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Le Politiche e il Settore della Costruzione e dell'Immobiliare

Perchè la campagna elettorale non vede i temi relativi al settore delle Costruzioni e dell'Immobiliare, come prioritari?

A manufacturer and a construction contractor can share data about construction machinery, about how often a given piece of equipment is used, which routes it travels or what error messages are generated. When I see the piece of equipment has failed, I can quickly find out where I can buy or borrow a replacement or a spare part. This may even be from a competitor, if I happen to know he doesn’t need his bulldozer right now. And I give him a little money for it, then we both profit from the situation. This is what’s really new, extending horizons beyond company boundaries
Birgit Vogel-Heuser

La campagna elettorale non vede certamente i temi legati all'Ambiente Costruito, nelle sue declinazioni concernenti la Costruzione e l'Immobiliare, come prioritari. Resta, peraltro, il fatto che uno dei temi caldi del dibattito pre-elettorale, quello inerente al lavoro e all'occupazione, si incentri su Amazon o su Ilva, invece che sul comparto delle costruzioni che pure ha vissuto le più gravi perdite occupazionali senza mai assurgere agli onori delle cronache. 
In ogni caso, evidentemente, le tematiche legate al codice dei contratti pubblici o alla fiscalità immobiliare, ovvero, al limite, alla pianificazione urbanistica, appaiono, agli occhi degli operatori, quelle più sensibili da proporre all'offerta politica.
Vi è, però, un argomento, poco confacente alla tenzone immediata, ma, comunque, presente nei programmi dei partiti e dei loro candidati, pertinente: quello della digitalizzazione.

A prescindere dalla coloritura politica dei soggetti, è, infatti, oggettivamente riscontrabile che, nel corso del dibattito pre-elettorale, Ministri della Repubblica, come Carlo Calenda, abbiano citato l'intelligenza artificiale a proposito della Quarta Rivoluzione Industriale, o come Graziano Delrio, abbiano menzionato le Smart Road entro le reti di connessione.
All'interno della tematica della digitalizzazione, così vasta, inizia, dunque, a stagliarsi la natura del settore. 

L'American Institute of Architects (AIA) organizza un convegno dedicato al Project Delivery a Washington, DC.
L'introduzione al simposio così recita: 

As the demand for improved project outcomes continues to drive the design and construction industry, there is increasing pressure transforming the traditional roles and relationships among owners, architects, and builders. This symposium will concentrate on project delivery strategies and their critical place at the nexus of these transformational forces.

This transformation is largely driven by how we manage project information. More sophisticated technology has made information more widely available to the project team than ever before. BIM is changing the way building components are fabricated and assembled, blurring the roles of designers and builders. With more widespread application of shared risk and reward in contracts, project teams have incentive to collaborate and therefore are reassessing risk allocation. For the first time, discussions of accountability, trust and commitment are regularly heard in the studio and at the job site.

The goal of this symposium is to broaden the conversation among owners, architects, engineers, constructors, and all parties to the building industry. Industry leaders will offer their perspective on the future. Owners will discuss how they are satisfying their ever-increasing need for improved project outcomes. Builders will offer their view on the changing relationship with the design profession. Technology experts will describe how software will continue to close the gap between conception and production. Architects will present examples of their emerging position as leaders in building more collaborative, high-performing project teams.

Valeva la pena di citare integralmente il testo per porre, come lo scrivente ha già fatto numerose volte, una delle questioni più salienti, che in questa occasione passa sotto il nome di Mergers and Acquisitions (M&A).

Tenendo in conto anche le strategie annunciate di aggregazione e di selezione delle amministrazioni pubbliche come stazioni appaltanti e amministrazioni concedenti, la essenza intima della digitalizzazione, come ricordava l'AIA, implica processi che mettano a sistema la catena di fornitura al fine di incrementare la catena del valore.
L'interrogativo, allora, verte sulla possibilità di ridurre la esasperata, ed esasperante, frammentazione del settore, nonostante che le classifiche nazionali delle prime organizzazioni per tipologia di attori e di mercati abbiano indicato modificazioni anche rilevanti nel corso degli ultimi anni.
Tale polverizzazione può essere, d'altra parte, mitigata sia orizzontalmente sia verticalmente (attraverso, appunto, fusioni, incorporazioni e acquisizioni), proprio perché le economie sembrano oggi, come dimostrano le Predictive Analytics, basarsi sulla conoscenza.

Bisogna, tuttavia, domandarsi se, entro il mercato domestico, vi sia davvero, finalmente, dopo decenni di modesti successi in tal senso, una disponibilità a fondersi da parte di professionisti e di imprenditori, ma anche di dirigenti pubblici.
Il tema della «fusione» si associa, invero, a quello della «con-fusione», tra ruoli, saperi e responsabilità, a cui sempre accennava l'evento washingtoniano.
A mio parere, però, l'ipotesi di uno scambio di identità, nelle versioni tradizionali, pur affascinante per lo studioso, risulta tanto improbabile quanto lo scenario del cantiere automatizzato e robotizzato, ormai spopolato di esseri umani.
Sarebbe, pertanto, forse più utile ragionare, al netto delle classiche aggregazioni consensuali od ostili, per capire se, anzitutto, vi possano essere soluzioni sistemiche inedite che realizzino complessi relazionali più o meno formalizzati.
Per questa evenienza la domanda è d'obbligo: potranno queste «reti» essere governate autonomamente, da attori tradizionali del settore, oppure saranno etero-dirette da soggetti estranei, che detengano il controllo di ecosistemi, piattaforme o altro?
È palese, infatti, che la condivisione, più o meno consapevole e volontaria, offerta da molteplici competitori in un gran numero di interventi (anche per i micro-interventi: si vedano le piattaforme francesi come Homly You), di vaste moli di dati, consentiranno a chi li raccoglie e li elabora di effettuare azioni previsionali e di indirizzare i comportamenti delle micro e delle piccole organizzazioni che aderiscano a piattaforme digitali.
In altri termini, anche se le organizzazioni non praticheranno Merger o Acquisition, qualcuno, al loro posto, potrebbe farlo coi dati e colle informazioni che esse generano, trasformano o distruggono.

Non dimentichiamo che Birgit Vogel-Heuser, una autorità nel campo dei sistemi informativi relativi a Industrie 4.0, ha sostenuto che, in avvenire, il principale fattore competitivo dipenderà dalla capacità di condivisione dei dati tra Competitor, il che rende bene il potenziale della paradossalità insita nel nuovo paradigma industriale.

Quanto alla confusione che si immagina per i ruoli e per le identità, probabilmente non assisteremo a ingegneri elettrici che ragionano come architetti o a conservatori di superfici lapidee che si trasformano in ferraioli, ma la intransigente difesa delle proprie prerogative identitarie, meno ingenuamente, più astutamente, potrebbe essere messa in crisi dalla evoluzione della natura dei prodotti immobiliari e infrastrutturali che presuppongono il concepire le opere e gli interventi a partire dai servizi a essi correlati.
Le «con-fusioni», perciò, potrebbero riguardare non solo, o non tanto, le organizzazioni, quanto i dati loro pertinenti oppure i cespiti che esse sono chiamati a realizzare.