risultati negativi che, sulla scorta della presunzione dell'abbattimento dei costi unitari di produzione, innesca addizionalmente una guerra di prezzi deleteria.
Al contrario, i campioni della digitalizzazione hanno giocato la partita sulla catena del valore accrescendo la redditività sull'aumento del prezzo...

In altri termini, l'evoluzione digitale del prodotto (e del produttore), attraverso i processi di commercializzazione e di vendita, evidenzia la offerta di nuovi servizi erogabili attraverso i manufatti.