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Alla Scoperta del Dato: Nuove Offerte Formative per la Costruzione e per l'Immobiliare

L'Università degli Studi di Brescia promuove un Corso di Master Universitario in Data-Driven Construction 4.0 Management che si propone di fornire agli operatori del settore della costruzione e dell'immobiliare una preparazione culturale e operativa in termini di Data Science e di Communication Technology.

Università degli Studi di Brescia organizza un Master in Data-Driven Construction 4.0 Management

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L'Università degli Studi di Brescia promuove, in collaborazione con Harpaceas e con In2it, un Corso di Master Universitario in Data-Driven Construction 4.0 Management che si propone di fornire agli operatori del settore della costruzione e dell'immobiliare una preparazione culturale e operativa in termini di Data Science e di Communication Technology.
 
È palese, infatti, che le tematiche inerenti al Building Information Modeling & Management, pur rilevanti, stanno progressivamente cedendo il passo alla «centralità del dato», numerico e strutturato: in altre parole, alla Data Driveness.
 
Si tratta di un percorso ormai annoso, destinato anche in termini formativi a sfociare, in futuro, in iniziative rivolte a soggetti delle operazioni di sviluppo immobiliare/infrastrutturale, urbane e territoriali, che siano in grado di gestire modelli numerici strutturati che colleghino dati prestazionali, relativi ai cespiti fisici, e dati comportamentali, relativi alle esperienze umane, cicli di vita e cicli delle vite.

Sfruttare le potenzialità del dato, numerico, strutturato, semantico, per la trasformazione autenticamente digitale del comparto

Il fatto che attualmente, ad esempio, si parli con sempre maggior insistenza di Open API e di Web Semantico, così come di Protocolli di Comunicazione, rivela quanto, nonostante la prevalenza del documento, il dato inizi ad assumere un valore reale, a essere oggetto di controversie sulle accezioni di detenzione e di transazione, a entrare nelle dispute di carattere etico, e così via.

È possibile, infatti, a partire da espressioni come ecosistema digitale, piattaforma digitale, ambiente di condivisione, gemello digitale, immaginare concretamente un settore della costruzione e dell'immobiliare che si affranchi da un uso «digitalizzato» dei procedimenti «analogici».
 
Ovviamente, non si allude a un universo interamente dominato dalla Artificial Intelligence e dalla Machine Readability, ma, al contrario, a un comparto che sappia finalmente ricorrere alla digitalizzazione, a partire dai vertici aziendali, secondo una consapevolezza sinora assente.
 
Con questa iniziativa, embrionale, non si ha certo la presunzione di giungere a passaggi risolutivi, bensì, come accennato in precedenza, si nutre la speranza che sia praticabile un percorso più attrezzato nei confronti di un fenomeno, la transizione digitale, di cui sarebbe folle presumere di conoscere l'esito finale dopo aver scoperchiato il vaso di pandora.
 
Il desiderio è, naturalmente, quello di porre in risalto che la digitalizzazione, prima ancora che un insieme, più o meno casuale di tecnologie, è un passaggio evolutivo, solo in parte incrementale, che riguarda l'identità degli operatori e la natura dei prodotti/servizi, di cui l'apparato tecnologico è semmai agente causale.
 
Colla modestia che contraddistingue chi si occupa della digitalizzazione nel settore della costruzione e dell'immobiliare nell'ateneo bresciano, l'umile intenzione dei proponenti consiste, pertanto, al termine di una lunga riflessione critica sul tema, svolta anche all'interno di eLux Lab, oltre che del DICATAM, nonché con alcuni interlocutori esterni, nell'accettare una sostanziale «ignoranza» sui significati ultimi di ciò che, per lungo tempo, identificando una parte col tutto, è venuto comodo designare con l'acronimo BIM.
 
Oggi, che, tuttavia, i confini dell'Ambiente Costruito si dilatano, allorché gli edifici e le infrastrutture assumono vesti e sembianze differenti, talora inusitate, è inevitabile che, colla cautela di chi sa di non sapere, ci si affacci a scenari in cui le parole «cespite» ed «esperienza» possono accostarsi senza timidezza tra loro.
A fronte di tali rivolgimenti, che potremmo ardire di denominare come epistemologici, qualcuno si doveva pur far carico di aprire nuove frontiere, nuove prospettive, al fine di offrire a nuovi e ad antichi protagonisti del mercato, gli instrumenta regni del cambio di paradigma, vale a dire risorse umane pionieristiche per i territori sinora inesplorati.