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ll Grande Ritorno della Questione Industriale in Edilizia (Parte Prima)

L'ultimo articolo di Angelo Ciribini

The E&C industry’s resistance to change could cost it dearly...Unfortunately, most firms lack the vision, strategic initiative, will or expertise—and most importantly, the financial capital—to evolve at a rate to ward off disruption...E&C firms must prioritize technology strategies to innovate corporate cultures and antiquated mindsets to buck the status quo and embrace disruption as an opportunity to win in the future in order to remain relevant.

Sabine Hoover e Jay Snyder

Industrielles Bauen era il titolo del corso che teneva mio padre, negli Anni Cinquanta, alla Hochschule für Gestaltung di Ulm; Unificazione Edilizia e Prefabbricazione, era il titolo del corso che teneva, negli Anni Settanta, mia madre al Politecnico di Torino.

ANGELO-LUIGI-CAMILLO-CIRIBINI.jpgAl di là delle reminescenze familiari, che mi vedono, peraltro, involontario presenzialista (passivo) a un convegno organizzato a Rimini nella prima metà degli Anni Settanta dal Centro internazionale ricerche sulle strutture ambientali Pio Manzu, al convegno di EuroPrefab di Balatonfüred del 1978, oltre che alle riunioni che si tenevano a Milano in Galleria Passarella presso l'AIP (Associazione Italiana Prefabbricazione per l'Edilizia Industrializzata), la disamina storica forse più circostanziata della saga della Industrializzazione Edilizia in Italia tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Ottanta si deve a Sergio Poretti, che pure ha dedicato il suo maggiore sforzo a una epopea parallela, quella della cosiddetta ingegneria strutturale italiana.

Le sue conclusioni, relative a una vicenda circoscritta e, in qualche modo avulsa dalla innovazione incrementale della edilizia tradizionale, non mi vedono del tutto in sintonia, ma è evidente che esista una storiografia internazionale recente che ha enfatizzato positivamente, ad esempio, l'esperienza di INA CASA, peraltro assai innovativa sotto altri profili, ma certo non nell'ottica industriale.

Se, tuttavia, facciamo riferimento all'ormai antico saggio di Anna Maria Talanti, Storia dell'industrializzazione edilizia in Italia 1945-1974, non facciamo fatica a comprendere come del tema sia possibile ritrovare due tracce distinte: quella che passa attraverso il costante confronto tra la cultura architettonica e quella industriale (giova qui ricordare naturalmente Architettura e Industria di Giuseppe Ciribini del 1958 e tutte le intense relazioni dello stesso autore, ad esempio, con Franco Albini ed Ernesto Nathan Rogers), ma anche, tra gli altri, i lavori e le opere di Mario Zaffagnini, Pier Luigi Spadolini, Eduardo Vittoria, Marco Zanuso; quella che, a iniziare dalla frequentazione della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio e del CSTB di Gerard Blachère, riguarda l'importazione dei primi brevetti francesi di prefabbricazione da parte degli operatori economici italiani.

A prescindere da una lettura poco attenta di alcuni osservatori, che negli Anni Novanta avevano descritto gli sforzi accademici come asserviti a un mercato bieco che produceva terrificanti Grand Ensemble (ma anche qui Jean-Louis Cohen ha nobilitato, per certi versi, sul versante francese, l'affaire), occorre ricordarsi che dalla Industrializzazione Edilizia di quei decenni nasce in Italia la normativa esigenziale-prestazionale che appare oggi così attuale, tanto più che l'assunto trascurato di allora evitava accuratamente una sovrapposizione acritica tra Prefabbricazione e Industrializzazione.

Certo è che, se pensiamo alle strategie industriali, oggi pressoché assenti, che dire, appunto, dell'AIP e della sua rivista Prefabbricare, come luogo di dialogo tra Accademia e Industria, che dire della politica tecnica della Regione Emilia-Romagna?

Come sostiene Carlo Olmo, la cultura architettonica italiana si è rapportata alla questione tecnologica in forma prevalentemente letteraria, ma, al contempo, quest'ultima, nell'epoca in cui la Industrializzazione, come questione di cultura industriale, investiva, alla fine degli Anni Sessanta il Design, conduceva al Componenting e ai diversi eventi promossi nei lustri, dalla Triennale di Milano così come dal SAIE di Bologna.

Ora, perché rammentare tutto ciò? Poiché, a seguito di un evidente stemperamento della Edilizia Industrializzata che, dagli Anni Novanta, si faceva sempre più Edilizia Industriale, si è giunti, qui sì sotto traccia, a riproporre alcuni paradigmi molto simili a quelli del passato, in termini digitali, operando, in gran parte, una traslazione dai sistemi costruttivi aperti o chiusi che fossero, da umido a secco.

Per comprendere meglio quali insidie si celino sotto riletture non sufficientemente meditate del tema, è prezioso il riferimento a un recente opuscolo, pubblicato negli Stati Uniti, Paese in cui la Prefabbricazione, se non vogliamo chiamarla Off Site o Design for Manufacturing & Assembly, ha goduto di una tradizione ottocentesca e nel quale Konrad Wachsmann, predecessore di mio padre nell'insegnamento ulmiano, e Walter Gropius hanno sofferto un clamoroso fiasco nell'immediato dopo guerra con la Factory-Made House.

