Data Pubblicazione:

Occupazione giovanile e libera professione tecnica

Il presidente di INARSIND, Salvatore Garofalo, interviene in merito all'occupazione giovanile e sulla libera professione tecnica

Che l’occupazione giovanile, anche professionale, sia in serie difficoltà sotto la spinta di una crisi che ormai dura da diversi anni è noto a tutti. Si deve ammettere però che gli ingegneri in generale sembrano soffrire meno rispetto ad altre categorie di laureati in generale e degli architetti in particolare. Ovviamente la situazione non è uniforme perché diverso è il tasso di occupazione reale tra i settori dell’ingegneria industriale, elettronica e dell’informazione che, grazie ai contratti di lavoro dipendente, riescono ad assorbire ancora buona parte dell’offerta e il settore dell’ingegneria civile ed ambientale che invece è in forte calo occupazionale. Altre importanti differenze si evidenziano anche in funzione dell’area geografica. Al nord la domanda e l’offerta sono in sostanziale equilibrio mentre al sud e parzialmente al centro l’offerta supera di gran lunga la domanda di laureati in ingegneria. Va evidenziato inoltre che il numero di laureati in ingegneria va ormai verso la saturazione come denota il numero di circa 600.000 laureati alla fine del 2011 con un incremento, negli ultimi 5 anni, di circa 30000 unità per anno. Naturalmente non tutti i laureati si iscrivono agli ordini che comunque negli ultimi 10 anni hanno visto un aumento del 62% dei loro iscritti (oggi oltre 230.000). Un altro segnale da considerare e che negli ultimi anni il numero dei laureati che si abilitano dopo la laurea è in forte calo essendo passato dal 90% del 2005 al 54% nel 2010.

In questo quadro generale si innesta il fenomeno particolare della libera professione tecnica che apparentemente negli ultimi anni cresce nel numero dei professionisti ma decresce in termini di reddito complessivo prodotto. Tale tendenza si evidenzia rapportando il numero di iscritti ingegneri alla nostra cassa di previdenza (65.000 unità alla fine del 2011 con un incremento complessivo negli ultimi 10 anni di oltre il 60%) e il reddito pro-capite che solo negli ultimi tre anni si è ridotto di oltre il 10%.

Analizzando in maniera più approfondita i dati disponibili pubblicati da Inarcassa si scopre che soprattutto fra i giovani iscritti si riscontrano un considerevole numero di “falsi” liberi professionisti costituiti per lo più dalle cosiddette “partite IVA” a cui si aggiungono, soprattutto al sud, molti colleghi che preferiscono definirsi, molto più decorosamente, liberi professionisti anziché disoccupati. Si tratta di un numero rilevante, si stima di oltre 40.000 iscritti (su un totale di 160.000 ingegneri e architetti iscritti a Inarcassa), che hanno un reddito annuo compreso tra 0 e 12.000 euro. Il fenomeno è alimentato soprattutto dai colleghi, under 40, laureati in ingegneria civile ed ambientale e da quelli laureati in architettura che vedono ormai da anni preclusi l’accesso all’insegnamento e al pubblico impiego vivendo in contemporanea una crisi senza precedenti nel settore delle costruzioni.

Quello delle partite Iva è un fenomeno che, nel campo dell’occupazione giovanile, deve essere velocemente arginato sia perché si tratta di colleghi quasi sempre remunerati in maniera poco dignitosa sia perché pur essendo dei dipendenti non hanno alcun diritto per cui possono essere “licenziati” da un giorno all’altro senza preavviso creando fra l’altro una illecita concorrenza fra chi assume regolarmente e chi invece sfrutta l’artifizio per abbassare il costo del lavoro riuscendo ad essere più competitivo nelle gare di servizi di ingegneria. Ad una situazione di disagio professionale crescente dei giovani colleghi, in condizione di crisi stabile, si aggiungono poi nuovi oneri e balzelli, introdotti di recente, che rendono insostenibile, almeno nella fase iniziale, la libera professione come:

  • l’aumento dei contributi previdenziali dovuto alla riforma di Inarcassa del 2010 anche per i redditi minimi;
  • la formazione obbligatoria permanente richiesta dalla recente riforma delle professione che si traduce in un costo aggiuntivo rilevante;
  • l’assicurazione professionale obbligatoria, a partire dall’agosto del 2013;

Il tutto accompagnato da un lato dal definitivo abbandono dei “minimi tariffari” anche come riferimento.

In sostanza se prima i giovani avevano una vita professionale difficile, oggi la libera professione rischia di diventare impossibile precludendo quel ricambio generazionale indispensabile per mantenere alto il livello dell’ingegnera italiana
Possiamo tollerare questa situazione? Certamente no perché significa far svanire nel giro di dieci anni la libera professione tecnica, perché con queste condizioni si abiliteranno sempre meno soggetti e sempre meno si orienteranno verso una libera professione così impegnativa, rischiosa e spesso priva delle giuste soddisfazioni.
Per evitare questa “catastrofe” dobbiamo in ogni modo aiutare una generazione che rischia di dissolversi ecco perché Inarsind continuerà con forza in ogni sede a chiedere il supporto ai giovani colleghi con delle azioni semplici ma efficaci come ad esempio:

  • l’applicazione immediata del principio “una testa un lavoro” impedendo in ogni modo doppi e tripli lavori a chi è occupato nelle istituzioni pubbliche, nelle scuole o nelle università;
  • la creazione di contratti di avviamento professionale, abbandonando nel contempo l’idea del tirocinio, che consentano ai colleghi più esperti di assumere per due/tre anni i giovani a condizioni agevolate magari mediante sgravi di imposta prevedendo nel contempo severamente sanzioni nei confronti di chiunque, con espedienti fiscali, sfrutta i giovani professionisti;
  • esonero dei neolaureati dalla formazione obbligatoria per 5 anni dalla laurea lasciando agli stessi la facoltà di completare, se e come vogliono, il loro bagaglio culturale;
  • agevolazioni e finanziamenti per la costituzione e l’avviamento di studi professionali dei professionisti al di sotto dei 40 anni, aumentando in modo considerevole i contributi in caso di formazione di studi associati.

Oggi i giovani hanno davanti un futuro incerto, se non pericolosamente segnato per cui è necessario un cambio di direzione immediato, deciso, responsabile e lungimirante affinché un grande patrimonio di capacità tecniche e conoscenze reali e potenziali non vada disperso. Sarebbe una iattura non solo e non tanto per i giovani liberi professionisti, ma soprattutto per il nostro Paese, al quale i nostri laureati vogliono e devono poter dare il loro importante contributo sia in termini culturali che economici.