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Pavimentazioni ceramiche: i metodi di misurazione della scivolosità

Il rischio caduta in piano e la scivolosità dei pavimenti sono due fattori che non devono mai essere sottovalutati in fase di progettazione, di realizzazione e durante tutto il ciclo di vita di un pavimento. Quali sono i metodi di misurazione della scivolosità per i pavimenti ceramici?

Il rischio di caduta in piano? Un problema troppo spesso sottovalutato

Gli incespicamenti, gli scivoloni e le cadute da camminamento sono una “spina nel fianco” nella casistica sugli infortuni sul lavoro, in ambiente domestico e nel tempo libero.

All’origine di un “passo falso” risiede la disattenzione di chi cammina, la tipologia di pavimentazione, la scarsa pulizia della superficie di calpestio o il tipo di calzatura indossata.

Molto frequentemente quello che manca sin da principio è una attenta valutazione ed una adeguata progettazione delle superfici soggette proprio dell’attività più frequente dell’uomo: il camminare in piano.

 

Pavimentazioni ceramiche: i metodi di misurazione della scivolosità

Il rischio caduta in piano e la scivolosità dei pavimenti sono due fattori che non devono mai essere sottovalutati in fase di progettazione, di realizzazione e durante tutto il ciclo di vita di un pavimento.   

Lo dimostra uno studio di ricerca molto articolato ed approfondito che ha fotografato l’entità del problema del rischio di caduta in piano in Italia. Il progetto di ricerca MiSP Misura della Scivolosità delle Pavimentazioni e rischio di caduta sui luoghi di lavoro è stato realizzato dal Laboratorio di Ergonomia Applicata e Sperimentale (LEAS) del Dipartimento di Architettura della Università Federico II di Napoli, in collaborazione con CONTARP (Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione) Campania, e finanziato dall’INAIL Direzione Campania.

I risultati di ricerca sono stati pubblicati nell’ottobre 2015 nel fascicolo “Valutare il rischio di caduta in piano”.
Lo studio elaborato da LEAS ha chiarito la normativa vigente per tipologia di pavimentazione (ovviamente fino al 2015) e si è spinto a identificare gli strumenti e le misure di miglioramento per ridurre il rischio di caduta in piano per scivolamento.
>>> Il fascicolo “Valutare il rischio di caduta in piano” è disponibile a questo LINK

Il fascicolo sopra menzionato riporta alcuni dati statistici:
In Italia le statistiche riflettono il trend europeo e le cadute in piano - sui luoghi di lavoro - rappresentano la terza causa di infortunio di tutti i comparti produttivi con circa il 15% di tutti gli infortuni di cui sono note le cause. Le cadute in piano causano infortuni anche gravi nei lavoratori con una durata media di assenze pari a 38 giorni, durata superata soltanto da quelle alle cadute dall’alto e dagli infortuni per appiglio/aggancio (rispettivamente, di 47 e 49 giorni).

Anche in Svizzera le cadute in piano sono tra le principali cause di infortunio. Ogni anno inciampano, scivolano o cadono infortunandosi sul lavoro più di 60.000 persone; questo accade una volta ogni quattro infortuni professionali mentre nella quotidianità domestica e nel tempo libero subiscono questo tipo di infortunio addirittura più di 120.000 persone. (Fonte: www.suva.ch)

Una percentuale così elevata di cadute, rispetto alla casistica totale di infortuni, richiede necessariamente una accurata scelta della tipologia di pavimentazione, delle procedure di pulizia e di manutenzione della stessa.

I rivestimenti antisdrucciolo sono quindi un’esigenza che si impone ai fini di una prevenzione efficace delle cadute in piano.

