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Infortuni sul lavoro: intervista a Gaetano Fede - Gruppo di lavoro “Sicurezza” del CNI

Il fenomeno degli infortuni sul lavoro alla luce della pubblicazione della relazione finale sul tema approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta.

1. La Commissione parlamentare ha evidenziato come il recepimento dell’attuazione del Testo unico n. 81 del 2008 presenti ancora ostacoli e ritardi nei settori dove si concentra maggiormente la presenza delle piccole o piccolissime imprese, come ad esempio nell’edilizia, che non a caso è uno dei comparti con il maggior numero di infortuni (anche mortali). Le cause sono essenzialmente di tipo organizzativo e culturale, ma anche l’attuale crisi economica gioca un ruolo pesante, ostacolando un’applicazione completa delle norme e incoraggiando estesi fenomeni di irregolarità, in particolare di lavoro sommerso. Occorre intervenire intensificando i controlli e, soprattutto, accrescendo la formazione e il coinvolgimento degli operatori. Qual è il ruolo del CNI in questo contesto?

In primo luogo mi preme evidenziare che il Consiglio Nazionale degIi Ingegneri (CNI) ha recentemente costituito il gruppo di lavoro “Sicurezza” nel quale sono stati inseriti 9 esperti provenienti da tutte le parti d’Italia (Damiano Baldessin (TV), Francesco Paolo Capone (NA), Michele Carovello (AV), Marco Di Felice (VI), Luigi Galli (Roma), Antonio Leonardi (CT), Carlo Rizzieri (RO), Rocco Sassone (MT), Remo Vaudano (TO), Luca Vienni (PT). Il gruppo di lavoro affronta il tema della sicurezza in senso lato (compresi i temi connessi alla prevenzione incendi), e quindi, nello specifico, anche i temi della sicurezza sui luoghi di lavoro; in tale ambito ha già approfondito alcune tematiche che saranno oggetto di specifici interventi attraverso convegni e puntuali note del CNI agli organi competenti. Il ruolo del CNI è senz’altro proiettato a favorire la qualificazione dei professionisti che si occupano di prevenzione e sicurezza. Affidabilità dei professionisti, integrazione delle competenze, approcci metodologici rigorosi e qualità dei servizi sono, infatti, l’unico viatico per garantire ai cittadini/lavoratori i necessari livelli di sicurezza nei luoghi di lavoro, ancor più in presenza di congiunture economico-sociali come quelle che attualmente il Paese sta attraversando. La situazione economica di forte recessione non può essere un pretesto per abbassare (o peggio giustificare) il livello di guardia e gli ingegneri devono rappresentare un baluardo per evitare tale pericolosa china. La qualificazione professionale dei nostri iscritti, a partire dal 1996 (anno di entrata in vigore del Decreto 494), non si è mai fermata, anzi è proseguita costantemente con l’organizzazione dei corsi base (120 ore) e quelli di aggiornamento (40 ore), svolti in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale dagli Ordini provinciali. Possiamo in tal senso, in virtù delle esperienze condotte e in considerazione dell'elevato spessore dell'attività formativa erogata, che il livello di preparazione degli ingegneri italiani in materia di sicurezza è assolutamente elevato, soprattutto tra i più giovani.

Per conoscere il testo integrale dell'intervista clicca qui

Scarica il testo della Relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro con particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche".

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