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Una donna Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma

Una donna Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma: Carla Cappiello.

Intervista a Carla Cappiello

Cara Carla, vogliamo cominciare l'intervista con una domanda che non riguarda né programmi né i proclami, ma una considerazione: una donna presidente dell'Ordine degli Ingegneri più grande d'Italia. Che significato c'è dietro a questo evento, a questa svolta, in un Paese in cui non c'è mai stato un Presidente della Repubblica, o del Consiglio, o dello stesso CNI donna?

Ritengo che l'approvazione che ho ricevuto dai miei colleghi rappresenti una svolta epocale, poiché parte dall'Ordine più grande d'Italia, con i suoi 23 mila iscritti, e soprattutto da una classe pensata sempre al maschile.
Definisco orgogliosamente questa vittoria come “una realizzazione anche di un processo di pari opportunità” in un paese complesso come il nostro. Le statistiche internazionali indicano, infatti, l'Italia come la nazione che segna il maggior divario tra uomini e donne in termini occupazionali e dirigenziali. Il così detto “gender gap” è elemento di disparità in tutti gli ambiti: politico, lavorativo, sociale, economico ed istituzionale. Tutto ciò è il simbolo di una crisi socio-culturale che coinvolge il concetto di rappresentanza.
Ma la presenza di una donna per un incarico come quello a cui sono stata designata non è importante solo per la scelta di genere, ma per il significato che esprime.
I consensi ricevuti delineano un chiaro segnale: gli ingegneri romani hanno votato per una progettualità nuova. Il programma elettorale della mia squadra, “I Quindici di IdEA”, si è basato sia sulle grandi tematiche sia sui temi spesso rimossi e a volte marginalizzati, ma di grande valore per il nostro settore.

Roma rappresenta da sola più del 10% degli ingegneri iscritti agli ordini degli ingegneri in Italia. Una domanda viene spontanea: un piccolo regno all'interno del CNI o una risorsa per il CNI?

La storia ci insegna che i feudi e i piccoli regni non possono più esistere. Solo la cooperazione tra le parti porta al raggiungimento degli obiettivi. Questo concetto vale anche per il rapporto tra i singoli Ordini e il CNI.
Soprattutto in questo periodo storico di forte crisi economica l'unione fa e deve fare la forza.
A mio avviso, Roma e la sua vasta provincia rappresentano una risorsa per il CNI. Dal nostro territorio possono partire, a vantaggio di tutti gli ordini, vista l'alta gamma di specializzazioni ingegneristiche presenti, soluzioni a problematiche esistenti, idee e progetti. Così come possono individuarsi nuove e specifiche esigenze.
Uno dei punti cardine del mio programma, infatti, è la volontà di aprirsi maggiormente verso l'esterno e verso il CNI, con cui bisogna collaborare attivamente per una maggiore valorizzazione e tutela della nostra professione.

L'Italia è passata dall'essere il sesto mercato delle costruzioni a uno dei tanti in ambito mondiale, il numero di appartamenti costruiti nel 2012 si è ridotto a un quarto di quello che si costruiva nel 2008: un crollo quindi di uno dei mercati di riferimento per l'ingegneria.
Al tempo stesso l'Agenda Digitale Europea evidenzia che c'è bisogno di 900.000 nuovi tecnici dell'ICT. Credo che ogni Ordine non possa non tenere conto di questa evoluzione, che tocca anche un altro tema, quello della internazionalizzazione: che idee hai in questo senso?

Il crollo del settore delle costruzioni e del collegato mercato immobiliare è sotto gli occhi di tutti. I dati statistici dell'ultimo periodo segnano una fortissima crisi.
Si è in un circolo vizioso in cui non si compra e, quindi, di conseguenza non si vende il già costruito, non si costruisce più, le banche non concedono finanziamenti, vi sono grandi difficoltà a “rientrare” nei costi, si licenziano gli addetti, si diminuisce ulteriormente la capacità di spesa a livello di sistema-paese.
Le aziende del comparto sono in una morsa. Ci si poteva pensare prima? Si potevano fare calcoli differenti? Col senno del poi sarebbe facile rispondere. Credo solo che a livello di UE e di sistema nazionale debbano cambiare le politiche. Non più soluzioni di “maquillage”, serve concretezza e senso di responsabilità per uscire dal gap.
D'altro canto il settore informatico si sta evolvendo fortemente, dimostrando che la nostra società si dirige verso una maggiore produzione di idee, rispetto a quella di beni materiali.
Il ruolo dell’ICT diviene sempre più strategico, essendo il terzo settore dell’ingegneria o “ingegneria dell’informazione” quello dedicato alle tematiche digitali, le più innovative.
La collettività richiede che a operare nell'ambito informatico siano professionisti competenti e preparati, capaci di condividere le grandi responsabilità legate al loro lavoro, come il trattamento e la tutela dei dati sensibili.
Gli iscritti all’Ordine rappresentano la naturale risposta a tale richiesta. E’ importante che tutti inizino a conoscere questa ulteriore anima dell’ingegneria italiana piena di talenti ed eccellenze, spesso elementi fondamentali di realtà aziendali di successo nazionale ed internazionale.

