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Non esistono calcestruzzi speciali

Una riflessione di Andrea Dari

La vicenda del getto di calcestruzzo per la grande piastra dell'ISTITUTO ORTOPEDICO GALEAZZI, ormai conosciuta da tutti come il getto dei record, mi ha portato a una riflessione sulla commercializzazione dei cosiddetti calcestruzzi speciali.

Le parole del professor Giuseppe Mancini riguardanti il perché fosse arrivato a progettare una piastra monolitica in calcestruzzo, ovvero la volontà di ridurre i tempi di realizzazione, migliorare le performance della struttura, abbattere i rischi di incidenti sul lavoro, minimizzare costi di realizzazione… mi ha fatto comprendere come si possa, attraverso un dialogo con il progettista, arrivare alla fornitura di calcestruzzi che spesso noi chiamiamo speciali, ma in realtà di speciale hanno solo il valore finale.

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L’evoluzione dei calcestruzzi

Nei quasi quarant’anni di vita che ho passato nel settore del calcestruzzo ho assistito a diversi salti evolutivi di questo prodotto:  la  disponibilità di più classi di cemento, l’uso dei fluidificanti, l’uso dei super fluidificanti, la produzione dei cementi bianchi, la disponibilità delle aggiunte speciali (ceneri volanti, filler calcarei,  silica fume …), l’uso di fibre d’acciaio, poi anche di quelle polimeriche, i calcestuzzi aerati, l'argilla espansa, 'Emaco (Engineering MArio COlleparti), la disponibilità di nuovi additivi e la formulazione di calcestruzzi autocompattanti, il perfezionamento degli additivi cristallizzanti, la produzione dei calcestruzzi trasparenti, le prime realizzazioni con le malte di cemento biodinamico, le sperimentazioni e l’uso dei calcestruzzi ad altissime prestazioni, i calcestruzzi drenanti, i calcestruzzi luminoscenti … 

Non tutte queste innovazioni hanno avuto successo.

Alcune sono diventate di comune uso e ormai oggi non esiste un calcestruzzo che non ne faccia uso, pensiamo ai superfluidificanti, altre hanno una diffusione commerciale che è ancora minima rispetto alle potenzialità che il mercato potrebbe offrire per quella soluzione (p.e. calcestruzzi fibro rinforzati e autoriparanti), altri ancora sono diventati una soluzione quasi di nicchia, destinati solo a pochi cantieri (calcestruzzi auto compattanti), e altri ancora sono di fatto scomparsi.

Quale è stata la principale discriminante tra i calcestruzzi e le soluzioni che sono diventate di successo e le altre.

La risposta più banale che possiamo darci e che le seconde non sono state prescritte dai progettisti.

È una risposta banale, ma vera. Occorre quindi capire il perché i progettisti hanno valutato nel tempo di prescrivere quasi sempre calcestruzzi molto fluidi, con una classe di durabilità definita, mentre fanno fatica a recepire l’utilità di prescrivere calcestruzzi impermeabili, autoriparanti,  auto compattanti,  fibro rinforzati.

La ghettizzazione dei calcestruzzi speciali

michele-valente.jpgQualche anno fa, in realtà sono già una ventina di anni fa (il tempo vola), il mercato faceva fatica a comprendere la necessità della prescrizione della classe di durabilità del calcestruzzo.

I produttori avevano inserito nei loro listini questa “prestazione speciale”, si facevano corsi e convegni a iosa (allora c’erano le risorse per farlo) eppure la durabilità rimaneva una prescrizione di nicchia. Michele Valente ebbe l’intuizione in Calcestruzzi di trasformare il calcestruzzo durevole da calcestruzzo speciale a calcestruzzo ordinario. Il cosiddetto RcK diventò DcK, gli altri produttori in breve copiarono l’impostazione, e da allora la prescrizione della classe di durabilità diventò una consuetudine.

La linea di confine tra quelle evoluzioni del calcestruzzo che hanno avuto successo e quelle che hanno fatto flop spesso sta proprio in questo: l’avere ritenuto quella innovazione un passaggio naturale del mercato o averla voluta ghettizzare tra i prodotti speciali.

E questo anche a dispetto da quella che ormai è diventata la definizione dei mix design del calcestruzzo.

La moderna progettazione del calcestruzzo – adottata ancora oggi da una parte limitata dei produttori – in effetti va oltre il concetto di calcestruzzo ordinario e speciale. L’adozione di metodiche “smart” più attente ai concetti di famiglia, di prestazione in cantiere e non su carta, di uso di materiali evoluti rende possibile per queste aziende la capacità di fornire un ampia gamma di calcestruzzi, con una risposta sempre più efficace e attinente alle prescrizioni del singolo progetto.

Nel caso del “getto dei record” non è il calcestruzzo ad essere speciale, è il cantiere, o meglio il progetto, ad avere questa peculiarità.