 

Il (delicato) problema della scivolosità delle pavimentazioni

La scivolosità è una caratteristica tecnica della pavimentazione da non sottovalutare, questo per qualsiasi tipologia di materiale utilizzato come rivestimento di superfici orizzontali soggette a calpestio. Come già detto, è fondamentale scegliere con attenzione la pavimentazione secondo la destinazione d’uso finale, effettuare una corretta pulizia e manutenzione della superficie di calpestio e progettare il percorso in funzione di una accessibilità sicura.

Per questo motivo la riflessione qui proposta si rivolge a tutte le figure professionali coinvolte a vario titolo nel progetto e nell’utilizzo della pavimentazione come:

  • Committenti;
  • Progettisti;
  • Operatori commerciali di pavimentazione;
  • Responsabili della sicurezza;
  • Amministratori di immobili;
  • Imprese di pulizia;
  • Utenti finali.

 

Non è sempre colpa di una buccia di banana!!
I fattori da considerare in fase di valutazione del rischio

Le cause di incespicamento, scivolamento o caduta in piano posso essere molteplici e molteplici sono i fattori da considerare in fase di valutazione di rischio.

Fattori tecnici che dipendono dalle caratteristiche proprie della pavimentazione

Esistono fattori tecnici che dipendono dalle caratteristiche proprie della pavimentazione e che influiscono sul rischio di caduta in piano.
Tra questi, ad esempio, la trama superficiale del pavimento che può presentare diversi livelli di rugosità. Una micro rugosità della superficie (quella non visibile ad occhio nudo), tipica di pavimenti estremamente levigati, aumenta il rischio di scivolamento fino al 25% a causa del deposito della polvere. A differenza, una macro rugosità influisce sul coefficiente di attrito in quanto determina una riduzione della superficie di contatto tra la suola della calzatura indossata e il pavimento.

La vetustà di un pavimento, ossia la combinazione del tempo trascorso dalla messa in opera e l’intensità d’uso a cui è stato soggetto, è un importante fattore che implica una ri-verifica delle prestazioni anti-scivolo e/o della perdita di compattezza dello strato supericiale di calpestio.

Anche la lucentezza e la trasparenza di una superficie richiedono una attenta valutazione del rischio di caduta in piano. Pavimenti troppo lucidi (riflettenti) o trasparenti (vetro) possono compromettere la percezione visiva e portare a compiere passi in falso con conseguente perdita di equilibrio.

Motivi decorativi molto accentuati o alterazioni cromatiche, quest’ultime dovute all’usura della superficie del pavimento, possono determinare una percezione ingannevole del piano di calpestio e degli ostacoli ivi presenti.

L’integrità della superficie è un fattore che influisce fortemente sul rischio di caduta in piano. Una superficie di calpestio incoerente determina una riduzione della superficie di contatto, e quindi di attrito, tra la suola e il pavimento. Sconnessioni, parti mancanti e rigonfiamenti del rivestimento possono essere causa di inciampo per mancata complanarità della superficie.

Anche l’accostamento di materiali con texture e aspetto differenti possono essere causa di una percezione ingannevole che può comportare una perdita di equilibro.

Infine, anche i giunti presenti nelle pavimentazioni possono essere elementi di rischio per caduta. Se i giunti non sono complanari alla superficie di calpestio, a causa di usura o di scelte progettuali o di errata esecuzione, possono essere fattori di rischio di caduta piano. Anche eventuali applicazioni sulle superfici delle pavimentazioni, se non opportunamente solidali alla superficie di supporto, possono essere causa di incespicamento.

Fattori connessi alle condizioni dell’ambiente e di pulizia delle superfici

In fase di valutazione di rischio oltre i fattori tecnici che dipendono dalle caratteristiche della pavimentazione, devono essere tenuti in considerazione anche i fattori connessi alle caratteristiche dell’ambiente.

Il rischio di scivolosità di una pavimentazione è alto in presenza di un ambiente umido, o soggetto a variazioni di temperatura, che portano alla formazione di uno strato di condensa sulla pavimentazione.

