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Cambio destinazione d’uso: basta la SCIA tra categorie omogenee! Ripasso delle regole

Cassazione: il cambio di destinazione d'uso senza opere è sottoposto a SCIA se si trova nell’ambito della medesima categoria urbanistica, ma serve il permesso di costruire per le modifiche che prevedono il passaggio di categoria o quando il cambio destinazione d’uso riguarda centri storici

Cambio di destinazione d'uso: ripassiamo le regole del gioco

Per i cambi di destinazione d'uso cosa serve? Basta una semplice SCIA oppure è necessario richiedere il permesso di costruire? L'annosa questione è al centro di una rilevante sentenza della Corte di Cassazione la n.40678/2018 dello scorso 13 settembre, dove il fulcro è che per far si che basti una SCIA, si deve provare che il cambio di destinazione sia intervenuto tra classi urbanistiche omogenee e che non riguardi un'edificio situato in un centro storico.

Cambio di destinazione d'uso: le regole del gioco

Quindi, semplificando:

  • il cambio destinazione uso senza opere è sottoposto a SCIA a patto che si trovi nella stessa categoria urbanistica;
  • serve il permesso di costruire riguardo le modifiche che prevedono il passaggio di categoria o quando il cambio destinazione d’uso è stato compiuto nei centri storici, anche nel caso in cui è stato eseguito all'interno di una stessa categoria omogenea.

Nel caso specifico, la Cassazione ha rigettato il ricorso presentato contro la sentenza del Tribunale di Reggio Emilia che aveva condannato il titolare di un esercizio commerciale a 1.000 di ammenda (art.44, dpr 380/2001) per aver cambiato la destinazione d'uso del locale da esercizio commerciale di vicinato ad avente oggetto attività ludico-ricreativa.

Sostanzialmente, non è sufficiente dimostrare che il mutamento della destinazione d'uso sia stato eseguito in assenza di opere edilizie interne, ma occorre dimostrare che il cambio della destinazione presenti il requisito dell'omogeneità, nel senso che sia intervenuto tra categorie urbanistiche omogenee perché il cambio, allorquando investe categorie urbanistiche disomogenee di utilizzazione, determina, come nella specie, un aggravamento del carico urbanistico esistente.

Pertanto, è giuridicamente rilevante solo il mutamento di destinazione d'uso tra categorie funzionalmente autonome dal punto di vista urbanistico, posto che nell'ambito delle stesse categorie possono aversi mutamenti di fatto, ma non diversi regimi urbanistico-contributivi stantí le sostanziali equivalenze dei carichi urbanistici nell'ambito della medesima categoria.

Cambio di destinazione d'uso tra categorie incompatibili: scatta la multa

Per gli ermellini, la sentenza impugnata non merita censure, avendo correttamente ritenuto la configurabilità del reato urbanistico in quanto, contrariamente all'assunto del ricorrente, il mutamento della destinazione d'uso è stato effettuato proprio con riferimento a categorie tra loro incompatibili, trattandosi di esercizio ove veniva svolta l'attività di elaborazione dati relativi all'attività di giochi e scommesse, come appurato dal Tribunale, ricadente come attività di uso B17 all'interno del R.U.E., e, quindi, praticabile solo nelle zone produttive, mentre il locale, ubicato in una via non ricompresa nella zona produttiva, era stato autorizzato per attività ad uso negozio.

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