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Industrializzazione e Digitalizzazione negli Interventi sul Costruito

Riqualificazione energetica e miglioramento sismico al centro degli interventi sul costruito

Il segmento della riqualificazione energetica e del miglioramento sismico ha sostenuto, come è universalmente noto, in questo decennio, il mercato delle costruzioni, caduto nella sua maggiore crisi strutturale in assoluto.
 
Ciò è avvenuto grazie a una politica fiscale tesa a fortemente incentivare interventi sul costruito, le cui prestazioni erano in larga misura insoddisfacenti, sia nei confronti del recupero edilizio (la cui evoluzione è stata particolarmente marcata metodologicamente negli Anni Ottanta e Novanta del Novecento) sia in quelli, più specifici, della riqualificazione energetica e del miglioramento sismico.
 
Attualmente, tale segmento di mercato, tra interessamento attivo dei principali istituti di credito e cessione del credito di imposta ai fornitori da parte, tra le altre, delle amministrazioni condominiali, promette di consolidarsi sempre più.
Esso, tuttavia, non sempre ha presentato caratteri di integrazione tra i criteri di intervento e, soprattutto, in assenza di una vera e propria strategia industriale, ha finito per consolidare le peculiarità più discutibili degli operatori, tra le quali la distinzione e la parcellizzazione.
 
Si potrebbe forse azzardare un paragone col Piano INA-Casa, nel senso che le politiche fanfaniane di allora, ispirate ancora al dossettismo, si dimostrarono fortemente innovative sul piano sociale, scegliendo, invece, deliberatamente di non razionalizzare il mercato del lavoro e la struttura del comparto, con esiti, peraltro, oggi celebrati dalla storiografia architettonica internazionale.
In realtà, l'analogia diretta riguarderebbe le politiche di Social Housing volute, in particolare, da Giuseppe Guzzetti.
 
Stante la ferma volontà rivolta al risparmio di suolo, l'alternativa all'intervento sul costruito, vale a dire l'edilizia di sostituzione, stenta a proporsi come alternativa generalizzabile sul territorio nazionale, sia pure sotto l'egida della Rigenerazione Urbana.
All'interno di questo scenario, occorre domandarsi in che modo industrializzazione e digitalizzazione possano assumere un ruolo significativo nella evoluzione del settore.

Il ruolo dell'industrializzazione e della digitalizzazione negli interventi sul costruito

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Se, infatti, si guarda ad alcune piattaforme digitali sorte in Francia, la (dis)intermediazione numerica tra micro committenti e micro imprenditori (più raramente piccoli professionisti), inerenti a micro interventi sul costruito, può tranquillamente avvenire senza che sia in alcun modo chiamata in causa una cultura industriale, tanto più, appunto, digitalmente abilitata.
In questo caso, almeno, in prima istanza, la digitalizzazione delle transazioni potrebbe non comportare direttamente, dunque, l'introduzione di processi di riconfigurazione del mercato e del comparto, benché spesso promossa da grandi produttori o distributori, molto avanzati sotto questo stesso profilo.
 
Ovviamente, sul medio periodo, tali operatori potrebbero scientemente, non solo rafforzarne i caratteri conservativi (il che è, d'altronde, un potenziale di molti algoritmi di Machine Learning), bensì pure utilizzare gli algoritmi raccomandativi per orientarne, in ogni caso, le scelte.
 
Per quanto riguarda, inoltre, l'industrializzazione, essa oggi vede riproporre due temi dominanti negli Anni Cinquanta e Sessanta, la System Engineering e l'Off Site Manufacturingriveduti e corretti alla luce della sostenibilità e della digitalizzazione stessa, entro, però, programmi di sviluppo immobiliare prevalentemente rivolti alla nuova costruzione (ad esempio, come nei casi britannici e tedeschi) nel Social Housing (Affordable Housing) oppure applicati a patrimoni esistenti di natura, tuttavia, tendenzialmente uniforme, poco rispondenti ai caratteri domestici.
 
L'ipotesi che, al contrario, si potrebbe formulare per il contesto nazionale è che si dia vita, attraverso una piattaforma digitale industriale, a sistemi computazionali di configurazione di piccoli elementi o componenti edilizi o impiantistici, prodotti digitalmente, in maniera talvolta, additiva, in piccoli luoghi produttivi dislocati in prossimità degli interventi da attuare, sulla scorta di rilievi digitali effettuati in tempo quasi reale, a opera di organizzazioni integrate di progettisti, produttori e assemblatori.
La soluzione che si prospetta dovrebbe, tuttavia, trarre da altro il proprio margine di profitto, poiché, come è noto, la redditività degli interventi sull'esistente è generalmente inferiore a quella conseguibile nella nuova edificazione.
 
