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CERT'ing, che cosa ne pensano i Presidenti degli Ordini degli Ingegneri

Il terzo approfondimento sulla certificazione delle competenze degli ingegneri

CERT'ing: sola o soluzione ? prosegue l'approfondimento

certing-competenze.gifProsegue il nostro approfondimento sul tema della certificazione delle Competenze che un Ingegnere è in grado di esprimere, concretamente, sul campo e se il CERT’ing possa essere la soluzione da adottare.

La nostra ricerca è nata con una comunicazione del CNI in cui si ricordava uno dei benefit del CERT’ing, quello di avere 15 crediti formativi compresi nella quota di certificazione. Con un primo articolo abbiamo quindi dato visibilità alla comunicazione del CNI, ad alcuni pezzi salienti del regolamento e a due spiegazioni video degli ingg. Stefano Calzolari e Angelo Valsecchi.

Con un secondo articolo abbiamo intervistato alcuni ingegneri certificati, per conoscere le motivazioni, come avviene l’esame, la qualità degli esaminatori e … se proseguiranno nel mantenere questa certificazione nel tempo, dopo la scadenza.

In questo terzo articolo abbiamo voluto raccogliere le riflessioni di alcuni presidenti degli Ordini Territoriali. Abbiamo inviato l'intervista a tutti i Presidenti (quasi) degli Ordini degli Ingegneri, abbiamo dato pochissimo tempo per risponderci in modo che fossero risposte libere, sulla base della conoscenza esistente, e in diversi ci hanno risposto, ecco cosa ne emerso.

Esiste un problema del riconoscimento delle competenze dei professionisti in Italia ?

Donato Musci - Bergamo: sicuramente sì

Giancarlo Fianchisti - Firenze: il problema esiste e, per quanto riguarda questo Ordine, risulta  evidente l'impossibilità di certificare seriamente la competenza dei nostri iscritti  in settori specifici tant'è che le richieste di  fornire  nominativi di esperti che ci pervengono dall'esterno sono  limitatissime.

Nicola Marcucci - Viterbo: In merito al punto 1 confermo le problematiche relative al riconoscimento delle competenze dei professionisti. Vi sono difficoltà evidenti nel chiarire le competenze dei singoli professionisti ed i limiti alle loro attività. Va quindi necessariamente chiarito, all’interno della rete tecnica delle professioni, le competenze superando le reciproche diffidenze.

Pietro Vassalli - Varese: sì

Maurizio Paulini - Macerata: Sicuramente si, da quanto sono a conoscenza non figura un Ente certificatore specifico di cui si può avvalere il professionista. Ci sono procedure di certificazioni ISO ACREDIA, etc...che prendendo spunto da quanto adottato per le ditte hanno possibilità di rilasciare anche ai professionisti una certificazione di qualità ma non legata alla specificità della professione.

Mauro Annarelli - Frosinone: Certo che esiste. Nel nostro paese, causa anche la situazione economica, da anni i ruoli dei professionisti non sono più definiti come in realtà dovrebbe, ci sono continui sconfinamenti di competenze che portano spesso a prestazioni professionali scadenti se non addirittura pericolose per chi ne fruisce;

Marco Francescon - Biella: Esiste un problema di riconoscimento della professionalità. In un momento in cui l'utente finale (privato e/o pubblico) guarda al solo preventivo, alla ricerca del "minor costo", senza valutare i curricula e nel contempo le riserve di legge riguardano sempre meno competenze rispetto all'ampliamento delle materie in cui necessita l'intervento dei professionisti, bisogna trovare un modo di distinguere la competenza e l'esperienza positiva e di alto livello. Mi immagino per le P.A. una valutazione del curriculum in base alla qualità dei lavori e non al solo dato numerico della somma degli importi eseguiti

Giacomo Pucillo - Benevento: il problema delle competenze professionali, unitamente a quello dell'equo compenso, è la vera sfida / spina nel fianco dell'Ingegnere libero professionista e dipendente pubblico.

2. In che cosa il CERT’ing può essere la soluzione a questo tema ?

Donato Musci - Bergamo: “La certificazione delle competenze, che difficilmente può essere fatta dagli Ordini per come sono organizzati in Italia, può essere un modo per qualificarsi ed essere riconoscibili sul mercato come avviene in tutto  il resto del mondo"

Giancarlo Fianchisti - Firenze: ritengo che CERT'ing , specie nella forma piu' avanzata , sia maggiormente in grado di selezionare con obbiettivita' l'effettiva competenza nei vari settori  e puo' quindi avere maggiore credibilita' all'esterno

Nicola Marcucci - Viterbo:  Stante la situazione attuale diventa difficile che CERT’ing possa essere la soluzione. Lo potrà essere nel momento che le competenze saranno chiarite a livello globale e quindi a quel punto riconoscere la specificità delle competenze dei singoli professionisti. Considerando anche la esperienza pregressa e la base di operatività del professionista. 

