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Morpheus: l'uso dell'acciaio nella facciata per il nuovo hotel della City of Dreams di Macau

Morpheus: l'uso dell'acciaio nella facciata per il nuovo hotel della City of Dreams di Macau

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L'Acciaio nei progetti di Zaha Hadid Architects

"Il Morpheus, l'uso dell'acciaio nella facciata per il nuovo hotel del City of Dreams di Macau - Visione spaziale e tecnologia costruttiva nell'esperienza progettuale e nella direzione artistica dell'opera."

L'hotel di Macau e gli obiettivi del committente

L'incarico per la progettazione dell'Hotel di Macau, successivamente rinominato Morpheus, su proposizione del Cliente, la Melco Crown Development Limited, ci ha visti impegnati a fornire il meglio della nostra conoscenza, capacità di problem solving, risorse e strumenti di lavoro, nell’obiettivo di completare il nuovo world class entertainment complex di una delle più grandi industrie dell’intrattenimento al mondo.

L’obiettivo del Cliente era di sviluppare il progetto dell’Hotel come parte del loro parco di entertainment e casinò a Macao, il City of Dreams, costituito da altri 4 hotels già realizzati ed operanti nell’area di Cotai, nell’area libera tra la Crown Tower e il Grand Hyatt.

L’Hotel doveva raggiungere un rating che eccedesse il 5 livello (pari a un 6 Stars Hotel) e al contempo doveva superare ogni aspettativa di iconicità, costituendosi quale landmark che potesse rinnovare lo skyline del City of Dreams Complex, al fine di un suo rilancio mondiale.

Il nuovo albergo doveva inoltre soddisfare le aspettative della più esigente clientela della Melco Crown e rappresentare un benchmark delle strutture di accoglienza per il turismo VVIP che gravita intorno al parco di Macau, attraverso un più ampio attingimento dal bacino della clientela internazionale.

L'incarico a Zaha Hadid Architects: dal concept alla direzione artistica

Creatività, leadership, efficienza nella gestione del progetto, timing, selezione delle risorse, eccezionali capacità di comunicazione erano requisiti direttamente richiesti dall’accordo contrattuale siglato tra Zaha Hadid Architects e Melco Crown, accordo che richiese oltre un anno di negoziazione prima di arrivare alla firma conclusiva.

Il nostro incarico andava dal concept, approvato dal cliente con un incarico separato, attraverso tutte le fasi di progettazione, fino alla direzione artistica durante la costruzione dell’opera.

Lo sviluppo si prevedeva fosse di circa 150.000 mq, doveva includere hotel facilities, spazi F&B, spas, una sky pool, sky villas e aree dedicate al gioco d’azzardo, per un totale di circa 620 delux rooms, 150 penthouses, 10 super-luxury villas.

Le sfide poste dall'area di costruzione

L’edificio, fin dalla sua prima ideazione, doveva affrontare una serie di sfide dovute dall’eccezionalmente complessa condizione nella quale doveva essere costruito.

In un lotto di circa 50x100 metri dove già insistevano le fondazioni di un progetto precedente, che era stato abbandonato. Il lotto si presentava circondato su tre lati dal podio delle torri perimetrali del parco del City Of Dreams, al quale andava recato il minor disturbo possibile durante la costruzione della quinta torre. Il parco esistente comprendeva, oltre al podio su tre piani, numerose aree destinate a casino, 200 negozi, le lobby delle 4 torri, 1400 stanze. Il Morpheus doveva relazionarsi e collegarsi direttamente a chiudere il loop della galleria commerciale del podio al piano terra, allineandosi ad ogni piano per gli ulteriori collegamenti funzionali e allo stesso tempo doveva distinguersi e reinventarne lo spazio.

Anche in altezza il vicino aeroporto internazionale imponeva restrizioni, vincolando l’altezza massima a 160 metri ed imponendo di conseguenza un’alta efficienza nello sviluppo planimetrico e distributivo. 

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Il Morpheus come sistema di comunicazione

Quando atterri all’aeroporto di Hong Kong, e prendi il ferry che va direttamente a Macau, con le linee dirette per Taipa, il tuo cellulare viene immediatamente raggiunto da decine di messaggi promozionali, offerte pubblicitarie di shows e intrattenimenti offerti dai tanti hotel e casinò dell’isola.

Se poi sbarchi di sera, i lighting games delle torri degli alberghi mandano caleidoscopici messaggi luminosi, lo spettacolo è simile a quello di una giostra a scala urbana. Le luci notturne delle città asiatiche non sono più il risultato di una città che racconta il suo skyline attraverso le tante attività che continuano a lungo dopo il tramonto, arttraverso le luci che, poco alla volta, si accendono in un progressivo spettacolo spontaneo e danno lettura dei mille esercizi ancora aperti.

I lighting games delle facciate degli edifici

I lighting games delle facciate degli edifici sono ormai diventati d’obbligo e richiesti ai progettisti dai clienti e dalle amministrazioni locali, gli uni desiderosi di fare sfoggio del proprio edificio, nella logica di una competizione giocosa tra colossi urbani, le altre si avvantaggiano dello spettacolo per soddisfare la sete di intrattenimento, che pervade ogni momento della giornata a Macau e al contempo promuovono il nome e l’immagine della cittá nel mondo.

I lighting games rappresentano una forma di urban marketing i cui meccanismi promozionali sono noti già dagli anni ‘80 quando le strategie di marketing urbano si imposero quali strumenti di rigenerazione delle cittá.

