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BIM, Internet of Everything & Data Science: Una Sfida per la Piattaforma Digitale Europea delle Costruzioni?

Quale Sfida per la Piattaforma Digitale Europea delle Costruzioni?

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All'interno della Commissione Europea, entro la Digital Single Market Strategy, come reso noto anche attraverso reti social ufficiali dedicate al tema, vi è l'intenzione di dare vita, accanto ad altre, già esistenti, a una Piattaforma Europea per la Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni , che farebbe seguito a iniziative in corso destinata alla Domanda Pubblica . Del tema si è discusso in numerose occasioni.

Tutto ciò richiede una prima riflessione sull'argomento delle piattaforme, ma pure una ulteriore riflessione sulle modalità di alfabetizzazione del Settore in Italia.

La nozione di piattaforma

Quanto al primo punto, è evidente che la nozione di piattaforma si possa declinare secondo diverse modalità, che di seguito si proverà a illustrare.
La prima di esse prevede che la piattaforma possa essere costituita da un insieme, legato a comunità di pratica, di linee guida metodologiche, descrizioni di buone pratiche, strumenti operativi), estendibile sino a offrire servizi, specialmente alle PMI: dalla redazione del computo metrico estimativo per la partecipazione a procedure competitive alla predisposizione di pratiche idonee al rilascio dei titoli abilitativi nell'edilizia privata nell'ottica delle istruttorie digitalizzate e semi-automatizzate.

Una seconda ipotesi attiene alla costituzione di un marketplace digitale in cui possano, computazionalmente o meno, avvenire transazioni commerciali, come già si è verificato altrove.
L'ulteriore evoluzione di questo approccio potrebbe essere offerto dalla istituzione di ambiente di condivisione che supporti la diffusione dello e-(Public) Procurement, abilitato dalla modellazione e dalla gestione informativa.

La possibilità che, tuttavia, appare più stimolante, che condensa anche alcuni aspetti delle idee in precedenza descritte, riguarda l'accezione di piattaforma quale ecosistema digitale finalizzato alla configurazione di soluzioni sartoriali relative a situazioni specifiche rilevate in tempo reale (dedicate principalmente, nei mercati maturi, all'intervento sul costruito) generate da potenzialità combinatorie di elementi digitalizzati e parametrici riferiti a repertori e a sistemi costruttivi relazionali e producibili attraverso la digital fabrication e l'additive manufacturing.
Tali combinatorie, in un primo tempo, si fonderebbero su regole pre-assegnate, che riflettano teorie e modelli di interpretazione dei fenomeni, per poi essere affinate nel tempo grazie al machine learning.

Si tratta di un tema estremamente sensibile, poiché i maggiori tentativi sin qui compiuti di costituire piattaforme digitalizzate sono stati improntati a un certo determinismo olistico, che implicava rigide modalità di ingresso e di operatività all'interno dell'ecosistema, mentre palesemente occorrerebbero soluzioni assai meno meccanicistiche e, al contempo, legate a concezioni innovative delle catene strategiche di fornitura.
Servirebbero, dunque, piattaforme in grado di procedere secondo schemi di funzionamento più versatili, in grado di auto-apprendere e di governare le filiere, oltre che di rispondere alla natura, sempre più cognitiva e interconnessa, dei beni immobiliari e infrastrutturali, capace di unire la gestione del ciclo di vita dei cespiti a quella del ciclo delle vite dei loro occupanti e utenti.

E' chiaro, dunque, che sia molto opportuno, all'orizzonte di questa intenzione comunitaria, domandarsi quale sia effettivamente lo stato dell'arte della Digitalizzazione del Settore delle Costruzioni in Italia.
Nel momento, infatti, in cui, nel Nostro Paese, si fa un gran parlare di BIM, avendo a disposizione alcuni casi di studio particolarmente interessanti (tra quelli meritevoli di attenzione, senza far torto ad alcuno, sono indubbiamente da segnalare l'esperienza del Comune di Melzo nell'edilizia scolastica e quella di EuroMilano per UpTown), occorre, prima di tutto, osservare come ci si trovi (come giustamente segnala anche OICE) in una fase del tutto embrionale di questa modalità di introduzione, disomogenea, della Digitalizzazione nel Settore delle Costruzioni.
Essa, peraltro, è accompagnata da una considerevole ignoranza dei contenuti del DM 560/2017 e delle norme UNI 11337 (oltre che, a maggior ragione, della normativa sovranazionale e internazionale): il che induce a supporre che i tempi della Transizione Digitale siano piuttosto dilatati e che, soprattutto, la sua diffusione sistemica e capillare richieda almeno un decennio di attesa (e di impegno).

Se, dunque, la popolarità del Building Information Modeling cresce vertiginosamente più come percezione che come adozione, col rischio di disseminare e di spacciare cattive e pessime pratiche, tinte di approssimazione e di riduzionismo, per best practice da emulare, sino a fare assurgere l'acronimo BIM a prefisso di ogni cosa, resta il fatto che, per la prima volta, almeno una parte degli operatori del comparto si sta lentamente accorgendo della portata del fenomeno che attiene al valore dei dati e della loro natura computazionale, numerica.

Per questa ragione, anche alla luce di quanto affermato a proposito della Piattaforma Europea (ma pure alla questione attinente, ad esempio, alle Smart City e alla Rigenerazione Urbana), bisogna considerare le modalità di regolazione e di governo della cosiddetta Trasformazione Digitale, agendo contemporaneamente su tre piani eterogenei:

  1. la istruzione della pancia profonda del mercato, fattore sistemico cruciale per la sfida in atto;
  2. il consolidamento di professionalità dedicate e di prassi di medio-alto livello sul mercato domestico e per quanto inerisce ai soggetti nazionali presenti sui mercati internazionali;
  3. la creazione di percorsi formativi e di modi operativi pionieristici dedicati all'Internet of Everything e di Data Science finalizzati al Settore delle Costruzioni.

Ancora una volta, nella probabile assenza di una politica industriale per il comparto, sinora, appunto, mancata in forma esplicita, e in presenza di una latente conflittualità tra le ragioni delle rappresentanze, competerebbe all'Accademia il proporre embrioni di una strategia industriale da sottoporre a istituzioni e a rappresentanze.

La possibile costituzione della Piattaforma Digitale Europea per il Settore delle Costruzioni, la pubblicazione delle norme ISO EN 19650-1 e -2, l'evoluzione dei lavori dello EU BIM Task Group, sono tutti fattori di un probabile futuro radicamento della Digitalizzazione nel Settore.

A livello nazionale, occorre il coraggio di una parte dell'Accademia di fuoriuscire da vecchi schematismi e di non limitarsi a proporre una offerta didattica e scientifica convenzionale: BIM-Based.

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