Pietro Vassalli - Varese: Nel mondo industria/IT certing non è riconosciuto. Le certificazioni sono altre, realizzate da vendor (Microsoft, Cisco, Apple, Oracle, IBM...) e da agenzie modiali (PMI - che non è piccole e medie imprese ma Project Management Institute, Prince2, Agile, ITIL…). Per essere appetibile dovrebbe avere un meccanismo di automatico riconoscimento delle certificazioni necessarie sul serio a lavorare

Maurizio Paulini - Macerata: Essere una certificazione specifica del mondo professionale e mirata alle competenze e procedure legate a tale attività

Mauro Annarelli - Frosinone: CERT’ing è un primo passo importante per la soluzione del problema, ma ritengo che la strada dovrebbe essere intrapresa anche dalle altre categorie professionali, così da ridurre al minimo le “interferenze” tra le professioni che si occupano della stessa materia;

Marco Francescon - Biella:  Il CERT'ing dovrebbe riuscire a far distinguere questi dati, a fungere da elemento premiante sia in ambito privato con un riconoscimento, ad esempio, da parte dello Stato all'interno del Codice degli Appalti equiparandolo alla SOA delle imprese e/o tramite protocollo con Confindustria, Confartigianato e/o le Associazioni di tutela dei cittadini in ambito privato.

Giacomo Pucillo - Benevento: Purtroppo, ho esperienze di certificazioni e verifiche in altri settori solo formali. Questo deve far riflettere per porre in essere le contromisure al fine di arginare questo problema.

3. Che cosa dovrebbe avere in più, il CERT’ing a suo parere per essere migliorato ?

Donato Musci - Bergamo: “Il riconoscimento ACCREDIA sarà importante, perché già noto al mercato, ma l’importanza vera di CERT’ing sarà la possibilità di aggregare con modalità rinnovata la nostra comunità che è andata un po’ troppo disperdendosi nel passato recente”

Giancarlo Fianchisti - Firenze: CERT'ing mi pare gia' impostato piuttosto bene, penso che i miglioramenti ed aggiustamenti che verranno sicuramente effettuati con l'uso nel tempo  lo renderanno sicuramente molto efficace; sta ora a noi, Ordini provinciali, farlo conoscere meglio ai Colleghi

Nicola Marcucci - Viterbo: In merito al punto 3  CERT’ing può essere certamente  migliorato. Tutte le procedure devono essere soggette a revisione e costantemente monitorate e migliorare. La possibilità di certificazione deve inoltre essere  assunta anche dalla normativa in modo che le stesse diventino la base per acquisizione delle commesse e diamo maggiori credenziali ai committenti. Nonché fungere da agevolazioni per gli obblighi che sono attualmente a carico del professionista. 

Pietro Vassalli - Varese: Automatici riconoscimenti dei soggetti che siano già riferimenti per il mercato. Uno standard che si "impone" dell'alto, senza avere valori aggiunti, ha poco senso.

Maurizio Paulini - Macerata:  Sicuramente la premialità per il professionista nell'avere conseguito la certificazione che deve essere riconosciuta nell'ambito degli appalti pubblici ma anche come eventuale qualifica premiante nella stipula di polizze a garanzia dei lavori.

Mauro Annarelli - Frosinone: CERT’ing per come è stata pensata è un valido strumento per la certificazione delle competenze che, per avere una reale valenza, dovrà avere il riconoscimento delle Amministrazioni pubbliche e dalle società private, per esempio attribuendo nei bandi di gara un titolo di preferenza nella scelta del professionista.