Taipa, l’isola dei casinò, il corrispondente asiatico di Las Vegas, ma sul mare, è una città 24/7, continuamente attiva. Il significato che il compianto Venturi vide nella Las Vegas della fine degli anni ‘60 risiedeva nel rapporto tra urbanistica dello strip e tipologia dell’hotel casinò: lungo lo Strip da percorrersi in macchina, il rapporto tra il cartellone pubblicitario, bidimensionale e ruotato ortogonalmente all’asse dello strip, poneva l’edificio del casinò e dell’hotel in posizione arretrata rispetto alla strada, riducendolo a volume neutro e funzionale, con scarsa cubatura per massimizzare la superficie a vantaggio di un contenimento dei costi impiantistici, lasciando piena visibilità alle luci e immagini della pubblicità che il sistema di signages su strada lanciava agli avventori dello strip della cittá sorta nel deserto grazie al flusso delle vincite del gioco d’azzardo.

Già Venturi, invitato a tornare a las Vegas 30 anni dopo, racconta l’evoluzione dell’edificio dell’Hotel-casinò in un parco di intrattenimento e comunicazione visiva e descrive come questa nuova tipologia avesse completamente rimpiazzato la Las Vegas dei neutri parallelepipedi degli anni ‘60.

La sera del launch dell’hotel di Macau, Chairman and Chief Executive Officer of Melco Resorts&Entertainment, 4Mr Lawrence-Ho, ha annunciato il Morpheus quale nuovo benchmark internazionale per l’intrattenimento e la cultura dell’ospitalitá; sottolineando come questo edificio consacri quella inversione di tendenza, ormai da lungo tempo avviata, per la quale, il made in China è ormai diventato sinonimo di qualità e prodotto da imitare all’estero.

Macao, e il City Of Dreams, con questo edificio, sono diventate meta non solo di divertimento e accoglienza ai massimi livelli, ma anche meta di interesse architettonico nonché di conoscenza ed approfondimento dei più avanzati processi progettuali e costruttivi, di cui il grande successo della pubblicazione curata dalla ZHA, 150 pagine interamente dedicate al progetto architettonico strutturale ed impiantistico, rappresenta senz’altro un importante indicatore.

Un’app dedicata ti segue e aiuta ad orientarti e agisce in maniera interattiva con il programma della giornata all’interno del del City of Dreams e del Morpheus nella logica dell’evoluzione dall’edificio Mass-Media a quella dell’Innovation District.

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In Morpheus molti riferimenti all'architettura High Tech

Potrebbe non essere completamente corretto affermare che, con il Morpheus, Zaha Hadid Architects abbia realizzato un’opera ascrivibile all’ambito dell’High-Tech, anche se la tecnologia costruttiva utilizzata è senz’altro compresa in quel settore di ricerca cresciuto e sviluppatosi a partire dalle grandi strutture in ferro e vetro ottocentesche.

Se possiamo parlare di High-Tech quando ci riferiamo al Morpheus, lo dobbiamo fare tenendo a mente come entrambi, sia Zaha Hadid, che in larga parte anche Patrik Schumacher, socio storico di Zaha ed oggi Principal di Zaha Hadid Architects, abbiano sempre rifiutato definizioni strette intorno alle loro ricerche e di come Zaha Hadid Architects abbiano senz’altro spaziato nella loro ampia produzione in moltissimi settori dell’architettura, facendo ricerca ed innovazione in ciascuno di essi, producendo opere difficilmente imbrigliabili in una tendenza; questo atteggiamento si può comprendere già dalla definizione di architetto Decostruttivista sempre rifiutata da Zaha. Tale definizione era stata coniata e attribuita a Zaha nel 1988, da Philip Johonson, la stessa voce che nel 1932 aveva lanciato l’International Style e che a distanza di circa 50 anni vide nel lavoro di alcuni autori la nascita di un nuovo Stile in architettura.

Philip Johonson invitó Zaha con il suo progetto del The Peak, vincitore di una competizione internazionale per un leisure club ad Hong Kong, a partecipare alla mostra da lui stesso curata presso il MOMA di New York, dedicata, per l’appunto, all’Architettura Decostruttivista.

Come spesso accade quando la ricerca porta innovazione, l’opera bypassa l’intero apparato teorico e stilistico consolidato, legato alla moda e alla conoscenza del momento e ne entra da soggetto trainante per l’intero settore finendo col non esserne piú cosí chiaramente ascrivibile.

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L’High-Tech pone le sue radici nel periodo storico dell’ingegneria del ferro e vetro ottocentesca, dialoga con innovazioni ingegneristiche quali quelle di B. Fuller, K. Wachsmann, J. Prouvé, F. Otto; si riferisce al futurismo di Sant’Elia, riconosce nel gruppo Archigram il precedente più diretto, le loro idee di macro-dimensione e di effimero, il rapporto provocatorio con il preesistente, la concezione di un’architettura informativa, pubblicitaria, essa stessa mass-media (De Fusco). Queste esperienze scolpiscono dei riferimenti ancora oggi indelebili e responsabili di aver fortemente spostato la codifica di questa architettura prevalentemente al tema dell’involucro, esaltandone la luminosità e la leggerezza, la pianta libera, la presenza di grandi atri e vuoti centrali (Looyds di londra di Rogers, Hong Kong Bank di Foster e il piu recente Leeza soho di Zaha Hadid Architects, il piú alto atrio realizzato al mondo), ma anche la velocitá costruttiva e il forte accento messo sulla prefabbricazione sono elementi distintivi di questo filone dell’architettura contemporanea.

Se ZHA con questo edificio ha toccato molte istanze dell’architettura HT, lo ha fatto da una posizione di leader e di innovatore nel settore. Lo sviluppo delle tecniche di progettazione e costruzione delle architetture complesse in ferro e vetro difficilmente potranno esimersi dall’attingere dal contributo fondamentale dato da questo edificio.

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Si ringrazia FPA - Fondazione Promozione Acciaio per la gentile collaborazione