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L’industria edilizia accetta la sfida del cambiamento e punta su sostenibilità e marketing

L’industria edilizia accetta la sfida del cambiamento e punta su sostenibilità e marketing. Il punto al convegno Ance a Treviso

Puntare su tecnologia e tecniche di comunicazione per ritornare ad essere competitivi è la ricetta che emerge dal convegno di UNINDUSTRIA Treviso. 

29 Maggio – Treviso. In un contesto in cui l’economia italiana registra un andamento decisamente positivo il mercato delle costruzioni continua a vivere una fase di incertezza rispetto alle aspettative di ripresa. Sul settore pesa come un macigno il gap della scarsa capacità delle amministrazioni pubbliche a sapere gestire e trasformare in cantieri le risorse finanziarie messe a disposizione. Non c’è dubbio, tuttavia, che segnali positivi vi siano in un contesto profondamente mutato rispetto a quello di dieci anni fa.

Molti sono i fattori che stanno richiedendo all’industria edilizia di innovarsi e di saper intercettare esigenze nuove da parte della domanda, sia privata che pubblica. Diventa centrale, infatti, dare risposte adeguate in termini di sostenibilità, efficientamento energetico, sicurezza e confort, sapendo offrire garanzie sul prodotto e sulle soluzioni.

In questi anni a soffrire sono stati soprattutto alcuni settori produttivi tradizionali, ad iniziare dalle filiere del calcestruzzo e del laterizio, oggi chiamate a rinnovare le loro strategie produttive e di marketing. Questioni centrali che sono state oggetto del convegno: “Competere oggi nel mercato delle costruzioni”, promosso da UNINDUSTRIA Treviso e Civiltà di Cantiere.

I numeri della crisi

Secondo i dati del Centro studi dell’ANCE gli investimenti in costruzioni tra il 2007 e il 2017 sono calati del 36,5%. Un calo che, nel caso delle nuove abitazioni, è stato del 64,2%, se parliamo di edilizia non residenziale privata del 43,4% e del settore pubblico del 51%. Con un 2017 ancora in recessione e con la speranza che grazie alla spesa in opere pubbliche il 2018 diventi l’anno della svolta.

Come mostra il grafico, gli effetti della crisi sul settore del calcestruzzo hanno determinato un calo produttivo dal 2013 al 2017 del -32,6%, passando da 36.329 milioni di metri cubi a 27.391 milioni di metri cubi.

andamento calcestruzzo preconfezionato in Italia nel 2013 e 2017

Ancora più grave la crisi per l’industria del laterizio, un settore che appare fortemente ridimensionato (- 76,3% rispetto alla produzione 2007): se, infatti, nel 2007 c’era stata una produzione di 20,3 milioni di tonnellate, nel 2017 questa è scesa a 4, 8 milioni. Le vendite del primo bimestre 2018 registrano un andamento negativo con un calo del 3,1% sullo stesso periodo del 2017. Come ha sottolineato durante il convegno Gennaro Verbaro, Presidente Gruppo Laterizi, calce e cemento UNINDUSTRIA Treviso: “settori importanti come l’industria del cemento e dei laterizi, essenziali per un rilancio della competitività del nostro Paese in termini di capacità infrastrutturali e di qualità della vita, hanno subito in questi anni un ridimensionamento drammatico. Una ricollocazione al centro delle opportunità del mercato italiano delle costruzioni non è soltanto un’esigenza economica e occupazionale, bensì una necessità per il Paese. Per questo diventa importante individuare strategie innovative in grado di restituire valore a prodotti e soluzioni tecnologiche e costruttive senza le quali appare difficile garantire una crescita economica e sociale. Una questione su tutte riguarda la capacità di saper raccontare e testimoniare il valore dei nostri comparti industriali e dei nostri prodotti, così come la rispondenza delle nostre soluzioni alle nuove esigenze di qualità, durabilità e sostenibilità. Oggi il marketing costituisce un fattore spesso decisivo. Sicuramente le nostre filiere possono e devono fare molto di più, sapendo coinvolgere anche il mondo della progettazione e chi, come le imprese edili, è chiamato insieme a noi a cambiare approccio e modelli di business.”

Il futuro delle costruzioni

L’importanza di cambiare approccio assumendo una nuova consapevolezza che lo stato attuale delle costruzioni è il risultato di un mutamento profondo nella struttura stessa del mercato e non semplicemente una fase congiunturale è stato al centro dell’analisi del direttore di Civiltà di Cantiere, Alfredo Martini. “Gli operatori del settore stanno vivendo oggi quella che potremmo chiamare la fase di passaggio dal disorientamento alla consapevolezza, passaggio imprescindibile per quella rinascita che è nelle corde e nelle potenzialità del tessuto imprenditoriale e nei valori di settori industriali e prodotti come il calcestruzzo e il laterizio. La ristrutturazione è ormai pressoché compiuta. Certo molte aziende hanno dovuto chiudere e il calo di produzione è stato epocale, ma ora è urgente ripartire e per farlo bisogna accettare la sfida della digitalizzazione e della sostenibilità. Ed è proprio qui che questi settori possono vincere la partita se sapranno comunicare e dimostrare il loro valore prestazionale in una logica di garanzie per committenze, imprese e clienti finali. La competizione sul mercato si gioca oggi molto sulla comunicazione e sul marketing, ma anche sulla solidità e la capacità di saper trasmettere e dimostrare di meritare fiducia.”

