L’Housing, Communities and Local Government Committee della House of Commons ha pubblicato il 3 Luglio 2019 un Report sui Modern Methods of Construction (MMC) che consente, assieme ad altre iniziative, a cui si accennerà, di comprendere meglio le sfide relative all’industrializzazione edilizia nel Regno Unito e, indirettamente, nel nostro Paese.
Per prima cosa, occorre osservare come i MMC, di cui ReBuild Italia ha recentemente curato l’adattamento e la traduzione del quadro tassonomico curato dal MHCLG MMC Joint Industry Working Group finalizzato a quanto sopra detto, costituiscano una delle principali prosecuzioni ideali della strategia industriale che il Governo Britannico ha intrapreso sin dal 2010 sui temi della Digitization e della Decarbonization, ottenendo straordinari successi internazionali in tema di reputazione e di popolarità, solo da poco in parte attenuati in sede comunitaria, per via di un approccio che forse si vorrebbe più «continentale».
Si noti che, secondo il rapporto, il framework menzionato "is designed to help insurers, mortgage lenders and other industry actors to engage with MMC developments and provide them with the relevant financial products."
Di fatto, il ritorno all’attenzione, anche per i Paesi Britannici, della industrializzazione edilizia si ricongiunge, storicamente, alle ragioni per cui essa era stata proposta originariamente, vale a dire di razionalizzazione del mercato della costruzione attraverso la gestione dell’informazione.
Non è, dunque, un caso che la tematica di riproponga nel momento in cui, in definitiva, l’Information Modeling comincia a lasciare il passo al Data Modeling e all’Information Management.
In altre parole, la centralità del dato numerico e strutturato rappresenterebbe il principale fattore abilitante l’industrializzazione del comparto, quasi che i MMC fossero un instrument, dedicato all’intonazione di una sinfonia collettiva o, ancor meglio, un instrumentum regni che permetta il governo dei processi della trasformazione digitale.
Vale la pena, come se fosse un vero e proprio Manifesto, riportare l’elencazione dei potenziali benefici attesi:
Il rapporto della commissione parlamentare affronta, a seguito di una serie di indagini, in maniera sistematica i risvolti fondamentali della questione come di seguito:
Il contesto in cui il fenomeno si dipana è, anzitutto, quello della necessità di riconfigurare le filiere in termini di incremento della produttività e di miglioramento della qualità, esercitando una intensa opera di persuasione, da parte di alcuni soggetti consulenziali, nei confronti dei decisori politici, agendo su alcuni segmenti del mercato, come l’edilizia residenziale, scolastica, militare, penitenziaria, ricettiva.
Tale iniziativa incontra precisi obiettivi politici che appaiono certo di natura qualitativa: uno degli intenti manifestati in precedenza dal governo era, infatti, incentrato sul recupero di «valore» dei cespiti a parità di spesa pubblica, riassunti nell’espressione social outcome.
Vi sono, però, anche obiettivi quantitativi, come le 300.000 unità di edilizia residenziale sociale annuali ventilate dal governo, analogamente a quanto accade in Francia e in Germania.
Ancora una volta, l’emergenza abitativa, come nel secondo dopoguerra, col Piano GesCaL (in precedenza, il Piano INA Casa presentava altri presupposti), pare legittimare la creazione di un significativo volume della Domanda, il più possibile anelastica.
Con riferimento al tema de Quality assurance and warranties si riscontrano due principali preoccupazioni: la disponibilità di disporre di sufficienti serie storiche di dati per valutare, dal punto di vista assicurativo e creditizio, l’affidabilità delle diverse tipologie di innovative soluzioni industrializzate, cosicché si reclama la costituzione di una banca dati centrale finalizzata; la potenzialità evolutiva di soluzioni progettuali che appaiono meno flessibili di quelle tradizionali.
Per quanto riguarda il tema de Workforce and training la prevista scarsità di manodopera qualificata, che, di là da Brexit, varrebbe anche per l’Italia, suggerisce l’opportunità di formare forza lavoro specifica per gli MMC, attratta anche dalle implicazioni digitali, ma anche di continuare ad addestrare manodopera per le lavorazioni tradizionali.
