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ll Grande Ritorno della Questione Industriale in Edilizia (Parte Seconda)

Proseguono le riflessioni di Angelo Ciribini

Penser l’architecture implique, en définitive, de se mouvoir constamment entre l’obstination muette de la matière et le désir de l’animer jusqu’à la faire parler. C’est cette tension qui nous occupera principalement ici
Antoine Picon
 

Chissà perché si sente un gran parlare di Edificio 4.0, mentre raramente si accenna a Infrastruttura 4.0.

 
Come che sia, la Quarta Rivoluzione Industriale ha ormai raggiunto, negli immaginari, pervasivamente il settore, senza, peraltro, che vi sia stata una attenta riflessione sui suoi, del resto, molteplici e, per certi versi, incerti, significati.
In ogni modo, se proprio dalla Manifattura 4.0, oltre che dalla Impresa 4.0, volessimo trarre un leitmotiv, esso starebbe nella cosiddetta Autonomization, che corrisponde a un disegno di messa in relazione, attraverso processi decisionali semi-autonomi, in tempo reale, non solo della catena intera di fornitura vera e propria, ma pure del cliente, colle sue specifiche richieste individuali e mutevoli.
Se prendessimo per buono un tentativo di trasposizione letterale di questo paradigma, potremmo scorgere un tema dominante nel pensiero più avanzato del comparto, che inizia a intravedere il cespite come associato alla erogazione dei servizi alla persona e che, di esso, vorrebbe ottenere una capacità dialettica ed evolutiva (adattiva).
Ancor prima di questo passaggio definitivo, già la diffusione dei Performance-Based Contract aveva già gettato i prodromi per un cambio di paradigma.
Si tratta di istanze che tradizionalmente sono legate alla partecipazione e alla flessibilità, ma che oggi si declinano anche con la fabbricazione additiva (oltre che con quella digitale) che si fa mass customizedcol 3D Printing e trasformativa col 4D Printing.
Al di là del fatto che si tratta di intenti evocativi e di casi sperimentali (tendenzialmente parziali), essi aiutano a comprendere come la essenza industriale forse non vada ricercata nei Modern Method of Construction, ma indicano che forse la sfida del prodotto immobiliare e infrastrutturale si giochi su piani meno tangibili e più sottili.
Già, in effetti, l'espressione Design for Manufacturing and Assembly può apparire meno riduzionista di quella di Off Site, intendendo una integrazione tra ideazione, produzione, logistica e assemblaggio, ma, come sempre accade, forse sarebbe utile una lettura demistificata di alcuni fatti.
Per prima cosa, una forte prefabbricazione automatizzata e robotizzata è da tempo presente in ogni segmento del mercato dell'indotto, non solo in quelli più legati alla meccanica, anche alla scala dei piccoli elementi, da assemblare, a secco o in umido, in opera, con una certa intensità di lavoro umano, coerente con la estrema frammentazione degli interventi (spesso sul costruito).
Altra cosa è immaginare di replicare alcuni esperimenti asiatici di grande robotizzazione e automazione dei cantieri di notevole dimensione, non solo per l’assemblaggio.
D’altronde, laddove, come per le facciate continue, si vanta la singolarità di ogni elemento (modulo) subentra la cosiddetta pannellizzazione, al fine di conseguire l’unicità incrementando la serialità.
A questo livello si può probabilmente, invece, immaginare una realtimed mass customization di elementi costruttivi sartoriali sull'esistente rilevato digitalmente, senza ricorrere forzatamente a soluzioni di assemblaggio unmanned, rivolta a una molteplicità di interventi di piccola e di media scala.
A tale proposito, è interessante notare come si tratterebbe, parzialmente almeno, di prefabbricazione, appunto fuori opera, alimentata da un passaggio originario precedente in opera (col digital survey).
E' chiaro, però, che in questo ambito, la Industrializzazione, declinata digitalmente, si tradurrebbe in un progetto industriale di (dis-)intermediazione attuata tramite piattaforme di messa in relazione tra Micro (e Piccola) Domanda e Offerta, in cui l'armamentario dei moderni metodi di produzione avrebbe, comunque, un ruolo strategico meno rilevante.
Si incontra qui il primo quesito da affrontare da parte delle rappresentanze imprenditoriali: atteso che sia improbabile la conservazione integrale dell’attuale stato di atomizzazione degli operatori economici, occorre immaginare che forma assumano le piattaforme digitali di coordinamento della Domanda e dell’Offerta di micro e di piccola dimensione.
Qui si rinviene un primo punto di tangenza tra gli operatori dell’imprenditorialità tradizionale del settore e i nuovi attori della disintermediazione digitale, che introduce al tema delle «alleanze», ben tenendo presente che l’egemonia può inverarsi sia nella sostituzione degli attori sia nella loro etero-direzione.
E', parimenti, molto interessante, osservare come, specialmente a fronte del mercato polverizzato, i produttori propongano i propri cataloghi nelle BIM Library con alcune disfunzionalità latenti.
Per una parte di essi, infatti, la pre-esistenza di un modello informativo digitalizzato legato alle logiche della progettazione meccanica e di produzione manifatturiera, appesantisce la dimensione degli oggetti, non ne finalizza la struttura dei dati e, infine, non garantisce un collegamento diretto tra disseminazione ai professionisti, selezione da parte delle imprese realizzatrici, azione dei distributori commerciali e proprio sistema informativo aziendale di supporto alla gestione.
Tali oggetti, oltre a tutto, non sono frutto di una evoluzione decisionale (progettuale) come i Livelli di Definizione o di Sviluppo lascerebbero intendere, figurando spesso sin dall'inizio quali segnaposti.
