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Galletti: Ruolo ARCHITETTI fondamentale per CITTÀ più SOSTENIBILI

Intervento del Ministro Galletti: L'intevento integrale al congresso "Quale architetto per le città del futuro"

Ecco l'intevento integrale del ministro Galletti al congresso "Quale architetto per le città del futuro"

GIAN-LUCA-GALLETTI-MINISTRO-AMBIENTE-2.jpgRingrazio la federazione degli Architetti per questo invito al vostro congresso regionale e per l’attenzione che state dedicando ai temi ambientali.

Io credo che questo sia il segnale positivo di una evoluzione culturale importante, che da la cifra del cambiamento in corso e che sta coinvolgendo la società a tutti i livelli. E’ importante che stia passando anche in una professione-chiave come la vostra la consapevolezza che la sostenibilità non è più accessorio di un progetto, di un’opera, di una attività di programmazione. La sostenibilità ambientale, e tutto ciò che essa implica, è diventata da un lato una pre-condizione per qualsiasi ipotesi di sviluppo e dall’altra essa stessa una risorsa, una opportunità per lo sviluppo.

In questo cambio di passo, in questa rivoluzione sistemica il ruolo degli architetti può e deve essere strategico. Voi avete nel vostro DNA professionale la ricerca del bello che si coniuga con l’utile, l’armonia delle forme e del paesaggio, la visione di una urbanistica che non è solo la risposta a domande pratiche e materiali ma anche a esigenze culturali ed estetiche.

A voi, alla ricerca nel vostro campo, al vostro talento sta la missione di un nuovo modo di progettare, di pianificare, di organizzare la società di domani in modo che sia amica e non nemica dell’ambiente, in modo che non sprechi ma risparmi risorse, in modo che non produca rifiuti ma materie tendenzialmente riutilizzabili all’infinito.

Il terzo millennio impone questo cambio di prospettiva: ripensare le attività umane in chiave di costruire e vivere in modo sostenibile significa pensare ad un futuro in cui sia stata metabolizzata la sostenibilità ambientale e sociale sia nelle attività economiche che  nelle scelte politiche.

Ed è importante che questa sfida - che è culturale ma anche scientifica, tecnica e tecnologica - avvenga non in termini astratti bensì concreti, in rapporto con i professionisti, che sia studio della sostenibilità non solo come teoria ma anche come individuazione pratica di soluzioni innovative.

La vostra scelta di approfondire il tema “Quale architetto per le Città del Futuro” rappresenta l’orientamento chiaro di una professione che guarda avanti, a come interpretare le profonde modificazioni che sono avvenute e stanno avvenendo nel mondo ma anche nel nostro paese e che richiedono nuovi strumenti, nuove sensibilità, nuove risposte.

A chi si occupa di costruzioni, di paesaggio, di pianificazione il terzo millennio sta mandando input chiari, inequivocabili: dobbiamo imparare a non consumare più suolo e puntare a rendere sostenibile quello che abbiamo già occupato, dobbiamo ripensare materiali e soluzioni costruttive, tecniche di riqualificazione urbana e adeguamento tecnologico ed ecologico degli impianti. Dobbiamo puntare su una mobilità intelligente e meno inquinante sia in termini di mezzi, che in termini di soluzioni per gli spostamenti collettivi, che in termini di programmazione urbanistica.

Per far questo dobbiamo, anzi dovete soprattutto voi professionisti e tecnici della pianificazione urbana e territoriale, spingere al massimo sul pedale della ricerca e della innovazione tecnologica per trovare nuove soluzioni o per rendere più fruibili su vasta scala quelle già esistenti ma anche per programmare lo sviluppo urbanistico tenendo conto delle esigenze ambientali in termini di consumi civili e, appunto, di mobilità.

In questo senso occorre imparare a riprogrammare il territorio operando un “rammendo” non solo nelle periferie come propone Renzo Piano, ma anche nelle campagne, in quelle campagne che sono state abbandonate e che oggi non svolgono più quella funzione drenante che per secoli hanno assolto.

Dobbiamo imparare, e se possibile inventare, soluzioni e tecnologie nuove per restituire vivibilità e anche, ove possibile, destinazione produttiva ai siti inquinati da decenni di antica industrializzazione. Queste aree non possono e non devono restare bubboni pericolosi dentro le nostre città ma vanno restituiti in sicurezza alla pubblica fruizione sia essa civile, di servizi o industriale.

Queste scelte implicano anche la realizzazione di opere pubbliche che non sono tutte sempre nemiche dell’ambiente, ma anzi sono spesso necessarie per migliorare la qualità ambientale dei territori e dei servizi.

E’ importante tuttavia che sia diventata patrimonio comune la consapevolezza che si è chiuso il ciclo storico ed economico in cui il territorio e l’energia erano risorse disponibili e a basso costo.

Oggi il territorio è un bene da tutelare e rigenerare non da occupare ulteriormente. L’energia è una risorsa da risparmiare e da usare in modo attento e poco impattante sull’ambiente.

Questa impostazione mi ha guidato nei 4 anni da ministro dell’ambiente in cui spero di aver impresso una accelerazione ad un processo che credo irreversibile: quello di considerare l’ambiente non un problema a parte, ma parte essenziale di ogni scelta e decisione politica. Ho detto spesso che l’ambiente avrà vinto la sua battaglia culturale quando sarà abolito il ministero, perché non ce ne sarà più bisogno, perché la cultura ambientale avrà innervato ogni settore dell’amministrazione.

Abbiamo fatto passi avanti in questa direzione ed oggi l’Italia è uno dei paesi che ha le migliori performance ambientali in Europa sia in termini di energie rinnovabili, che di efficienza energetica, che di raccolta e riciclo di alcuni materiali. Abbiamo attuato politiche efficaci per l’ambientalizzazione del patrimonio edilizio sia pubblico che privato con l’ecobonus, per la mobilità sostenibile, per la promozione delle energie pulite negli edifici privati e nelle aziende, per la ricerca in questi settori. Abbiamo affrontato per la prima volta con una programmazione a medio-lunga scadenza il nodo cruciale della messa in sicurezza del territorio minacciato dal dissesto idrogeologico.

E tutte queste misure sono state inquadrate in una serie di strumenti di programmazione quali la Strategia Energetica Nazionale, la Strategia per lo Sviluppo Sostenibile, la Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici, il documento di posizionamento strategico sull’economia circolare.

Purtroppo non siamo riusciti a far approvare una legge che ritengo importante e che spero sia varata presto nella nuova legislatura, quella sul “consumo del suolo”, che io preferirei venisse rinominata legge sulla “rigenerazione urbana”, per far capire che non si tratta di una normativa di divieti, ma di una normativa di opportunità e di sviluppo.

Gian Luca Galletti


Intervento durante il Precongresso del CNAPPC: “Quale architetto per Le città del futuro” BOLOGNA 23/03/2018

L' VIII° Congresso Nazionale degli Architetti PPC si terrà a Roma luglio 2018 

 

Io credo, concludendo, che queste esigenze ambientali, che non sono in gran parte legate alla situazione italiana ma discendono da problematiche globali come i cambiamenti climatici, debbano essere fatte proprie da voi architetti.

 

Voi avete certamente una missione professionale legata progetti che vi vengono proposti o commissionati, ma anche valori deontologici importanti dentro cui calare e far valere le ragioni dell’ambiente, che sono ragioni economiche ma soprattutto etiche perché puntano a consegnare il nostro paese ed il nostro pianeta alle generazioni future in condizioni uguali o, se possibile, migliori rispetto al passato.  

 

Sono certo che questo è anche un vostro impegno.

 

Grazie