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RITORNO AL FUTURO... qualche riflessione sui concetti di competenza e conoscenza e formazione

Alle volte, pur essendo sotto pressione, conviene fermarsi per guardare indietro e valutare quanta strada si è fatta, e per ascoltare e captare nuovi segnali.

Alle volte, pur essendo sotto pressione, conviene fermarsi per guardare indietro e valutare quanta strada si è fatta, e per ascoltare e captare nuovi segnali.

ritorno-futuro-1.jpgQuesto è quanto mi accingo a fare, essendo stato invitato dall’amico Andrea Dari a tornare sulla recensione di un libro e su un’intervista pubblicate sul Giornale dell’Ingegnere dieci anni fa, quando lui ne era l’editore e io il direttore scientifico culturale (n.8 e 14/2010).
Il libro, scritto in forma di epistolario fra Giacomo Maria Elias e Bruno Bordignon, titolava “Elogio dell’incompetenza” e, a parte il titolo provocatorio, proponeva una sequenza di riflessioni sui concetti di competenza e conoscenza, creando un percorso la cui meta era “la definizione dei requisiti essenziali di un sistema educativo che prepari i giovani ad affrontare una realtà fortemente dinamica. 

Anno 2010, Cinque riflessioni sui concetti di competenza e conoscenza

- La prima si riferiva alle definizioni di competenza e di cultural competence, avendo come soggetti le persone e le organizzazioni. Per le prime, competenza era “la capacità di percepire psicologicamente un bisogno, identificare logicamente un problema, elaborare una teoria esplicativa, vedere se porta alla soluzione e, infine, dare una risposta (sempre perfettibile) al bisogno individuato”. Per le seconde, cultural competence era “la capacità di mettere insieme le persone e gestire le diversità culturali (cross-culture)”.

- La seconda riflessione riguardava il superamento del determinismo, e con esso del meccanicismo, e si diceva “Qui, entra in gioco l’informazione come strumento per accrescere la conoscenza ,…..”

- La terza insisteva sull’approccio alla realtà complessa, in particolare nelle situazioni mai vissute, e diceva “In questi casi, la principale risorsa a cui ricorrere è ancora la cultura, ma non basta quella di una sola persona. Allora si profilano comportamenti a rete, mentre emerge l’importanza della comunicazione e dell’informazione, nonché le capacità di semplificare i problemi, di tirare le conclusioni, di adattarsi continuamente per la mutevolezza dell’ambiente esterno”.

- La quarta riguardava le grandi sfide di un sistema educativo moderno, ossia: “la crescita esponenziale delle acquisizioni cognitive, gli ostacoli contemporanei alla riflessione sul sapere, la complessità dei fenomeni e la complessità del sistema educativo stesso.”

- La quinta, infine, riguardava la valutazione del sistema educativo per la quale venivano individuati due requisiti essenziali: “la definizione chiara del sistema stesso, e la definizione di una politica di lungo periodo, condivisa”.

Tutte riflessioni di grande attualità sulle quali conviene tornare per verificare cosa è cambiato nel frattempo.

La prima cosa che viene in mente è la rivoluzione digitale; la seconda è l’adeguamento delle imprese al sistema Industria 4.0. 

Anno 2019, Quattro aree tecnologiche coinvolte da Industria 4.0...

- La prima area, il mondo dell’Internet e del Cloud computing, includendo la fabbrica virtuale, le tecnologie Internet of Things, il networked enterprise, il cognitive computing, dove: la prima (fabbrica virtuale) chiede lo sviluppo di metodologie per la simulazione integrata prodotto-processo per la pianificazione della produzione e modellazione degli stabilimenti in ambiente virtuale per l’individuazione preventiva di criticità e la riduzione di tempi e costi per la messa a punto delle linee; la seconda (Internet of Things) chiede lo sviluppo di piattaforme tecnologiche per la raccolta e la gestione dei dati da IoT presenti negli ambienti produttivi; la terza (networked enterprise) chiede la gestione ottimale della supply chain, della gestione della conoscenza e delle competenze (come asset), dei team di lavoro e dei progetti; la quarta (cognitive computing) chiede di sviluppare piattaforme tecnologiche che permettano di estrarre conoscenza da una grande mole di dati e fornire un supporto alle decisioni.

- La seconda, quella dei Big data intendendo sia Big Data analytics sia Big Data analysis, dove: la prima chiede strumenti per analizzare sia trend storici sia particolari eventi in real-time ; mentre la seconda, partendo da un’analisi sistematica del processo produttivo, chiede nuovi metodi e strumenti per il controllo qualità lungo il processo e, analizzando i dati di qualità misurati, chiede modelli logici allo scopo di fornire informazioni sulle cause e valutare le non conformità. Inoltre è necessario uno standard per le architetture dei sistemi IT che gestiscono la comunicazione e l’elaborazione dei big-data.

- La terza, quella della robotica, dei sistemi di produzione flessibili e dei sistemi ciber-fisici; dove: la collaborazione fra robot e uomo chiede lo studio e la realizzazione d’interfacce utente in grado di consentire di migliorare gli aspetti di ergonomia e produttività, nonché lo sviluppo di metodologie in grado di connettere il robot con l’ambiente circostante; a loro volta, i sistemi di produzione flessibili e intelligenti chiedono scalabilità e/o riconfigurazione veloce e a basso costo delle linee produttive in funzione dei volumi e dei mix di prodotto, e bassi investimenti specifici; infine, i sistemi ciber-fisici chiedono lo sviluppo di dispositivi in grado di percepire e interagire in modo ottimale con l’ambiente e di possedere un’autonomia decisionale per ottenere performance ottimizzate di processo.