D'altronde, vi sono economisti delle costruzioni che sostengono che alcuni fattori costitutivi del mercato impediscano, nonostante tutti i possibili efficientamenti della supply chain, l'aumento dei margini stessi.
 
L'altrove di cui si parla, come immaginato dal programma di ricerca ELISIR, in argomento, di cui l'Università degli Studi di Brescia è capofila in collaborazione con ESEB, condotta assieme a organismi scientifici come il Politecnico di Milano, a operatori finanziari come Harley & Dikkinson, a produttori come Delta Phoenix Schneider e Valsir, a imprese di costruzioni come Assini e Deldossi, consiste non solo nell'incrementare le prestazioni energetiche e strutturali degli edifici, ma, soprattutto, nel migliorare, grazie a sistemi cognitivi, di Cognitive Computing, il valore comportamentale dei cespiti immobili, nel senso di facilitarne, sulla scorta di soluzioni (iper)personalizzate, l'integrazione e la responsività.
 
Per questa ragione, gli esiti attesi, a breve, dal programma di ricerca si dipanano entro tre livelli differenziati:
  • l'innovazione tecnologica puntuale, relativa a componenti e prodotti, in buona parte assistita da strategie legate alla sensoristica attiva e passiva;
  • l'innovazione tecnologica di sistema, che tende ad agire sui processi di recupero delle prestazioni tecnologiche dell'edificio residenziale, ma anche della capacità in materia di cognitività del medesimo;
  • il Business Model, che, oltre al mero riferimento all'intervento puntuale, mira a offrire servizi di assistenza alla comunità che occupa i cespiti immobiliari, servizi sia legati agli edifici stessi sia, in particolare, alla loro fruibilità (individualizzata).
È palese che, di là dal caso specifico, la politica di intervento persegue, di primo acchito, la finalità immediata legata alle condizioni di benessere fisico-ambientale degli utenti, di sicurezza statica e strutturale degli abitanti, di riduzione dei consumi energetici, a fronte di risparmi economici, di aumento della decarbonizzazione, e così via.
 
Ciò che più conta, però, in linea colla prevalenza del ciclo di vita dell'opera rispetto alla fase di sua realizzazione, lo si è detto innumerevoli volte, è la possibilità di erogare servizi ai fruitori, in questo caso agli abitanti (o, nella fattispecie, ai condomini).
 
Un elemento di comparazione significativo, relativamente al Business Model e al Change Management per gli operatori del settore della costruzione e dell'immobiliare può essere offerto, in questa prospettiva, dal Digital Banking, di cui, tra gli altri, si sono occupati recentemente The European House Ambrosetti e KPMG.
In questo comparto, infatti, sono in atto grandi mutamenti strutturali che, peraltro, prevedono forme non solo competitive, ma anche collaborative, tra Incumbent Bank, Fin Tech e Technology Company.
 
Ora, per quanto l'uso intelligente dei dati numerici strutturati che possa derivare dagli edifici (residenziali) cognitivi sia regolamentato in termini di riservatezza del dato, è evidente che ciò sia essenziale per erogare servizi, ad esempio, ai condomini il più possibile personalizzati.
 
Se, dunque, oggi si solgono enfatizzare, anche per la riqualificazione energetica e per il miglioramento sismico degli edifici gli aspetti più tangibili di un eventuale ricorso all'Off Site Manufacturing, è, tuttavia, negli asset immateriali legati ai comportamenti e ai servizi degli e per gli utenti che si gioca la partita decisiva della trasformazione digitale dei mercati e del comparto.
 
Ciò, di fatto, costituisce anche la prospettiva che, oltre la sua conclusione, lascia intravedere ELISIR, offerta dai Value Added Service, all'interno di un passaggio dallo User Centrism, oggi prevalentemente legato alle prestazioni energetiche degli edifici, al Customer Centrism, molto più prossimo al fruitore dei servizi abilitati dall'immobile cognitivo.

Industrializzazione e digitalizzazione su scala urbana

Se riportiamo il ragionamento alla scala urbana, riallacciandoci a due categorie differenziate, quali Rigenerazione Urbana e Smart City, possiamo intuire che la nuova cultura industriale fondata digitalmente parli di un disegno strategico esemplarmente riassunto nella nozione di «distretto intelligente», le cui prime esemplificazioni concernono, però, interventi di nuova edificazione.
 
Di là di riflessioni certamente illuminate sulla Rigenerazione Urbana, ivi inclusi i ragionamenti sulle strategie di riqualificazione delle periferie urbane tipiche di molti Paesi Europei e sulla incessante competizione a lungo termine tra le agglomerazioni urbane continentali, si tratterebbe qui di agire, prima di tutto, su cespiti esistenti alla scala urbana, laddove le dimensioni del Cognitive si applicherebbero a comunità più vaste e più complesse.
 