Si tratta di una digressione rispetto al filo della riflessione sulle strategie industriali del settore, ma ben testimonia di alcuni andamenti notevolmente sincopati.
Il rapporto che digitalmente intercorre tra i produttori e i costruttori/installatori innesca un secondo punto di riflessione sulla possibile distinzione o confusione tra di essi, oltre che richiedere una riflessione sul mutato ruolo della distribuzione commerciale.
Se si intende, invece, dare credito, specialmente per l'edilizia di sostituzione, in misura ridotta per quella di trasformazione, a una ipotesi di adozione di approcci marcatamente improntati all'Off Site (per incrementare la produttività, per accrescere la qualità di produzioni svolte in luoghi controllati, per abbattere i costi unitari e segnatamente l'intensità di lavoro), certo le sperimentazioni più promettenti sono quelle legate a un approccio integrato della produzione e della logistica che siano tese ad assicurare, una varietà distributiva, spaziale tecnologica e formale, ricorrendo a logiche combinatorie di essenza computazionale di parti relativamente ripetitive, sempre più associate a soluzioni di Machine Learning.
D'altra parte, a parità di concezione e di produzione versatile, i vincoli posti dalle regolamentazioni locali impongono ulteriori gradi di ottimizzazione e, soprattutto, l’adozione del sistema costruttivo non rimane l’elemento unico di attuazione delle combinatorie, che di esercitano, anzitutto, sulle articolazioni spaziali e, addirittura, su quelle comportamentali.
Anche in questa occasione, perciò, le combinatorie, che si dicono generative, si incentrano sempre più sulla correlazione tra caratteristiche del cespite tangibile e stili di vita degli occupanti prospettici.
In un certo senso, mentre la Prima Industrializzazione Edilizia era concentrata sulle connessioni tra gli elementi modulari e sulla loro coordinazione dimensionale e relazionale, le relazioni odierne sembrano vertere sempre più sulle modalità fruizione da parte degli utenti attesi.
Qui, pensando ai cicli di vita e delle vite (utili entrambi) si può azzardare un nesso con l'incipit evolutivo, anche se, dismesso da decenni il concetto del cespite che sia trasportabile, il tutto si riassume forse nell'essere questi smontabile o, per lo meno, riadattabile.
Si tratta di un possibile limite dell'intento, che ricaccerebbe lo sforzo nell'ambito di un tradizionale evoluto.
A ciò si cerca di sopperire introducendo, specialmente per il nuovo prodotto immobiliare, sistemi di automazione della gestione, ai confini colla cognitività, con il cespite che dialoga e apprende cogli o dagli occupanti.
Un terzo nesso investe, perciò, il legame, collaborativo o competitivo, tra i costruttori e gli Over-The-Top (prima di tutto, il GAFAM) che stanno investendo direttamente nella Smart Home e nella Smart City.
Negli Stati Uniti, però, si inizia a ragionare su una possibile alleanza tra prefabbricatori e costruttori, tutta da comprendersi in pratica alle nostre latitudini per le operazioni di Rigenerazione Urbana.
D'altronde, il presupposto della Prima Industrializzazione Edilizia era basato sulla crescita dimensionale degli operatori economici e sulla loro integrazione, ma attualmente il tessuto professionale e imprenditoriale medio (non quello micro e piccolo) non pare avere questa volontà né pare possedere la mentalità necessaria per ciò.
Si tratta di un tema rilevantissimo, poiché implicherebbe la riconsiderazione di una struttura imprenditoriale delle imprese di costruzioni (oltre che di installazioni) che hanno nel tempo perso le strutture tecniche e la concentrazione sul prodotto per dedicarsi a logiche immobiliari abbastanza antiquate, se si guarda , al contrario, alle notevoli azioni attuali dei grandi sviluppatori immobiliari, ben più attenti agli aspetti immateriali dei servizi agli individui e alle comunità.
Secondo questa ottica, sono gli sviluppatori immobiliari avanzati, piuttosto che non le imprese di costruzioni, ad apparire più prossimi a una cultura industriale che non necessariamente attraversi, come prioritari, i territori dell’Off Site e dei Modern Method of Construction.
È questa forse una nemesi per coloro che, da costruttori attenti al prodotto tangibile, si erano fatti immobiliaristi, senza, tuttavia, cogliere dello sviluppo immobiliare questo tratti, appunto, di «modernità».
Un altro modo di industrializzare il settore passa attraverso la sensorizzazione dei componenti edilizi e impiantistici, Smart Construction Object, che sostanzialmente, grazie alla trasmissione di flussi informativi in continuo, permetteranno al produttore di erogare attraverso di essi un servizio legato al manufatto, nel senso che, in taluni casi, anziché cedere la proprietà del bene offriranno le prestazioni corrispondenti.
Vi è, poi, una nozione di Industrializzazione che verte sulle Infrastrutture che, tuttavia, vivono sempre meno, che siano trasportistiche, idrauliche o di altra natura, una vita separata da quella grande infrastrutturazione del territorio che passa sotto le denominazioni di Smart City e di Smart Land.
Possiamo, dunque, cercare di definire la Cultura Industriale, abilitata digitalmente e finalizzata sostenibilmente e circolarmente, in misura minore per la natura dei processi produttivi dei beni immobiliari e infrastrutturali, atteso che essi possano davvero classificarsi 4.0 (molto più probabilmente saranno, al massimo, 3.0), proprio in misura del fatto che la Quarta Rivoluzione Industriale (che è anche Sociale) si fonda sul bene che si autoproduce, si autoregola, evolve e dialoga.
Si tratta di un bene fortemente relazionale, la cui materialità è parzialmente intangibile, poiché relazionale.
Quali saranno gli attori prevalenti sui mercati delle costruzioni della Quarta Cultura Industriale?