- La quarta, quella della stampa tridimensionale che chiede di sviluppare nuove tecnologie laser per realizzare componenti metallici di forma complessa e nuovi materiali polimerici, nuovi compositi rinforzati con nano-particelle e fibre e additivi specifici per migliorare la resistenza meccanica.

Da qui vediamo che le nuove tecnologie, prima ancora di esserci d’aiuto, creano l’esigenza di nuove competenze a carico del sistema formativo; e sono proprio quelle attualmente al centro dell’attenzione.

Nonostante le nuove tecnologie, diversi aspetti di quelle cinque riflessioni rimangono scoperti:

  • per la prima riflessione, relativamente alla competenza delle persone, esse non potranno certamente aiutarci nel percepire psicologicamente un bisogno, e per la cultural competence non potranno aiutarci a gestire le diversità culturali.
  • per la seconda, relativa al superamento del determinismo, non riusciranno comunque a prendere decisioni finali;
  • per la terza, relativa alla realtà complessa e alle situazioni mai vissute, non potranno aiutarci nel gestire la cultura e le differenze culturali fra persone;
  • per la quarta, relativa alle grandi sfide di un sistema educativo moderno, non potranno superare gli ostacoli alla riflessione sul sapere, né la complessità del sistema educativo stesso;
  • per la quinta, relativa alla valutazione del sistema educativo, non potranno aiutare nella definizione chiara né del sistema, né di una politica di lungo periodo, condivisa.

Da qui vediamo che quegli aspetti rimasti scoperti rimangono a carico del sistema formativo; e sono proprio i più difficili.

...Quattro nuove tipologie di esigenze formative

Causa la velocità dello sviluppo tecnologico rispetto alla velocità di formazione-apprendimento, esso deve essere, non solamente reattivo e dinamico, ma anche aperto a discenti di ogni età:

  • new skilling, ossia completamento delle professionalità in entrata in azienda,
  • up-skilling, ossia innalzamento delle competenze per adeguarle alle esigenze dell’innovazione di processo/prodotto e delle nuove tecnologie,
  • re-skilling, ossia adeguamento delle competenze per fronteggiare l’innalzamento dell’età media degli addetti o per la sostituzione di alcuni lavori con macchinari o con altre tipologie di lavoro,
  • team-skilling, ossia miglioramento delle competenze del team facendo leva sulle risorse e sulle potenzialità esistenti, trovando nuove modalità di lavoro.

Da qui emerge che il sistema formativo non può essere solamente indirizzato ai giovani; ed è quello che si sta facendo con diverse iniziative, dove troviamo un po’ di velleitarismo, un altro po’ di snobismo, poche risorse e tanta perdita di tempo.

Ma non basta: tornando alla frase “Alle volte, pur essendo sotto pressione, conviene fermarsi ….”, aggiungerei due warning:

  • nel fare il punto, dobbiamo guardare alle altre “cordate”, infatti in una competizione fra Paesi o blocchi geo-politici non conta la velocità assoluta, ma quella relativa; nello specifico: noi siamo indietro e dobbiamo recuperare;
  • essendo indietro, dobbiamo verificare l’adeguatezza delle nostre attrezzature, comprendendo non solo del sistema formativo, ma anche quello produttivo che, formato in massima parte di micro-imprese fortemente personalizzate, ha certamente difficoltà a far fronte alla complessità crescente (con le sue esigenze di culture plurali e di reti di comunicazione), e a cogliere i vantaggi delle nuove aree tecnologiche, e quindi va incentivato al cambiamento.

Anno 2010,

Dell’intervista al Professor Elias che titolava “uno sforzo comune per vincere la sfida della complessità”, cito una domanda/risposta particolarmente significativa:

“Le problematiche ambientali, dell'energia, delle tecnologie alimentari, della normazione tecnica, della qualità e – più recentemente - della sicurezza sono tutti temi che l'hanno impegnata sul piano scientifico e operativo. Esiste un legame, anche consequenziale, tra queste tematiche, fondamentali per l'ingegneria?

Il legame è facilmente individuabile nel rispetto, vorrei dire sacro, dovuto da ognuno di noi alle risorse messe a nostra disposizione. Ambiente, energia, sostanze nutritive, salute, merci di scambio, persone costituiscono un patrimonio che dobbiamo usare, ma non dilapidare. È sempre molto difficile tracciare un confine tra uso e spreco. Certamente, comportamenti consapevoli e professionalmente etici possono costituire una guida sicura. Consapevolezza ed etica, però, sono entrambe figlie di quell’educazione che origina nella famiglia e che la scuola può solo incrementare, raffinare, non creare.”

Anno 2019,

confermo e aggiungo: oltre che essere in grado di affrontare problemi complessi, occorre saper scegliere quelli giusti; nello specifico: importante quanto il sistema formativo, è quello educativo fatto dalla famiglia, dalla società, e dalla buona politica.