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Equo compenso: tavolo del Ministero Giustizia con tutte le professioni! L'UE boccia le tariffe minime tedesche

Presso il Ministero della Giustizia si è insediato il tavolo tecnico che delineerà il percorso per garantire l’equo compenso a tutti i professionisti. Nel frattempo, la Corte UE ha bocciato il regolamento della Germania sulle tariffe minime per architetti e ingegneri

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La strada verso l'introduzione effettiva dell'equo compenso a livello nazionale è tracciata. Lo scorso 3 luglio 2019 si è infatti insediato presso il Ministero della Giustizia, con le rappresentanze delle professioni, il tavolo tecnico teso ad implementare e rendere operativa la disciplina dell’equo compenso.

In agenda, lo studio di soluzioni per l’estensione dell’equo compenso anche ai contratti con la PA e la revisione della definizione dei soggetti economici privati “forti”.

Il tavolo tecnico in tema di equo compenso, istituito con decreto ministeriale 27 giugno 2019, dovrà formulare proposte legislative volte a garantire “uniformità e coerenza” ai compensi dei liberi professionisti. La conclusione dei lavori è prevista per il 31 dicembre 2019.

Tavolo tecnico equo compenso: direttrici

Il tavolo ministeriale, che comprende i rappresentanti delle professioni, intende sviluppare ed estendere la portata della disciplina normativa e contrattuale dell’equo compenso sia incrementando il novero delle controparti che dovranno applicare le nuove regole nella liquidazione delle prestazioni professionali, sia ampliando la definizione dei soggetti economici privati obbligati, sia prevedendone l’obbligatorietà anche per la Pubblica Amministrazione.

Equo compenso: le richieste formulate dagli ordini

Tra le richieste formulate dagli Ordini ci sono:

  • l’estensione dell’equo compenso alle pubbliche amministrazioni, all’Agenzia delle Entrate e alle aziende medio-piccole;
  • la rivisitazione dei parametri;
  • l’istituzione di un osservatorio nazionale permanente per tutte le professioni (istituito, per ora, solo per gli Avvocati);
  • l’esclusione della possibilità per le pubbliche amministrazioni di concludere accordi a compenso zero o irrisorio;
  • l’estensione del regime delle clausole vessatorie;
  • la class action dei consigli degli ordini.

Equo compenso: disegni e proposte di leggi pendenti

Ricordiamo che ci sono almeno tre disegni di legge 'pendenti' sul tema equo compenso nazionale, più la recente proposta di legge a firma del senatore M5S Santillo di cui abbiamo relazionato su Ingenio:

Tariffe minime di architetti e ingegneri: bocciato il regolamento tedesco

Altra notizia dell'ultim'ora è la bocciatura, da parte della Corte dell'Unione europea con sentenza causa C-377/17 dello scorso 4 luglio 2019 (disponibile in allegato), del regolamento della Germania inerente le tariffe minime professionali obbligatorie per i servizi di progettazione di architetti e ingegneri.

Secondo la Corte UE la Germania, mantenendo le tariffe obbligatorie, è andata in contrasto con la Direttiva 2006/123 e con l'articolo 49 del Trattato sul funzionamento dell'UE.

Il regolamento tedesco - Honorarordnung für Architekten und Ingenieure (HOAI) - prevede, nello specifico, una correlazione tra prestazioni e tariffe economiche, sia minime che massime. Secondo la Germania tali disposizioni nazionali disciplinano solo situazioni puramente interne, che non avrebbero potuto essere valutate alla luce della direttiva 2006/123 e dell’articolo 49 TFUE.

La restrizione sulle tariffe è stata giustificata, dalla Germania, sostenendo che in tal modo è possibile garantire un elevato livello di prestazioni.

Per la Corte, però, “occorre constatare che la Repubblica federale di Germania non è riuscita a dimostrare che le tariffe minime previste dalla HOAI sono idonee a garantire il conseguimento dell’obiettivo consistente nel garantire un elevato livello di qualità delle prestazioni di progettazione e ad assicurare la tutela dei consumatori. Al contrario, per quanto riguarda le tariffe massime - si legge nella sentenza - queste sono di natura tale, come sostiene la Repubblica federale di Germania, da contribuire alla tutela dei consumatori aumentando la trasparenza delle tariffe praticate dai prestatori e impedendo a questi ultimi di praticare onorari eccessivi”.

Per i giudici europei, insomma, la Germania “non ha dimostrato le ragioni per cui il fatto di mettere a disposizione dei clienti un orientamento in materia di prezzi per le diverse categorie di prestazioni contemplate dalla HOAI, suggerito dalla Commissione come misura meno restrittiva, non sarebbe sufficiente a conseguire il suddetto obiettivo in modo adeguato. Ne consegue che il requisito consistente nella fissazione di tariffe massime non può essere considerato proporzionato a tale obiettivo”.

Alcuni commenti alla decisione della Corte dell'UE

Trai i primi commenti si regista quello di Fondazione Inarcassa e Ordine degli Architetti di Roma che in un comunicato congiunto, i rispettivi presidenti ribadiscono quanto “L’esistenza delle tariffe minime è garanzia di qualità delle prestazioni progettuali”. 

Il sistema delle tariffe non viene messo in discussione da parte dei giudici della Corte Europea

La Corte ha stabilito, perlomeno con riguardo ad un mercato delle professioni quale quello tedesco, l’importante principio per cui “l’esistenza di tariffe minime per le prestazioni è atta, in linea di principio, a contribuire a garantire un elevato livello di qualità delle prestazioni di progettazione”. Tuttavia, ha osservato la Corte, la circostanza che “l’esercizio stesso delle attività di progettazione non è riservato, in Germania, a persone che svolgono un’attività regolamentata” induce a ritenere che “non esisterebbe, in ogni caso, nessuna garanzia che le prestazioni di progettazione siano effettuate da prestatori che hanno dimostrato la loro idoneità professionale a farlo”; tale difetto di “coerenza” e “sistematicità” del sistema normativo tedesco ha condotto alla condanna della Repubblica federale di Germania per violazione delle norme comunitarie in materia di concorrenza.

Si tratta: “di un importante riconoscimento del modello di regolamentazione delle professioni tecniche. La condanna della Germania non deve, dunque, spaventarci”, aggiungono Comodo e Mangione. Al contrario, “Il sistema delle tariffe non viene, infatti, messo in discussione da parte dei giudici della Corte Europea. Occorre piuttosto riannodare i fili della storia, a partire dal 2006, dall’abolizione, ingiusta, delle tariffe minime, che, invece, rappresentano un argine a protezione della qualità della professione, nonché un sistema a supporto dell’interesse generale, in quanto il suo fine ultimo è la tutela dei destinatari dei servizi”.

LA SENTENZA CAUSA C-377/17 DELLA CORTE GIUSTIZIA UE E' DISPONIBILE IN FORMATO PDF

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