Anche l’illuminazione del piano di calpestio deve essere opportunamente valutata per non determinare incertezza nel passo e conseguente rischio di perdita di equilibrio.

Infine, influiscono fortemente sul rischio di caduta per scivolamento l’utilizzo di detergenti non adatti a rimuovere le sostanze e i residui di sporco dalla superficie di calpestio. Anche i detergenti non compatibili con la tipologia di materiale o il trattamento di finitura superficiale della pavimentazione possono alterare l’integrità fisica dello strato superficiale di calpestio e di conseguenza incidere sulle condizioni di attrito nonché alterare l’aspetto del pavimento stesso.

 

I principali metodi di misurazione della scivolosità per le pavimentazioni ceramiche (e non solo) utilizzati in Italia

In fase progettuale, la prima scelta da fare è quella relativa alla tipologia di pavimentazione che dovrà essere adeguata alla destinazione d’uso. Una scelta che dipende dalla resistenza allo scivolamento della superficie di calpestio.

La grandezza che misura la resistenza allo scivolamento in fase di camminamento è il coefficiente di attrito dinamico. Il coefficiente di attrito dinamico definisce lo sforzo (FD) necessario affinché due corpi a contatto si muovano uno relativamente all’altro. Il coefficiente di attrito dipende dalle caratteristiche proprie dei materiali delle due superfici a contatto durante il cinematismo (suola scarpa/superficie rivestimento).

Maggiore è coefficiente di attrito dinamico, minore è il rischio di scivolamento.

Come si misura la forza di attrito dinamico?

FD = µF
µ (coefficiente di attrito)

Metodo BCRA (British Ceramic Research Association)

Il metodo BCRA deriva da un metodo inglese per misurare il coefficiente di attrito dinamico.

L’apparecchio utilizzato, chiamato Tortus, misura l’attrito di un elemento scivolante che procede a velocità costante (17 m/sec (km/h) ) sul campione di pavimento da testare.
L’elemento scivolante è generalmente costituito da gomma o cuoio ed il test viene effettuato sia su superficie asciutta che su superficie bagnata.

 

Metodi di misurazione scivolosità: Metodo BCRA

 

Questo metodo ha il vantaggio di poter essere utilizzato sia in laboratorio che in situ per testare pavimenti già posati.

Il test di scivolosità secondo il metodo BCRA è importante in quanto in Italia esso costituisce norma cogente per le pavimentazioni negli uffici pubblici e nelle parti comuni degli edifici residenziali privati.

Tale prescrizione è stata emanata dal Ministero dei Lavori Pubblici con D.M. 14 n.236/1989Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici provati e di edilizia pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche.

Per considerare una superficie sicura e quindi oggettivamente antiscivolo, il coefficiente di attrito rilevato con lo strumento Tortus deve essere:

  • µ > 0,40 per elemento scivolante cuoio su pavimentazione asciutta;
  • µ > 0,40 per elemento scivolante in gomma dura standard su pavimentazione bagnata.

 

Metodo della Rampa Inclinata secondo DIN 51130 e DIN 51097

Metodo della rampa inclinata

Molto utilizzato, anche se non normato da UNI e non costituisce norma cogente, è il metodo della rampa inclinata secondo la normativa tedesca DIN 51130.

Il metodo di misurazione in oggetto nasce in riferimento ai luoghi di lavoro dove il rischio di scivolamento è elevato a causa della presenza sulla pavimentazione di residui di grasso, olii, avanzi alimentari o altro. Si tratta comunque di un metodo ampiamente impiegato a livello mondiale in qualsiasi tipologia di locale pubblico o privato.

 

Il Metodo della rampa inclinata può così essere descritto:

  1. le piastrelle ceramiche soggette al test vengono posate sulla rampa e regolarmente stuccate in modo da creare un vero e proprio pavimento finito;
  2. il pavimento viene bagnato di olio ed un operatore è invitato a salire sulla rampa;
  3. L’operatore, fornito scarpe da lavoro normate, comincia a simulare una camminata con cadenza costante e definita, avanti ed indietro, misurando l’angolo di scivolamento, detto anche angolo di “accettazione”;
  4. Si ripete l’operazione più volte e si procede con il calcolo della media degli angoli di scivolamento.

