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Il Grattacielo Intesa Sanpaolo: il progetto e la sua ecosostenibilità

Le strutture principali, le facciate, gli impianti, le serre, ...

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Il progetto immobiliare più complesso ed ambizioso concepito da Intesa Sanpaolo negli ultimi anni è costituito dalla realizzazione del grattacielo per il Nuovo Centro Direzionale, che sorge sulla cosiddetta Spina due di Torino, alle spalle della stazione ferroviaria di Porta Susa, in un’area urbana che fa da cerniera tra il centro storico e l’inizio della zona semi-centrale del capoluogo piemontese, di grande importanza strategica nel quadro delle previsioni urbanistiche a medio e lungo termine della città.

Il grattacielo è un edificio di 38 piani fuori terra e 6 interrati. L’altezza complessiva di 166,26 metri ne fa uno tra gli edifici più alti d’Italia, secondo la classifica redatta dal Council on Tall Buildings and Urban Habitat (CTBUH).

L’iter progettuale di costruzione ha preso avvio nell’anno 2006 con un concorso internazionale di progettazione che ha visto vincitrice la proposta dello Studio RPBW Renzo Piano Building Workshop di Parigi. 

I lavori sono stati avviati nel gennaio del 2009 e si sono conclusi nel dicembre 2014. Nell’aprile 2015 è avvenuta l’inaugurazione ufficiale ed è iniziata la piena operatività del complesso.

L’edificio è caratterizzato dalle più avanzate soluzioni tecnologiche ed impiantistiche, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, e dalla massima attenzione ai livelli di sicurezza, qualità e comfort degli spazi di lavoro. Dal punto di vista della composizione architettonica rappresenta un originale mix di funzioni pubbliche e private.

Elementi strutturali principali

Il basamento dell’edificio è stato costruito con la tecnica “top down”. Dopo aver realizzato una berlinese di contenimento superficiale del terreno e i diaframmi di perimetro del lotto rettangolare di circa 160x40 m, per una profondità di circa 41 m, si è proceduto allo scavo sino alla quota di intradosso del solaio di calpestio del secondo livello interrato. Qui sono stati realizzati 79 pali provvisori e sono state posate le casseforme dell’impalcato che, stabilizzando per contrasto, i diaframmi di contenimento, ha consentito di effettuare in sicurezza lo scavo del volume sottostante, sino alla posa della platea di fondazione a circa -24 m dal piano di campagna. Da qui si è proceduto a costruire verso l’alto.

La struttura verticale principale è realizzata da una miscela di calcestruzzo armato e acciaio. Il primo è impiegato per realizzare gli elementi di irrigidimento, i cosiddetti “core”, che costituiscono i nuclei di contenimento degli ascensori e delle principali dorsali impiantistiche. L’acciaio è stato impiegato invece per le megacolonne e per le strutture di pilastri e travi di sostegno degli impalcati di piano e i controventi trasversali (tubi di torsione) e diagonali (funi). Le megacolonne, che scandiscono il perimetro dell’edificio sui prospetti est ed ovest, sono in realtà strutture miste, ossia costituite da un doppio guscio in acciaio riempito in opera con un getto in calcestruzzo, anche per ottimizzare il comportamento antincendio.

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Figura 1 – Concio di megacolonna con nodo

Il livello 6 è occupato per tutta la sua altezza dai transfer sud e nord. Il transfer sud è un impalcato rigido in robuste travi di acciaio, che svincola i livelli sottostanti dalla presenza dei pilastri intermedi. Esso consiste in sostanza di quattro travi reticolari ortogonali saldate alle megacolonne esterne. I componenti hanno sezioni a Π e scatolari, assemblati utilizzando piatti da 100 mm di spessore. Il transfer sud pesa oltre 2000 tonnellate ed è stato assemblato sul solaio al livello del secondo piano interrato e innalzato in quota, utilizzando otto sistemi “strand jack” posizionati sulla testa di quattro torri varo a ridosso di altrettante megacolonne. Appeso al transfer sud tra il piano 1° e il piano 5°, attraverso una struttura a pendini, si trova l’auditorium. Il transfer nord è un impalcato rigido costituito da una trave reticolare di bordo connessa al core in calcestruzzo armato attraverso due mensoloni a squadra ancorati attraverso un sistema di 12 barre “Macalloy”. Ha la funzione di sostenere a sbalzo tutti gli uffici dal piano 7 al piano 33 e di reggere, appesi, i livelli 3, 4 e 5.

La struttura secondaria dell’edificio al di sopra del transfer sud è costituita per ogni piano in un telaio in acciaio a supporto di un impalcato formato da un insieme di 81 tegoloni a Π rovesciato, in calcestruzzo armato precompresso. 

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Figura 2 – Il transfer sud

La parte sommitale dell’edificio, la cosiddetta serra bioclimatica, è realizzata con pilastri reticolari perimetrali di altezza di ca. 15 m affiancati e posti lungo le facciate ovest, sud ed est. Essi sorreggono le travi di reticolari che realizzano un sistema di copertura del tipo “shed” con parte opaca inclinata rivolta a sud e parte vetrata verticale rivolta a nord.

Facciate 

Il “cladding” principale dell’edificio è costituito da facciate a doppia pelle, distribuite principalmente sui fronti rivolti a est e a ovest. La pelle esterna è un’importante struttura con lamelle in gran parte apribili (4.516 elementi apribili su 12.613 presenti), mentre quella interna è una facciata continua a cellule dotate di schermature del tipo a veneziana (1.080 cellule). Tra le due pareti in vetro vi è una passerella in acciaio per l’ispezione e la manutenzione. Le facciate e le strutture di schermatura a loro connesse assolvono funzioni strategiche per gli aspetti bioclimatici dell’edificio e per il comfort interno degli uffici:

  • riducono gli apporti energetici
  • interagiscono con un sistema di ventilazione naturale notturna dell’intercapedine dei solai per ridurre il consumo di energia per il raffrescamento diurno estivo
  • regolano l’illuminazione naturale degli ambienti interni.

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Figura 3 – Dettaglio della facciata a doppia pelle.

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