Marco Francescon - Biella:  Il CERT'ing dovrebbe riuscire a far distinguere questi dati, a fungere da elemento premiante sia in ambito privato con un riconoscimento, ad esempio, da parte dello Stato all'interno del Codice degli Appalti equiparandolo alla SOA delle imprese e/o tramite protocollo con Confindustria, Confartigianato e/o le Associazioni di tutela dei cittadini in ambito privato. A mio parere dovrebbe essere più chiaro il metro di valutazione. Chi valuta oggi già sicuramente lo farà in base ad un sistema stabilito e validato (fossanche dal fatto che tutto è controllato da ACCREDIA), ma dovrebbe essere trasparente e pubblico per tutti coloro che vogliano iscriversi e che magari esitano perchè "non sanno se sono all'altezza" (mi immagino i colleghi che fanno magari tanti lavori di modesta entità e che pensano che i loro siano, solo perchè più economici, più semplici di quelli milionari quando invece è forse vero il contrario). E' vero che i colleghi che valutano sono del medesimo settore ma questo non basta forse a togliere i dubbi. Sarebbe forse interessante creare un format, predisposto dall'Agenzia CERT'ing, che porti in giro per l'Italia, presso gli Ordini aderenti sul modello dei seminari INARCASSA, delle "simulazioni di certificazione" e che nel contempo possano rispondere alle domande dei colleghi eventualmente interessati. Per far questo si potrebbe far intervenire i colleghi già certificati e/o chiedere la collaborazione dei Consigli Territoriali.

Giacomo Pucillo - Benevento: Le misure per garantire una certificazione che faccia emergere la professionalità.

Quel che si è studiato all'Università non basterà per il resto della vita.

Un ulteriore spunto di Marco Francescon - Biella: Se posso mi permetto solo di far notare una cosa sulla domanda relativa ai CFP dei vostri precedenti articoli. Il riconoscimento dei CFP e l'aggiornamento continuo in generale dovrebbe nascere dalla comprensione che l'evoluzione tecnica e normativa obbliga ognuno di noi a non pensare che quel che ha studiato all'Università gli basterà per il resto della vita. L'Università ci deve dare le competenze di base ed il metodo ma poi sta a noi mantenerci formati ed informati, come piace dire a chi fa sicurezza. La volontà (del legislatore) di far diventare la formazione continua un nuovo mercato per operatori economici che di questo vivono sta trasformando una giusta motivazione in un business senza senso per cui le domande sono "quanti crediti mi dai e quanto costa" invece della più corretta "di che cosa si tratta". Non è un problema solo nostro ma di tutte le professioni. Attenzione quindi a non trasformare un'idea importante e nobile come il riconoscimento delle proprie competenze semplificandola e svilendola con il fatto che così mi tolgo il problema dei CFP per tre anni con 100 euro all'anno. Ci sono altre strade, sicuramente più difficili ma più "alte", per rendere appetibile la certificazione. Altrimenti diventiamo come quei clienti che scelgono il professionista in base alla sola convenienza economica e non alla professionalità. Comunque se CFP devono essere, anche io li avrei resi sostitutivi dell'autocertificazione ma il regolamento li distingue separamente nell'Allegato A per cui non si poteva...

CERT'ing: le nuove conclusioni di Andrea Dari

ANDREA-DARI---INGENIO-002.jpgDalle interviste emerge una opinione generale che la Certificazione delle Competenze sia un problema prioritario da affrontare e un condivisa fiducia sul CERT'ing. Ho evidenziato con il testo in rosso le risposte meno allineate o più propositive.

Parlando con i professionisti ho la sensazione che il tema lanciato da Pietro Vassalli di Varese, che ricorda quanto avvienre nel mondo industria/IT dove il Certing non viene riconosciuto e le certificazioni sono altre, realizzate da vendor (Microsoft, Cisco, Apple, Oracle, IBM...) e da agenzie modiali (PMI - che non è piccole e medie imprese ma Project Management Institute, Prince2, Agile, ITIL…) sia un tema importante da affrontare.

Facendo a questo punto la somma dei tre approfondimenti e di quanto emerso, l'impressione è quindi che il tema sia sentito da tutti, ma al momento CERT'ing non abbia ancora funzionato per diversi motivi: poca diffusione interna, pochi accordi esterni (con PA, Privato ...), necessità di chiarire alcuni passaggi interni. La questione Accredia peserà molto. E chi l'ha provato però è soddisfatto. La parte dei crediti formativi è apprezzata. 

Una ultima considerazione per oggi: in Italia spesso chi fa sbaglia, ed è più facile criticare che fare. CERT'ing è una proposta istituzionale sul piatto della professione. Con questi approfondimento l'obiettivo non è criticare, ma proporre, non è giudicare, ma dare un supporto per una riflessione. L'importante è capire se CERT'ing è lo strumento giusto, perchè in caso contrario inutile spenderci nostre risorse, e se lo è cosa occorre fare per farlo funzionare, perchè 472 certificazioni in cinque anni sono troppo poche.

Da domani avvio il quarto approfondimento, con chi non lo anticipo, altrimenti ... qualcuno potrebbe farmi concorrenza (vero Gianluca ???)

A presto,

Andrea Dari