Si tratta di A New Era for Modular Design and Construction, firmato da Sabine Hoover e Jay Snyder, per conto FNI e BuiltWorlds, da leggere assieme all'interessamento da parte di Alphabet Inc. a Katerra Inc. come appaltatore di vasti intervento residenziali, come a significare che i nuovi dominatori dei mercati globali possano offrire una interpretazione digitalmente universale del Real Estate Development.

All'esordio del libello, con riferimento alla improduttività e alla rischiosità del settore, si dichiara che while offsite construction—including prefabrication, modularization, preassembly or offsite multitrade fabrication—has been around for decades, it is emerging as a critical method for delivering projects faster, safer and cheaper in today’s labor-constrained E&C environment, per poi ammettere che despite these business conditions, there is still a widespread reluctance among many North American owner organizations to fully embrace the manufacturing-like project delivery approach.

Il nodo della produttività, tanto più nell'ottica nordamericana, resta cruciale: the sector’s productivity has grown at a rate of 1% over the last 20 years and that increases in regulation are actually reducing productivity by 0.1% a year. By comparison, the average productivity growth for the world economy is 2.8%, and manufacturing is growing at an annual rate of 3.6%.

Ed ecco che, puntuale, appare lo spauracchio del soggetto che viene dall'esterno, dell'outsider: the risk in remaining solely focused on the short term is that the industry will likely look and operate very differently in 10 years than it does today. Firms that choose to ignore external trends—and then adapt their business models and approaches accordingly—may find themselves on the outside looking in.

Immancabile, in quel contesto, giunge il riferimento a Katerra Inc. e all'analogia con l'Automotive: Katerra’s business model is to run a construction company the same way Toyota would operate a factory—fully integrated from architectural design through fabrication and installation. This allows the company to offer services faster, cheaper and safer than a traditional E&C competitor.

Al di là del fatto che Katerra Inc. potrebbe divenire, come detto, a breve uno dei grandi fornitori/appaltatori di Alphabet Inc., a questo proposito, si menziona il paradigma espansivo dei soggetti da Uberificazione: Katerra was founded in 2015 and booked $1.3 billion in sales in 2017. While currently operating at a loss, it recently secured $865 million in funding to invest in R&D and new factories and expects to become profitable as soon as 2019.

In materia, ovviamente, il dato assurge al ruolo di assoluto protagonista: for E&C firms, harvesting this data, deriving meaningful insights from it, and then using those insights to drive business innovation to increase productivity and profitability are all critical to survival.

Il dato, insomma, è il viatico per il recupero di redditività tanto atteso: with greater access to data and data analytics, industry leaders are beginning to incorporate technology tools as a central aspect of their business and profiting from them. In most cases, profiting from data analytics means driving better results from more informed decision-making. But some firms are now employing characteristics of manufacturing and available technologies to improve project outcomes, both in the product itself and in the process. Moreover, some are finding ways to reduce costs or even create new profit streams from greater data insights.

Non può, peraltro, mancare la metafora organica: consider for a moment the human body, which is made up of millions of cells—standardized building blocks that have different functions depending on how they are programmed. There are cells that carry oxygen to parts of the body and others that defend against bacteria and viruses. There are also cells that transmit signals (e.g., the signals from your eyes to your brain while reading). What all these cells have in common is that they’re part of a larger program and system. One such program might be the human brain, for example, that is made up of a complex neurological system, including all the cells (or building blocks) to support that system. And for each species, these building blocks are the same.

Alla stessa stregua, come per le riflessioni di Katerra Inc. medesima, compare il riferimento all'iPhone, che conferisce maggiore interesse al rapporto contrattuale che potrebbe instaurarsi con Alphabet Inc.: for example, someone who is building a home or office likely selected an architect to work around his or her specified parameters. But that’s not the way you buy a car, iPhone or washing machine. That’s because the latter have been industrialized and come with few (if any) customization options.

La riflessione si conclude con due passaggi non banali. Il primo di essi riguarda la relazione che potrebbe intercorrere tra Prefabbricatori e Costruttori: working with condensed construction schedules and controlled environments, E&C firms that leverage offsite construction can not only avoid weather delays and create a safer environment for workers, but they can also improve productivity, increase project efficiency and enhance collaboration between offsite fabricators and general contractors.

Il secondo argomento riguarda l'ambiente costruito: finally, offsite construction and related systems thinking and integrated design are key milestones in moving the industry forward to a more efficient, predictable business environment. This will require innovative thinking and patience and will likely involve multiple failures, which are a hallmark of a true breakthrough and systemic change. Now is the time to take charge.