Immagino, perché ovviamente non ho partecipato in alcun modo al lavoro, che il risultato finale non nasca dal fatto che un commerciale specialista in calcestruzzi speciali sia andato dal progettista dicendo “abbiamo un calcestruzzo speciale da proporvi” ma sia nato da uno stretto dialogo con progettazione e committenza per arrivare a individuare le soluzioni con le prestazioni di cui abbiamo accennato in partenza. 

Sono i cantieri ad essere “speciali” e se quindi il settore avesse la capacità di rendere “normale” e “ordinaria” la capacità della rete commerciale di sapersi interfacciare con i committenti e progettisti, non per parlare di prezzo e sconto, ma per fare capire che per il loro cantiere vi sono soluzioni “normali” in grado di ridurre i tempi di costruzione, abbattere i rischi per i lavoratori, limitare l’impatto ambientale, ridurre i costi di manutenzione,… oggi avremmo una maggiore diffusione di questa evoluzione.

L’uso di calcestruzzi "speciali" deve uscire dalla ghettizzazione che spesso gli viene addossata riservando la promozione di queste soluzioni a un team di specialisti, deve diventare l’oggetto della vendita quotidiane di tutta la rete commerciale.

Blà blà blà ... tutti fanno qualità

andrea-dari.gifBene. Ci siamo riempiti la bocca. Tutti affermano di avere una rete in grado di vendere i prodotti speciali.

Non è vero.

Vorrei tornare a Michele Valente. Quando introdusse il DcK in Calcestruzzi avviò una campagna di formazione della rete commerciale, e non solo (tutti erano coinvolti) senza precedenti. Mi ricordo il volumone di lucidi (allora ancora non si parlava di slide) con i corsi sulla tecnologia del calcestruzzo, i corsi sulla durabilità, i corsi di vendita e di marketing. Si organizzarono competizioni a quiz con premi. Ricordo il continuo girare per l’Italia di Vittorio Volta, Roberto Marino, Alberto Ronzi, Fabio Cominetti.

La cultura e la formazione sono quindi alla base per arrivare ad avere una rete commerciale che possa interfacciarsi con progettisti e committenti.

Condizione necessaria, ma non più sufficiente.

I tempi si sono evoluti. Oggi si sta diffondendo il BIM. La durabilità, e quindi la manutenzione, diventa un fattore sempre importante. La progettazione prevede sempre più spesso l’uso di tecniche speciali come la post tensione. Sono più articolate le procedure di appalto. Gli studi professionali mono progettista stanno tramutandosi in società di ingegneria. Gli archittetti si inventano edifici gobbi, curvi, a forma di banana o di peperone ... E spesso i cantieri riguardano la ricostruzione di edifici all’interno di contesti urbani, con grandi difficoltà esecutive.

Occorre quindi che chi si interfaccia con questo mondo in forte evoluzione abbia non solo l’aggiornamento ma le basi per poter “dialogare” con un linguaggio sempre più ingegneristico, sempre più complesso. La sua competenza deve riguardare non solo il materiale ma anche le problematiche di cantiere, la digitalizzazione, la gestione dell'opera.

L’evoluzione delle reti commerciali deve quindi prevedere  un crescente uso di figure che abbiano le basi scolastiche, accademiche, per poter gestire questi rapporti con gli stakeholders del settore. Figure con la credibilità tecnica che gli consenta di poter dialogare con il progettista, fargli capire che 

  • con una pavimentazione post tesa o fibrorinforzata può perseguire dei risultati che convengono al progetto, al committente, al valore immobiliare dell’opera, all’utilizzatore finale  …
  • con un getto monolitico può perseguire dei risultati che convengono al progetto, al committente, al valore immobiliare dell’opera, all’utilizzatore finale  …
  • con un calcestruzzo drenante può perseguire dei risultati che convengono al progetto, al committente, al valore immobiliare dell’opera, all’utilizzatore finale  …
  • con un calcestruzzo autoriparante può perseguire dei risultati che convengono al progetto, al committente, al valore immobiliare dell’opera, all’utilizzatore finale  …
  • e così via.

La splendida esperienza del Progetto Concrete, che poco purtroppo ha insegnato al nostro settore (quante aziende del nostro settore si sono accalappiati i 10 super ingegneri che avevamo formato e impiegato per il progetto ???) e purtroppo è stata abbandonata rappresenta l'esempio più ecclatante di quello che si dovrebbe fare per cambiare la filiera.

Mi ricordo gli incontri con Andrea Bolondi e questi 10 ingegneri che prima di mandare sul campo furono formati con un master specifico del Prof. Camillo Nuti. Mi ricordo le schede - tecniche, di capitolato, informativa ... - preparate ad hoc da consegnare agli studi di ingegneria, alle imprese, ai committenti.

Ogni azienda dovrebbe avviare un suo piccolo progetto concrete.

Perchè non esistono calcestruzzi speciali,

dobbiamo semplicemente far capire al nostro interlocutore che siamo in grado di rendere speciali i loro progetti, cantieri, opere.