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Intervista a Sergio Lai, Presidente Ordine di Cagliari

Ingenio ha intervistato Sergio Lai, Predidente Ordine degli Ingegneri di Cagliari

Intervista a:
Sergio Lai
Presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Cagliari

 

 

 

 

Presidente, come stanno gli ingegneri nel Sud? sentono la crisi come nelle grandi aree metropolitane  e nelle province del Nord?
L’Ordine di Cagliari ha un’area di competenza territoriale molto vasta perché comprende oltre la Provincia di Cagliari anche quelle di Carbonia-Iglesias e Villacidro-Sanluri; questo consente di avere un’idea abbastanza precisa della situazione generale che, occorre dirlo, è drammatica in quasi tutti i settori tipici di competenza professionale: edilizia in genere con contrazione del numero dei lavori pubblici e privati, industria con stato di crisi in quasi tutte le zone industriali per non parlare del settore minerario attualmente interessato da forme estreme di protesta. Si può osservare che la crisi è forse maggiormente sentita nelle città di una certa dimensione e in tutta l’area vasta. Probabilmente nei piccoli comuni si riesce ancora a sopravvivere ma in concorrenza spietata con i tecnici minori.

Con il termine "ingegnere" si riassumono un numero incredibile di specializzazioni: strutturale, geotecnico, chimico, elettrico, informatico ... come fa un Ordine di una grande città, con tanti iscritti, ad operare nel "proteggere la professione" con una variabilità così ampia di argomenti e quindi di esigenze?
L’Ordine non ha il compito di proteggere la professione o tutelare tout court i professionisti. L’Ordine deve difendere la società dando contemporaneamente supporto ai colleghi iscritti; questo avviene con le attività delle varie Commissioni permanenti istituite in seno all’Ordine. Nel nostro caso sono 21 tra cui alcune Commissioni storiche e altre di nuova istituzione attivate su azione propulsiva dei colleghi, anche esterni al Consiglio. Tra queste si cita l’ultima nata “Innovazione e sviluppo del territorio” con un programma di attività ambizioso e che cercherà di dare indicazioni al Consiglio su come affrontare l’attuale crisi. Naturalmente tutte le Commissioni costituiscono un “braccio operativo” del Consiglio proponendo attività specifiche di formazione, seminari o altre attività. Sono poi presenti nell’Ordine una serie di elenchi di specialisti con curriculum e no che vengono utilizzati in modo trasparente per le richieste di segnalazione di esperti che pervengono periodicamente all’Ordine.

Come suddetto l'Ordine nasce per "tutelare" la professione. Può farmi qualche esempio su come l'ordine esercita questo suo dovere istituzionale?
Come già accennato in precedenza l’Ordine non nasce per tutelare la professione ma la società nel suo complesso. Quindi per raggiungere tale obiettivo risulta importante il controllo deontologico-disciplinare degli iscritti che talvolta, (per fortuna in modo ancora non diffuso), non si comportano correttamente sia nei confronti dei committenti e sia tra gli stessi professionisti.

Il suo Ordine come si sostiene? Riceve un sostegno dallo Stato o altre istituzioni per poter effettuare il proprio compito deontologico? Qual è il contributo versato dai suoi iscritti?
Come tutto il sistema ordinistico italiano anche l’Ordine di Cagliari si sostiene con le quote degli iscritti. Queste sono le più basse d’Italia (95,00 euro/anno) e, nonostante una parte consistente di tali quote và per statuto al CNI (25,00 euro corrispondenti a oltre il 26% del totale), il Consiglio ha ritenuto di non gravare ulteriormente sui colleghi con un aumento della quota e riusciamo comunque, con il sacrificio personale di molti, ad offrire servizi comunque apprezzati dai colleghi.

Si parla oggi molto di valore legale del titolo di studio, di certificazione delle competenze, di abolizione e modifica dell'esame di stato. Cosa ne pensa?
Da tempo si dibatte tra chi sostiene la necessità di abolire il valore legale del titolo di studio è chi ritiene che debba rimanere lo status quo. Uno degli argomenti portati a favore della prima tesi è che con l’abolizione del valore legale del titolo di studio ci si potrebbe maggiormente basare sul merito direttamente misurabile dalle Commissioni giudicatrici nei concorsi. In effetti un laureato con 100 punti in un’ottima università attualmente viene valutato meno di un laureato con 110 e lode in una pessima università pur in presenza di obiettive diverse capacità.
Io personalmente ritengo che debbano essere mantenuti sia il valore legale del titolo di studio che l’esame di stato magari riformato con una maggiore autonomia degli Ordini rispetto all’Università che, attualmente, designa il Presidente della Commissione degli esami di stato. Credo molto anche nella certificazione delle competenze magari sul modello Q ing ma non solo; credo che ci sia molto da lavorare in questa direzione.

