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Bandi di gara di ingegneria e architettura: ritorno all’appalto integrato?

Dal consueto rapporto bimestrale del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, per i mesi di luglio-agosto emergono infatti, i primi effetti del ritorno all’appalto integrato. SCARICA IL PREPORT

Dal consueto rapporto bimestrale del Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, per i mesi di luglio-agosto emergono infatti, i primi effetti del ritorno all’appalto integrato 

Il mercato dei servizi di ingegneria e architettura comincia ad avvertire i primi effetti dell’entrata in vigore del Decreto “Sblocca cantieri”. Infatti, a fronte di una ulteriore crescita degli importi a base d’asta complessivi per le gare di questa tipologia di servizi, si registra un leggero rallentamento del tasso di crescita per i bandi per i servizi “tipici”, ossia quelli che non comprendono gli accordi quadro, i concorsi di idee e di progettazione e i bandi con esecuzione dei lavori.

+71% l'importo complessivo destinato alla progettazione

Nonostante la frenata, il bimestre si chiude comunque con un +71% rispetto al medesimo bimestre del 2018 (ma alla fine di giugno si era a +109%) con un importo cumulato che arriva a sfiorare i 558 milioni di euro contro i 326 dei primi 8 mesi del 2018. E’ quanto emerge dalla consueta analisi sul mercato dei Sia effettuato dal Centro Studi CNI e relativo al bimestre luglio-agosto.

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Crescono dall'8% al 26%,gli importi per bandi di gara per servizi di ingengeria con esecuzione

Le diverse misure contenute nel citato decreto (D.L. 32 del 18 aprile 2019, convertito con L. n.55 del 14 giugno 2019), tra cui la reintroduzione dell’appalto integrato fino al 31.12.2020, sembrano aver inciso in misura rilevante sul rapporto tra le diverse tipologie di gara. Rispetto al bimestre precedente, infatti, risulta più che triplicata la percentuale degli importi destinati ai servizi di ingegneria proveniente dalle gare con esecuzione, dato che passano dall’8,2% di fine giugno al 26% circa della somma complessiva posta a base d’asta, a discapito delle gare senza esecuzione che vedono scendere il proprio contributo dall’87,9% al 64,4%.

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“Abbiamo sempre avuto una posizione nettamente contraria alla reintroduzione dell’appalto integrato – dichiara Armando Zambrano, Presidente CNI – soprattutto perché ha messo in seria crisi uno dei principi cardine del Codice Appalti, cioè la distinzione tra progettazione ed esecuzione e la relativa affermazione della centralità del progetto. I dati del nostro rapporto dimostrano come le temute conseguenze stiano cominciando a manifestarsi”.

“L’andamento positivo del mercato complessivo dei nostri servizi professionali – afferma Giuseppe Margiotta, Presidente del Centro Studi CNI – con un incremento del 71% rispetto allo stesso bimestre dello scorso anno è senza dubbio un dato positivo. Tuttavia, il rapporto del nostro Centro Studi registra una diversa distribuzione della ripartizione degli importi fra le tipologie di gare pubblicate e aggiudicate che non va nella direzione da noi auspicata”.

“La reintroduzione ‘parziale’ dell’appalto integrato – osserva Michele Lapenna, Consigliere CNI delegato sulla materia - ha visto triplicare la percentuale della quota di mercato relativa allo stesso a scapito di quella che si riferisce alle gare senza esecuzione che registrano una significativa riduzione. Per effetto della modifica apportata dalla Legge 55 all’articolo 59 subiscono un decremento anche le quote di mercato appannaggio degli operatori di piccole e medie dimensioni. 

“Dalla nostra attività di monitoraggio dei bandi abbiamo rilevato, inoltre, una non corretta applicazione della norma da parte delle stazioni appaltanti che, di fatto, disattendendo la stessa, applicano in modo generalizzato le procedure di aggiudicazione di progettazione ed esecuzione, senza le limitazioni poste dai commi 1 bis e 1 ter dell’articolo 59 che prevedono il ricorso all’appalto integrato ‘nei casi in cui l’elemento tecnologico o innovativo delle opere oggetto dell’appalto sia nettamente prevalente rispetto all’importo complessivo delle opere’. Siamo in presenza, quindi, di una situazione che potrebbe portarci ad un pericoloso ritorno al passato con tutti gli effetti negativi prodotti da un utilizzo generalizzato dell’appalto integrato che rischia di mettere in crisi uno dei pilastri del nuovo quadro normativo fondato sulla centralità del progetto nella realizzazione delle opere”.

Anche gli importi complessivi delle gare senza esecuzione risultano in calo: 106,5 milioni di euro, laddove nel 2018 erano 111,2 milioni, il 4,2% in meno. Segno che in un buon numero di gare si è preferito ricorrere all’appalto integrato con l’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione anziché bandire due o più gare distinte.

Aumentano i piccoli bandi (sotto i 40.000 euro)

Il rapporto del Centro Studi CNI attesta, inoltre, che rispetto al bimestre precedente torna ad aumentare la quota di piccoli bandi con importo a base d’asta inferiore ai 40mila euro (39,4% contro il 32% di maggio-giugno), mentre si è ridotta la quota di bandi con importo superiore ai 221 mila euro che scende sotto il 17%, quando nei bimestri precedenti si aggirava intorno al 20%. E’ verosimile che la possibilità di ricorrere all’appalto integrato abbia indotto le stazioni appaltanti a fare uso di questa forma di gara per gli appalti più grandi, con ritorni positivi per i professionisti che vedono aumentare la quota di gare con importi minori e di conseguenza le possibilità di aggiudicazione delle stesse, essendo queste il loro principale target di riferimento.

Va evidenziato, infine, che per i professionisti si assiste ad un sensibile calo di aggiudicazioni sia in termini di gare aggiudicate (38,3% del totale) sia di importi (appena il 10,5%).

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