Non è un caso, del resto, che sulle operazioni di sviluppo immobiliare di ri-costruzione di aree marginali delle città emblematiche siano gli shuttle elettrificati di quartiere e i progetti di mobilità sostenuti dalla futuribile guida autonoma dei veicoli.
 
Con ciò si vuole dire che, al netto del fatto che tutte le operazioni, basate sulla Interconnessione, tipiche dell'Agile City debbano riportare una impronta umanistica, ben rappresentata dalla Social Innovation, la principale difficoltà per il settore consiste nell'oltrepassare la fisicità dei cespiti immobiliari.
 
Per certi versi, si potrebbe affermare che il mercato della costruzione e dell'immobiliare del futuro sia incentrato sulla realtà immateriale piuttosto che non su quella materiale, alla quale guardano, peraltro, con enorme interesse le Financial Institution.
 
D'altra parte, se si guarda allo shuttle, esso, in prima istanza, rappresenta la valorizzazione del concetto di mobilità, ovviamente resa sostenibile grazie alla elettrificazione.
In realtà, a uno sguardo più approfondito, esso si pone come repository e intermediario di tutte le esigenze che, attraverso la connessione, gli abitanti di un quartiere o di un isolato possano manifestare, avendo con esso un legame anche indiretto, quasi che esso si sostituisca idealmente al parroco, al sottoufficiale dei carabinieri e al medico condotto.
 
Alla stessa stregua, l'autoveicolo a guida autonoma, la cui diffusione è oggi rallentata da aspetti tecnologici, regolamentari ed economici, vale, soprattutto, per proporre una nuova accezione dell'abitacolo e dei servizi, ancora una volta connessi, che in esso possano essere erogati.
C
on un raffronto un poco forzato si potrebbe, tuttavia, ritenere che anche gli Smart Construction Object proposti da ELISIR, inerenti ai dispositivi di regolazione del consumo di acqua negli impianti idrosanitari, icone della circolarità, e ai serramenti, icone della decarbonizzazione, così come ai sistemi di isolamento termico delle pareti perimetrali verticali, icone dell'efficientamento, studiate altrove dall'ateneo bresciano, posseggano non solo una «intelligenza» relativi ai modi di funzionamento, ma anche una loro «autonomia», capace di mettere in discussione la natura dei prodotti e il ruolo dei «produttori».
 
Il ruolo della industrializzazione digitalmente abilitata si conferma, perciò, duplice, poiché opera direttamente sulle entità fisiche, ma vale indirettamente stimolando Business Model inediti che strumentalizzano le innovazioni tecnologiche relative ai cespiti immobiliari per proporre innovazioni processuali tutte legate alla centralità del cliente/consumatore, chiamato abitante od occupante, i cui comportamenti e le cui preferenze sino oggi ben conosciuti dalle Technology Company, GAFAM in primo luogo.
 
È ovvio, però, che la strategia assistenziale di supporto al ciclo delle vite, da me denominata «contratto esistenziale» veda forti differenziazioni tra Baby Boomer e Millenial.
L'utente, cioè, «usa» l'immobile per funzioni sempre più singolari ed evolutive.

Riconfigurare la catena di fornitura

Per questa ragione, agli operatori del settore che, non per nulla, definiamo dell'ambiente costruito, la cultura industriale numerica e interconnessa che denominiamo Quarta Rivoluzione Industriale, pone, anzitutto, un problema immediato di riconfigurazione della catena di fornitura (in questo caso per il recupero), che prevede accorciamenti, rimozioni e razionalizzazioni come catena del valore, in cui il ruolo del «sistema di sistemi» ibrida il posizionamento di progettisti, di produttori, di distributori, di assemblatori.
 
Ed è interessante, a questo proposito, si pensi alle Prop Tech, comprendere come molti fenomeni attinenti alla costruzione e all'immobiliare si trovino alla confluenza tra Financial e Tech Player, cosicché l'intelligenza dell'operazione sia più finanziaria e digitale che non costruttiva, specie perché essi creano ecosistemi ospitanti che razionalizzano e orientano.
 
La difficoltà maggiore risiede, tuttavia, nella nuova catena di erogazione che implica un salto di scala culturale per gli operatori tradizionali del settore, amplificato dal passaggio al livello urbano.
 
Qui Business Model e Plate-forme Numérique si saldano in una sorta di nuova Bildung che ossessivamente si dichiara ispirata alla User Centrism, ma che, in realtà, è Behaviour Centred: al fine di capire l'utente, dialogare con esso, soddisfarne dinamicamente i bisogni.