Tutto questo, si potrebbe obiettare, vale per un mercato, come quello statunitense, assai distante da quello comunitario e, tanto più, da quello domestico: al contempo, però, il Governo Britannico, tramite Innovate UK sostiene: moving the industry towards a manufacturing approach could yield a 5–10 times labour productivity improvement reducing the demand on labour and creating skilled factory jobs throughout the country. The production of components in controlled factory environments will require fewer workers to be on construction sites improving safety. The digital design and then manufacture of buildings offsite offers the potential to significantly improve the safety of buildings.

Il disegno è ben tracciato all'interno del rapporto, realizzato da Bryden Wood per il Centre of Digital Built Britain, intitolato Platforms Bridging the gap between construction + manufacturing. Esso riguarda piattaforme e marketplace digitalizzati che agiscano da configuratori e da intermediatori tra Domanda (Pubblica e Privata) e Offerta secondo combinatorie computazionali.

Di primo acchito, mutate le cose che devono esserlo, sorgono diversi dubbi.

Per prima cosa, al di là del riferimento all'iPhone in sostituzione del Modello T della Ford, la stessa menzione del toyotismo all'epoca della quarta rivoluzione industriale (che appare post-toyotista), richiederebbe un più approfondito ragionamento.

Naturalmente, negli Stati Uniti, altrettanto significativo della vicenda di Katerra Inc., legata anche a persone con un passato in Tesla, è l'alleanza strategica tra Autodesk e Project Frog.

Allo stesso modo, almeno nel Nord America, partendo dalla convinzione che i mercati internazionali non possano essere che in forte espansione, la Prefabbricazione, fortemente automatizzata e robotizzata, appare come l'unica soluzione praticabile, come la risposta innovativa a una stasi del mercato troppo a lungo dilatatasi.

Come ricorda Designing Buildings Wiki, parlando della parabola negativo dell'epopea, a riguardo di un Paese che non vanta certo il primato storico della Prefabbricazione: 

The two world wars stimulated research into newer methods of construction, with time and cost being major driving forces along with shortages of skilled labour and building materials. This ultimately led to the construction of hundreds of prefabricated concrete tower blocks and thousands of schools in the 1950s and 1960s which were often low cost and poorly designed. Volumetric construction, the construction technique involving the production of buildings as a number of boxes connected on site, was used throughout the 1960s and 1970s.

This poor quality, along with events such as the collapse of the Ronan Point tower block in East London in 1968 led to a decline in prefabrication in the UK that is only recently being turned around.

Ovviamente, guardando a periodici britannici come PBC Today, si possono leggere titoli, quali The changing face of offsite construction; il che equivale a dire che, sotto l'egida del digitale, la Prefabbricazione possa rifarsi una verginità.

E' un mondo di dati strutturati e non strutturati che, nel Nostro Paese, dovrebbe confrontarsi con una cultura avversa alla Prefabbricazione, ma ancor più alla Cultura Industriale, nel senso più ampio e differenziato dal primo (che sia Mass Production o Mass Customization) e, soprattutto, con la riqualificazione di cespiti immobiliari esistenti, in maggiore misura che non di nuova edificazione.

Il pericolo, come già riscontrato in altre sedi, è che la coincidenza, riveduta e corretta alla luce della digitalizzazione, tra Prefabbricazione e Industrializzazione causi un ennesimo cortocircuito, culturale, ancor prima che tecnologico.

Il rapporto di Sabine Hoover e Jay Snyder non parla così esplicitamente di nuovi prodotti immobiliari (cognitivi) né accenna alla manifattura additiva o, addirittura, come in Italia, sulla scorta di quanto avviene al MIT e al Georgia Tech, immagina il Politecnico di Milano, al 4D Printing, epperò, così come proposto da altri nel Regno Unito, fonda sulle potenzialità computazionali della digitalizzazione nuovi modelli di business, la cui trasferibilità agli ambiti non anglofoni può apparire problematica.

D'altra parte, in Francia, le piattaforme digitali di Saint-Gobain, Darty e Leroy Merlin fanno ipotizzare altre modalità, non meno numeriche, di relazionare Micro Domanda e Micro Offerta, pur senza ricorrere alla modellazione informativa.

La domanda, perciò, riguarda le modalità in cui i mercati delle costruzioni possano digitalizzarsi, per offrire prodotti immobiliari sartoriali, all'insegna della Modularità, al fine di abbattere i costi unitari, ridurre i tempi di realizzazione e accrescendone le prestazioni.

Il punto, ancora una volta, è, però, di quale bene immobiliare si tratti. Il Financial Times recentemente riportava alcune affermazioni relative ai workplace offerti da WeWork; WeWork offices are in effect a laboratory in which to observe workers' behaviour. The data it collects is fairly rudimentary: member surveys, footfall, observations from staff walking around the companys' properties, and conference room usage. It says it does not share or sell this data to third parties. 

Ecco che allora si pongono due ordini di questioni:

i) come industrializzare i processi produttivi che riguardino interventi di riqualificazione del costruito (in cui la Prefabbricazione non coincida tout court colla Industrializzazione);

ii) come rendere questi prodotti immobiliari di Rigenerazione Urbana cognitivi.