In merito al tema de Supply chain le raccomandazioni vertono, prima di tutto, sui processi di aggregazione e di espansione sia della Domanda sia dell’Offerta, favorendo sistemi costruttivi aperti i cui componenti edilizi e impiantistici siano il più possibile interoperabili.
Questo passaggio si accompagna alla previsione di ridurre il più possibile il tasso di importazione di componenti, a favore della componentistica autoctona.
La riconfigurazione della catena di fornitura rappresenta probabilmente l’elemento più critico poiché tende a ridurre il ruolo del costruttore in cantiere a favore di quello dell’assemblatore, oltre che a ridimensionare la parcellizzazione esasperata dei tessuti committenti, professionali e imprenditoriali.
La tematica de Local authorities implica un maggior coordinamento delle iniziative di social housing promosse dagli enti locali, unitamente, così come dovrebbe ora accadere nel nostro Paese, a una omogeneizzazione dei regolamenti edilizi.
L’argomento relativo ad Access to land auspica l’adozione di politiche pubbliche tese a ridurre l’incidenza della acquisizione e della disponibilità delle aree sull’economia generale delle operazioni, ma questa resta la questione più influente nella storia del settore.
In tema di Building regulations and energy efficiency si sottolinea l’enfasi da attribuire alle soluzioni industrializzate, specie sotto il profilo del loro contributo alla decarbonizzazione (ad esempio, per via della produzione manifatturiera concentrata e della logistica ottimizzata): non solo, dunque, per quanto attiene alla stretta efficienza energetica.
Il punto relativo ad Access to finance rimarca la urgenza di canalizzare le forme di finanziamento pubblico in maniera da supportare iniziative sistematiche.
Il tenore del documento è senza dubbio assolutamente propositivo, tanto che esso si conclude con la considerazione now is the time for consistent action.
Al contempo, tuttavia, come già emerso dal rapporto di McKinsey, sul tema, nel documento parlamentare si rintracciano accenti di realismo che inducono a precisare i termini di fattibilità delle potenzialità dell’industrializzazione edilizia.
In quest’ottica, sono necessarie soluzioni innovative che, digitalmente, vertano sulle fasi embrionali dell’operazione di sviluppo immobiliare.
Una delle iniziative più interessanti al,proposito è, senza alcun dubbio, PRISM, una open source application gratuita commissionata dal Mayor of London, che per il Precision Manufactured Housing (PMH), coniuga computazionalmente i vincoli normativi e regolamentari urbanistici ed edilizi con i fabbisogni abitativi, con i requisiti tipologici delle diverse aree della metropoli, nonché con i repertorî disponibili di sistemi costruttivi, essenzialmente a livello distributivo, almeno per ora.
Se, poi, si associano le attività promosse da Join, eSUB, 3D Repo, Speckle, si può comprendere come sia possibile coinvolgere i sistemi costruttivi veri e propri, sfruttando le funzioni progettuali combinatoriali che si definirebbero generative, al fine di dare vita a configuratori che risolvano i vincoli logistici geo-spaziali inerenti alle distanze dei luoghi produttivi dai cantieri e ai vincoli sui trasporti ordinari ed eccezionali, articolando l’Offerta su una web-based platform che agevoli una produzione distribuita nei confronti di una progettazione centralizzata.
Ed è proprio questa la sfida che si sviluppa in maniera duplice: sulla possibilità di dare vita a soluzioni progettuali il più possibile singolari, nonostante una certa inevitabile ripetitività dei «telai»; sulla caratterizzazione comportamentale delle soluzioni ideative, come evocato dalle preoccupazioni relative alla scarsa flessibilità delle soluzioni abitative.
Quanto sta accadendo nel Regno Unito rappresenta, perciò, un utile punto di riferimento per analoghe iniziative si desiderino intraprendere alle nostre latitudini.
Nella fattispecie più squisitamente «politica» si sovrappongono, in effetti, diversi filoni: dalla rigenerazione urbana al soddisfacimento delle esigenze abitative di fasce deboli di popolazione.
Nel medesimo tempo, tuttavia, questioni come la riduzione lavoro, anche intellettuale, e l’aggregazione degli operatori sollecitano le rappresentanze professionali e delle associazioni datoriali.
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