Nel CNI si sta dibattendo di Crediti formativi, un tema molto controverso.
Qual è la tua opinione?

Non è un tema controverso, piuttosto, direi delicato.
La formazione continua deve essere intesa come ampliamento della propria cultura, allargamento delle proprie possibilità di crescita professionale e non come una mera ricerca di un credito, che è solo un semplice valutazione delle competenze.
La delicatezza risiede nel considerare le mille sfaccettature di una professione molto variegata, composta da più specializzazioni, da liberi professionisti e dipendenti. Ci sono, comunque, dei “paletti” prefissati dalla legge, motivo per cui la “Scuola Superiore di Formazione Professionale per l'Ingegneria”, di cui sono componente del Consiglio Direttivo, opera di concerto con il CNI coordinando, promuovendo e gestendo un sistema di formazione post universitaria costante. Infatti, obiettivo della Scuola è garantire una formazione di alta qualità, proiettata all'Europa, che, per la tutela dell’interesse pubblico e per la sicurezza e il benessere della collettività, sia fondata su elementi capaci di assicurare il raggiungimento di un adeguato livello di preparazione professionale, aggiornando e approfondendo conoscenze e competenze.

Di recente è stata approvata la riforma INARCASSA: anche questa ampiamente dibattuta. Una delle conseguenze immediate della riforma è la minore redditività dei nostri versamenti ai fini della pensione. Secondo te questo dovrà portare i nostri iscritti a rivedere le politiche previdenziali finora seguite ? L'Ordine può diventare un supporto per le scelte degli ingegneri? Cosa ne pensi dei numerosi canali di comunicazione attivati dalla Cassa, come il blog e gli altri strumenti?

Dopo il decreto Salva Italia, D.L. 201/2011, l'INARCASSA ha dovuto adeguarsi ai nuovi criteri di sostenibilità. Si è così abbandonato il calcolo retributivo, sostituito da quelli contributivo. La pensione è calcolata sulla base di quanto si è versato alla cassa, operando la media dei migliori 22 anni sugli ultimi 27. E' come avere un'assicurazione pensionistica. Fittiziamente si tratta di un conto su cui il professionista versa una parte del suo reddito, accumulando capitali e interessi. All'età pensionabile si riceverà con delle rate mensili il capitale accumulato nel tempo, detratte le spese di gestione di INARCASSA.
Questo calcolo però è influenzato da alcuni fattori: gli anni di contribuzione, il tasso di rendimento dei contributi, il coefficiente di trasformazione del capitale in rendita. Sebbene, si possa aumentare l'importo della prestazione con un versamento volontario, è molto probabile che gli ingegneri si rivolgano anche ad altri tipi di assistenza previdenziali privati, da affiancare alla nostra cassa.
L'Ordine può fare poco nei confronti di INARCASSA. Però, può e deve essere al servizio degli iscritti, qualora chiedessero e necessitassero di informazioni. Infatti, noi provvederemo nel nostro Ordine a organizzare dei seminari su queste tematiche, per aiutare i colleghi a orientarsi.
A mio avviso all'interno di INARCASSA, si dovrebbe potenziare il ruolo dei delegati, che sono coloro che eleggono il Consiglio di Amministrazione e a cui quest'ultimo dovrebbe relazionarsi prima di prendere delle decisioni, sebbene quelle finali spettino solo a tale organo.
Credo che dare più voce ai delegati significhi dare più spazio anche alle istanze degli Ordini e di tutti gli ingegneri.
In merito agli strumenti di comunicazione, ritengo che, se da una parte tutto ciò che porti meno burocrazia sia da considerare (in ogni settore) positivamente, dall'altra trattandosi di tematiche importantissime, come il tenore di vita durante la nostra vecchiaia, sia sempre da prediligere il rapporto interpersonale, il contatto umano. Perché uno strumento, per quanto ben programmato, rimane sempre uno strumento.