Sul Tirocinio recentemente il presidente del CNI ha espresso una proposta che a noi sembra molto valida: un tirocinio non obbligatorio ma che dia vantaggi per il superamento dell'esame di stato. Qual è la sua opinione?
Ritengo giustissimo l’istituto del tirocinio non obbligatorio proposto da Zambrano; d’altro canto è del tutto evidente che il tirocinio debba essere considerato come un momento di start up per la professione e non una prosecuzione del periodo di studi magari in ambito universitario. È sicuramente anche ingiusta l’eliminazione del cosiddetto equo compenso che potrebbe creare situazioni di precariato e di sfruttamento dei giovani colleghi.

Tra i temi oggetto di dibattito vi è quello della formazione continua. Cosa ne pensa, si può applicare il modello dei geometri (crediti minimi), o ritiene più utile effettuare scelte diverse?
La formazione e l’aggiornamento rappresentano uno dei temi critici in discussione. Si parla di crediti formativi e obbligatorietà della formazione rivolta sia a chi esercita la libera professione classica e sia a chi opera nelle amministrazioni pubbliche in genere. Si discute sull’eventuale validità della stessa attività professionale come elemento di formazione; ma come valutarlo? Un altro aspetto controverso riguarda i regimi sanzionatori: se la formazione continua deve essere obbligatoria andrebbe sanzionato chi non la rispetta . Ma cosa si può fare? Se non ti aggiorni in uno dei settori di iscrizione non eserciti per un certo periodo; oppure un’altra forma di sanzione. Io personalmente sono dell’avviso che il concetto di obbligatorietà sia fuorviante; infatti se un professionista vuole operare in un settore sa perfettamente che il suo aggiornamento è un “must” , una necessità e quindi che senso ha rendere obbligatoria una cosa evidente. Credo che discuteremo ancora sull’argomento. Se poi parliamo dei crediti formativi sul modello dei geometri non credo che sia la strada giusta o almeno non l’unica.

Qual è la priorità del 57° Congresso che si aspetta venga affrontata?
Mi pare che gli argomenti oggetto del congresso siano centrali: tutela, sviluppo e occupazione. Mi aspetto che vengano individuate strade percorribili per la tutela del ns. patrimonio in genere soprattutto in termini di attività di prevenzione dei grandi rischi che non sono solamente legati agli eventi sismici ma anche alle catastrofi naturali in cui spesso l’uomo ci mette del suo: uso dissennato del territorio, ecc.

La crisi colpisce edilizia e industria, soprattutto al Sud. Esiste una ricetta per evitare una emigrazione di massa come nei primi decenni del secolo scorso e negli anni '50?
La crisi economica che stiamo attraversando mostra la tendenza, anche a livello dei laureati in discipline scientifiche dei paesi del sud Europa, all’emigrazione soprattutto verso la Germania come rivelato da alcuni recenti sondaggi. Un rapporto del Centro Studi del CNI ha mostrato che nel nord ovest dell’Italia esiste tutt’ora una carenza di ingegneri rispetto alla richieste mentre nel nord est quasi tutti gli ingegneri vengono assorbiti nel mondo del lavoro; al sud esiste uno squilibrio crescente tra laureati e posti di lavoro disponibili. In questa situazione risulta inevitabile il ricorso all’emigrazione o al precariato o sottoccupazione. Ritengo che tra le cause della crisi, per quanto riguarda il settore dell’edilizia in genere, vi sia il ritardo nella realizzazione delle opere pubbliche a sua volta imputabile alla frammentazione amministrativa e alla complessità del quadro normativo che regola la realizzazione di un’opera pubblica. L’altro aspetto riguarda i tempi biblici di ritardo nei pagamenti che in cascata ricade su tutti i soggetti interessati compresi i professionisti.
Non so se esista una ricetta che possa evitare fenomeni di emigrazione ma gli elementi su cui occorre intervenire sono: innovazione e ricerca con la creazione di nuovi spazi di green economy, il miglioramento della preparazione dei giovani quindi miglioramento del sistema scolastico, riduzione e semplificazione delle norme e delle leggi che imbavagliano tutte le iniziative.

Vorrei che lanciasse un messaggio a tutti i nostri lettori, su un tema che le è caro.
Nonostante la particolare situazione congiunturale e le problematiche emerse con la riforma delle professioni voglio lanciare un messaggio rassicurante: l’Ordine c’è e ci sarà e cercherà di attivare tutte le iniziative volte a supportare i colleghi in questo momento di particolare crisi. Con il nuovo sito si cercherà di potenziare il sistema di incontro tra disponibilità dei colleghi e opportunità e offerte di lavoro; stà partendo una campagna di ascolto dei colleghi attraverso lo strumento del questionario in modo da potenziare specifiche iniziative che non si limitino alle sole esigenze di formazione e aggiornamento. Sono allo studio altre iniziative tutte volte a potenziare il ruolo dell’Ordine che vuole essere sempre più vicino ai colleghi.