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Come ammazzare la professione, e perchè ...

Una riflessione sull'importanza di un nuovo progetto per la professione, di Andrea Dari

Data di pubblicazione: 07/05/2018

Va detto:

dalla Commissione UE in questi anni poche good news per i professionisti tecnici.

Tra queste "amo" ricordare l'eliminazione delle tariffe minime. Formazione obbligatoria. Obbligo della Laurea per i diplomati. Obbligo del POS.

Ma anche a livello nazionale non ci siamo fatti proprio del bene. Vorrei ricordare la diatriba interna tra Liberi Professionisti e Società di Ingegneria, solo a titolo di esempio. Ma anche lo spacchettamento voluto dalla riforma Berlinguer delle Lauree di Ingegneria in un 3 + 2 (ma non di Architettura), la situazione dei CTU, pagati come un migrante in nero quando raccoglie i pomodori, per non parlare dell’eterna polemica sulla presenza dei professori negli appalti privati e pubblici.

Da un lato arrivano le botte da orbi, dall'altro litighiamo a più non posso. 

E la professione tecnica ovviamente ne soffre.

Un articolo dell’ottima Valeria Uva di Edilizia e Territorio evidenzia come vi sia una fuga dall'Albo e oggi sia iscritto un laureato su tre: “Dal 2006, picco più alto prima della crisi, al 2016 il numero dei neoiscritti all'Albo si è praticamente dimezzato: da 19mila ai 9mila abilitati (juniores compresi)”

E Valeria lascia con la sua penna anche qualche considerazione: “… A soffrire non è il percorso post-laurea … si sta verificando un declino dell'Albo professionale, considerato attraente solo per una parte dei laureati in ingegneria, quelli con specializzazioni legate all'edilizia, settore peraltro ancora in piena crisi e dunque meno attraente di per sé.

E già, in un momento in cui molte specializzazioni del mondo delle professioni tecniche hanno ripreso ad essere appetibili per il mondo del lavoro sono gli Ordini a soffrire, alcuni anche in modo molto evidente. 

Lo racconta anche l'ultimo dossier del Centro Studi della Fondazione Cni (Consiglio nazionale ingegneri), che fa il punto sul tema dell'accesso alle professioni di ingegnere e architetto, con dati aggiornati agli esami di abilitazione 2016 per le due professioni: “Sta diventando del tutto marginale  la quota composta dai laureati in ingegneria elettronica, informatica e delle telecomunicazioni»: a fronte di un 30% di laureati con queste specializzazioni, solo il 7% sostiene l'esame di abilitazione e si iscrive all'Ordine.”

Come affrontare quindi questo problema ? 

La mia prima risposta riguarda il come non farlo: utilizzando cerotti e bollini blu.

Certificazioni delle competenze, creazione di terze figure fiscali (le società dei professionisti) rientrano purtroppo in queste categorie. Ogni azione isolata corre il rischio di aumentare il problema, creando altri paletti, altri costi, altra confusione. 

Allora quale la risposta ? ricostruire il sistema dalle basi. 

Google Search è stato registrato il 15 settembre 1997. Facebook è un social network lanciato il 4 febbraio 2004. YouTube è una piattaforma web fondata il 14 febbraio 2005. Il primo modello di iPhone è stato distribuito nel 2007. In questi mesi si hanno le prime realizzazioni reali di stampa 3D. Anche in Italia si cominciano a prevedere percorsi per la sperimentazione delle auto a guida autonoma. In 20 anni è cambiato tutto. 50 sfumature di grigio, nero e rosso hanno connotato un cambiamento radicale di ogni professione, ogni attività, ogni abitudine.