La tabella che segue mette in relazione l’angolo di accettazione medio al gruppo di scivolosità di riferimento:

Gruppo di scivolosità

Quindi maggiore è il gruppo di scivolosità R, maggiore è la resistenza allo scivolamento e conseguentemente maggiore è l’angolo di accettazione medio totale.

Il metodo della rampa inclinata per misurare la scivolosità della pavimentazione è previsto anche dalla norma DIN 51097. La normativa DIN 51097 stabilisce i metodi di misurazione della scivolosità dei pavimenti per quegli ambienti umidi, come ad esempio gli spogliatoi, le piscine e i piani doccia, dove l’elemento scivolante sulla pavimentazione è costituito dall’acqua. Il metodo viene eseguito alla stessa maniera della DIN 51130 con l'unica differenza che l’operatore testa la pavimentazione a piedi nudi e la superficie soggetta a test viene bagnata.

In questo caso la tabella di riferimento è la seguente:

la-scivolosita-delle-pavimentazioni-ceramiche-tab2.jpg

 

Nelle zone a bordo piscina, ad esempio, la piastrella di ceramica deve appartenere secondo norma DIN al gruppo C.

Il metodo di misurazione della scivolosità sulle pavimentazioni secondo le due norme tedesche DIN è tra i più usati in quanto più vicino alle condizioni reali d’uso del pavimento. Il metodo della rampa inclinata ha però lo svantaggio di poter essere utilizzato solo in laboratorio. Nello specifico la DIN 51130 è legata a indicazioni di test molto puntuali (scarpe da lavoro e olio) e quindi non propriamente legate all’uso comune del pavimento, se non per gli ambienti di lavoro.

Tutti i test di resistenza allo scivolamento sopra menzionati devono essere eseguiti su piastrelle nuove e pulite. Condizioni di usura e di sporcizia delle superfici di calpestio infatti possono modificare i valori di scivolosità dichiarati dall’azienda produttrice del rivestimento.

I metodi per testate la scivolosità delle pavimentazioni riportati nel presente articolo possono essere applicate tanto ai pavimenti ceramici quanto a pavimenti realizzati con altro materiale (pietra naturale, cemento, resina e altri).

 

In conclusione, si rammenta che in ogni caso in Italia, il metodo BCRA è cogente negli ambienti direzionali (uffici pubblici) e nelle parti comuni degli edifici residenziali privati secondo D.M. 14 n.236/1989.

Le normative DIN tedesche non sono cogenti in Italia ma vengono spesso utilizzate come riferimento per stabilire quale tipologia di pavimento utilizzare in funzione del rischio scivolosità dell’ambiente (ad esempio per pavimentazioni esterne oppure nei casi dove permane un elemento inquinante come può essere la farina in un panificio).

Si consiglia quindi di tarare bene il grado di resistenza allo scivolamento ma senza eccedere nei valori. Un pavimento molto resistente allo scivolamento è solitamente anche molto ruvido e quindi facilmente sporcabile dall’uso quotidiano e conseguentemente difficile da pulire.

Per gli ambienti soggetti a frequente calpestio (come ad esempio nei supermercati, negozi, magazzini) e che per i quali spesso vengono scelte piastrelle in gres porcellanato, sono sì necessarie piastrelle con un grado di resistenza allo scivolamento adeguato ma è bene anche prevedere barriere antisporco all’ingresso.

L’utilizzo di adeguate ed efficienti barriere antisporco favoriscono una più agevole ed efficace pulizia delle superfici oltre che prolungare la vita del pavimento stesso.

 

Barriere antisporco

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