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Abilità reali per tecnologie virtuali - Le nuove figure professionali della digitalizzazione immersiva

Quali saranno le nuove competenze richieste ai progettisti da realtà virtuale e aumentata?

INNOVAZIONE NEL PROGETTO E PROGETTO D’INNOVAZIONE

Realtà virtuale, sensoristica intelligente, robotica, digital fabrication, computational design, 3D printing e visualizzazione aumentata sono tutti termini che indicano tecnologie e metodi relativamente nuovi di progettare e gestire il costruito. Le discipline dell’ingegneria e dell’architettura stanno modificandosi profondamente e con velocità, in ragione di questi approcci che presentano nella digitalizzazione una matrice comune.

La rapidità poi con la quale queste metodiche e i loro relativi strumenti si sviluppano e trovano nuovi fronti applicativi suggerisce che il loro potenziale sia ancora abbastanza elevato e parzialmente inespresso. Non esistono più confini ben definiti tra i processi, le tecnologie e le discipline, così che chi ha le risorse per apprendere e sperimentare non deve necessariamente essere legato ad un background settoriale specifico, episodio che fino a qualche decennio fa escludeva quella mixitè di esperienze e saperi che oggi alimenta le avanguardie. Anche la strumentazione segue questo trend, con migliorie più o meno marcate dettate principalmente dalle necessità operative o dalle leggi del mercato.


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Figura 1 – La tecnologia VR permette di esplorare luoghi anche ampi in maniera interattiva, attraverso apparecchiature sempre più semplici da utilizzare ed economiche da acquisire. Nell’immagine, una nuvola di punti derivante da un rilievo ambientale mediante Laser Scanning Terrestre viene esplorata tramite uno smartphone all’interno di un semplice visore di derivazione Google Cardboard (immagine di S. Garagnani, 2015).

E’ il caso ad esempio della realtà virtuale, tecnologia che tenta di replicare situazioni reali nel dominio digitale, con la possibilità di “testare” nello specifico lo spazio architettonico simulandone la fruizione in prima persona. Pur essendo una tecnica scientificamente consolidata (le prime esperienze di realtà virtuale sono datate attorno alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso), di recente il mercato dell’entertainment ha infuso nuova vita alla prassi di utilizzare visori stereoscopici, oggi più che mai ad alta definizione e con tempi di latenza molto bassi, per visitare luoghi digitali e spazi effimeri.

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Figura 2 – Rappresentazione panoramica di uno spazio pubblico urbano esplorabile in realtà aumentata (dove cioè una struttura di informazioni viene sovraimpressa alla realtà). Il sistema permette di visualizzare informazioni relative all’intensità di segnali wi-fi rispetto alla posizione di vista (immagine di S. Garagnani, 2014).

Facendo uso dei più semplici Cardboard di Google sino ai visori avanzati HTC Vive o Oculus Rift, i modelli digitali diventano il mezzo ideale per sperimentare, per valutare le alternative, per testare i limiti di un progetto o per apprezzare architetture e scenari che non esistono più.
Non è un caso che le più importanti aziende di sviluppo software come Autodesk (con il suo ambiente Revit Live) o come Trimble (che con SketchUp può implementare i plugin Enscape, Yulio o IrisVR) stiano velocemente migrando i pacchetti BIM verso il render real-time e la visualizzazione virtuale.

Se da un lato occorre una certa dose di conoscenza per gestire flussi di lavoro così diversi da quello tradizionale, e conseguentemente siano necessari operatori preparati, dall’altro i programmi si stanno semplificando sempre più, consentendo nella misura del possibile di concentrarsi sul fine, il progetto, e non sul mezzo, la programmazione.

LE NUOVE PROFESSIONALITÀ SUGGERITE DALLA TECNOLOGIA

Uno dei cambiamenti più dirompenti che le nuove tecnologie stanno ingenerando è il passaggio dagli elaborati tecnici di progettazione 2D a ambienti virtuali 3D sempre più realistici in termini di aspetto e, soprattutto, di funzionamento. 

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Figura 3 – I modelli BIM realizzati come prototipo digitale delle costruzioni reali sono esplorabili interattivamente attraverso tecnologie VR come ad esempio il visore Oculus Rift; (immagine di S. Garagnani, 2016).

Il prototipo virtuale del modello simula in termini funzionali l’edificio o il territorio realizzati, così da prevenire interferenze, lavorazioni superflue e inevitabili aumenti di costi. La committenza trova un nuovo linguaggio di dialogo con il progettista, che non comunica più solamente attraverso schizzi, capitolati e tavole tecniche ma riesce a collocare il cliente all’interno di ambienti virtuali, anni prima che gli edifici reali siano completati, aumentando finanche la certezza dell’investimento effettuato. Il prodotto finale è meglio compreso, le richieste sono più contestualizzate e le qualità spaziali possono essere apprezzate anche dai non addetti ai lavori.

In questo scenario, il modellista 3D (o IRM, Immersive Reality Modeler) non è più mero disegnatore ma autentico progettista: egli si candida dunque a garantire che l’ambiente digitale sia rispondente all’intento realizzabile del progetto, con competenze che ne fanno uno specialist di software e strumenti tecnologici di rappresentazione e assemblaggio. E’ lecito supporre che mai come oggi, mentre più clienti riconosceranno i vantaggi che la realtà virtuale può apportare ai loro progetti, studi di progettazione e aziende di design si daranno battaglia per assumere i migliori modellisti 3D ed esperti di animazione.

Ad oggi, i progettisti si avvalgono principalmente della realtà virtuale espressa dai 3D IRM per ricreare ambienti che riflettono lo spazio così come verrà costruito. Tuttavia, molte aziende stanno già esprimendo il potenziale insito nella tecnologia, immaginando di poter convocare designer e committenze in riunioni virtualmente simulate all'interno degli edifici oggetto di studio. Sarà possibile in questo modo valutare il comportamento a regime o in situazioni di emergenza del fabbricato, studiarne criticità e margini di miglioramento, oltre che iniziare a pianificarne la manutenzione. I modellisti cederanno il passo a figure quindi che si renderanno fautori di vere e proprie pianificazioni interattive di eventi e condizioni limite, che richiederanno talenti e competenze ancora più mirate.

Anche il tema della fruibilità e dell’agio concesso a chi entra nelle realtà immersive è oggetto di abilità professionali: l’Haptic Interface Designers (HID) è un’ulteriore attore del processo. In buona sostanza, una delle critiche storiche alla realtà virtuale è sempre consistita nel malessere che i sistemi di interfaccia potevano indurre rallentando la fluidità della generazione delle viste o abbassando talmente tanto la risoluzione dei mondi ricreati da farli percepire come un sommario videogioco. Oggi, la corsa verso l’integrazione dei sensi in scenari non solo credibili ma in grado anche di interagire con la presenza umana è più che mai iniziata. Occorre però immaginare professionalità che sappiano coniugare il potenziale tecnologico con la facilità e la naturalezza di utilizzo.

In conclusione, la digitalizzazione del processo edilizio dovrebbe essere un flusso continuo che muove informazione attraverso l’avanzamento della progettazione prima e della realizzazione e manutenzione poi. Le figure coinvolte a vario titolo, oltre che per le loro competenze specialistiche normate da regolamenti, regole e leggi, sono oggi, e saranno sempre in misura maggiore, chiamate ad allargare necessariamente i propri orizzonti operativi, attraverso l’impiego e la definizione di ruoli nuovi per i quali si può solo immaginare il potenziale ancora inespresso.