Una volta per conoscere il significato delle parole si affermava "guarda sulla Treccani". Oggi si guarda su Wikipedia. Una volta prima di una riunione si contattavano tutti i partecipanti per avere la conferma e si studiava la mappa per il percorso. Oggi si sale in macchina e sul cellulare si mette la tappa di arrivo, sperando che tutti ci siano. Una volta si guardava il meteo del Colonnello Bernacca in religioso silenzio, ora si accende il cellulare. BIM, 3D, 5G, ... sono acronimi che rappresentano un'evoluzione che toccano ormai anche la nonnina di 70 anni.

E per quanto riguarda il mondo professionale tecnico: a parte le fregature europee ... l’unica riforma che ha riguardato che ci ha riguardato è stata quella del 3 + 2 di Luigi Berlinguer (per il sottoscritto anche sbagliata). 

Quale il ruolo del professionista 

Dobbiamo ripartire dall'osservazione della realtà e dalla definizione degli obiettivi.

La Risposta non può che nascere nascere quind i che dalla formulazione di un’altra domanda: qual’è sarà il ruolo del professionista in una società liberista, populista, migratoria, digitalizzata e socializzata come quella che abbiamo oggi ? 

Due risposte possibili.

Se il ruolo del professionista sarà quello di garante, con la sua firma, del rispetto normativo e della qualità dell’oggetto (che sia un edificio, un motore, un apparecchio biomedico, una tapis rullant di una palestra, o una rete digitale, o un software, o un gestore di informazioni … non conta) allora la riforma dopvrà andare un questo senso, senza distrazioni.

Occorrerà prevedere una riforma universitaria che nel suo percorso integri nuove materie (responsabilità giuridica, etica, …) e vi dovrà essere una riforma degli ordini che porti a meno sovrapposizioni e più controlli. In questo caso chi ci governa avrà l’obbligo di chiarire il concetto di responsabilità, perchè non può esserci un sistema in cui con una Srl si rischia solo il capitale versato e il libero professionista rischia l’intero patrimonio. E si dovrà anche parlare di tirocinio, specializzazioni, e molto altro.

Se invece il ruolo del professionista sarà quello del semplice consulente, perchè nella società futura chiunque potrà attestare che una lavatrice è sicura per chi la utilizza e una data base è in grado di proteggere i dati contenuti … allora la riforma dovrà andare in questo senso e gli Ordini, per sopravvivere, dovranno diventare da istituzioni giuridiche a società di servizio, e le norme e il mercato delle professioni andrà ridisegnato in tal senso.

La riflessione di Angelo Ciribini

L'amico Angelo Ciribini ha di recente pubblicato su INGENIO una riflessione "L’identità dell’Architetto nell’era della Digitalizzazione" che è molto utile per riflettere su questa tema, sulla necessità di comprendere come cambia l'identità non solo degli architetti, ma di tutti i professionisti tecnici.

Un obiettivo ambizioso ? no, necessario 

In ogni caso occorre uscire da questa situazione nebbiosa in cui non vi è chiarezza su quello che deve essere il nuovo ruolo delle professioni.

E personalmente ritengo, che finché la Rete delle Professioni non avrà fatto chiarezza su questo punto, su quale sia la sua proposta per il futuro delle professione, sia inutile, anzi dannoso, andare ad inserire ulteriori sistemi volontari di certificazione delle competenze o specializzazioni. 

Per definire questo disegno, per assumersi la responsabilità di dare al Governo una proposta forte di riforma,  occorre spogliarsi dei titoli, delle proprie storie, del coorporatismo spinto e della difesa delle posizioni. Per farlo occorre il coraggio di pensare ai nostri figli e pensare che posso costruire un loro futuro solo se io smetterò di pensare al nostro passato.

Andrea, Armando, Carla, Francesco, Giampiero, Giuseppe, Mario, Maurizio, Nausicaa: a voi il difficile e importante compito. 

Andrea Dari

PS. il titolo, di cui mi scuso con il lettore per la violenza dei termini, nasce dal ricordo di un libro del 1974 “Come ammazzare la moglie e perchè” di Antonio Amurri e ovviamente si tratta di una provocazione per attirare l’attenzione sul tema.