E’ pienamente d’accordo con le opinioni espresse dagli altri relatori anche Massimiliano Pescosolido Segretario Generale di ATECAP, che durante il suo intervento ha ribadito l’importanza del tema della sostenibilità applicata alle costruzioni. “La sostenibilità è un tema di grande attualità nelle agende politiche dei governi dei vari paesi che viene dibattuto da anni e che sta concretamente diventando un valore per ogni prodotto. Tra questi non fa eccezione il prodotto edile, per la costruzione delle opere, infatti, il mercato richiede sempre più materiali naturali e salubri, materiali e aggregati provenienti dal riciclo, materiali e sistemi innovativi che possano essere riutilizzati a fine ciclo. Tutti i settori industriali, e tra questi anche le costruzioni, non possono più concedersi di pensare a un prodotto per rispondere a un solo bisogno limitato nel tempo e che, terminata la sua funzione, diventa semplicemente un rifiuto. Ciò è insostenibile non solo a livello ambientale per via delle risorse e delle energie limitate, ma anche a livello economico.

In un momento in cui qualità e rapidità sono due elementi chiave che definiscono la strada per la competitività all’interno del settore delle costruzioni i materiali possono fare la differenza. Questo il messaggio forte lanciato, nel corso dell’incontro, da Mario Cunial, vicepresidente di Andil e da Enzo Del Pra consigliere di Atecap e coordinatore Comitato calcestruzzo di Ance. Per Mario Cunial, vicepresidente ANDIL “il laterizio ha perso terreno negli ultimi anni, un po’ a causa della crisi economica globale e un po’ per l’arrivo di materiali nuovi. La buona notizia però è che le nostre aziende si stanno adeguando ai nuovi standard tecnologici, creando soluzioni altamente sostenibili e prodotti di altissima qualità che esportano nel mondo. Auspichiamo un rilancio nei prossimi due –tre anni e nel frattempo crediamo sia comunque utile rimanere aggiornati e affinare le competenze, puntando su marketing e formazione. Dopotutto il laterizio esiste da milioni di anni ed è un materiale altamente durevole e resistente che ha saputo migliorare notevolmente le proprie performances in termini di anti sismica e sostenibilità.”

L’opinione di Ezio De Pra, Consigliere ATECAP e Coordinatore Comitato Calcestruzzo di ANCE, è che “il settore del calcestruzzo sta provando a risollevarsi, mettendo in atto varie strategie, dal marketing alla ricerca tecnologica. Fortunatamente è uno dei materiali tradizionalmente più utilizzati in Italia, ma ciò che manca in questo momento è un investimento consistente per quanto riguarda il sistema infrastrutturale. Non è possibile avere un livello di strutture viarie e di servizi risalenti agli anni 50-60. Dobbiamo cercare di adeguare il nostro parco infrastrutturale al livello degli altri Paesi europei, e dobbiamo farlo in primis per la sicurezza dei cittadini.

Determinante appare sempre più garantire prestazioni corrispondenti ai progetti così come prodotti materiali e forniture sicuri e sempre più sostenibili. Qui un ruolo importante lo può svolgere la certificazione volontaria. Come ha ricordato Ugo Pannuti, responsabile settore sostenibilità di ICMQ, ente leader di certificazione in Italia per il settore delle costruzioni “I nuovi modelli di certificazione sono sempre più sicuri e affidabili, in linea con quanto la normativa richiede. Il nostro Paese è oggi leader dell’Unione Europea sulle politiche relative all’applicazione del Green Public Procurement, ossia le norme europee in materia di appalti pubblici verdi e le sue politiche rappresentano un riferimento anche per gli altri Paesi. Questo significa che stiamo procedendo in modo giusto, verso una maggiore trasparenza e credibilità. E’ da noi già attivo EPDItaly, il Program Operator di riferimento per le organizzazioni italiane che vogliono sviluppare e pubblicare le proprie EPD e renderle valide a livello internazionale, senza dover svolgere ulteriori verifiche.”

Per Matteo Corazza, vicepresidente dei giovani di ANCE Veneto “la filiera delle costruzioni deve saper accettare il cambiamento prestando la massima attenzione alle nuove esigenze della domanda garantendo una progettazione rigorosa e opere edili di qualità, utilizzando e valorizzando prodotti e materiali sperimentati. A questo fine è essenziale che le associazioni di rappresentanza creino occasioni per favorire una crescita della cultura tecnica tra le imprese, ma anche le supportino verso processi di aggregazione e a sostegno di nuove e più efficaci strategie di marketing. La grande sfida delle impresse serie, aperte all’innovazione e attente ai bisogni dei clienti si vince sapendo convincere famiglie e committenze a scegliere in una logica di filiera, prestando attenzione all’intero processo e a tutti gli elementi che compongono un’opera edile.”