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BIM: obbligatorio per i lavori pubblici sopra i 50 milioni di euro. Baratono: nel 2019 +75% di appalti in BIM

Il 1° gennaio 2020 è scattata l’obbligatorietà dell’uso del Bim per le opere pubbliche d’importo pari o superiore a 50 milioni di euro. Ma come si è chiuso il 2019 e a che punto è l’istituzione della Commissione di monitoraggio prevista dal Decreto 560/17?

Ingenio ha fatto il punto con l’ingegnere Pietro Baratono, provveditore Interregionale per le Opere Pubbliche di Lombardia ed Emilia Romagna e presidente della Commissione che predispose il testo del Decreto Bim.

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Ingegnere Baratono, il 31 dicembre si è chiuso il primo anno di obbligatorietà del Bim riferito agli appalti con importi a partire da 100 milioni di euro. Qual è il bilancio?

Nel 2019, gli appalti di servizi in BIM sono cresciuti del 75 per cento rispetto al 2018. Non stiamo parlando ancora di appalti digitali di opere, è evidente che i grandi appalti d’importo superiore ai 100 milioni di euro hanno una «vita» più lunga, progetti di tale rilevanza sono stati attivati prima della pubblicazione del Decreto e quindi non sono rientrati nell’obbligatorietà.

L’articolo 8 del Decreto, prevede l’istituzione di una Commissione di monitoraggio con il compito di verificare gli esiti e le difficoltà incontrate dalle stazioni appaltanti, anche al fine di consentire l’aggiornamento delle disposizioni contenute nel documento. Quando sarà formata?

Non è ancora stata istituita perché al ministero delle Infrastrutture, precisamente nell’ambito della Commissione che è stata nominata per la revisione del Regolamento degli appalti pubblici, si sta discutendo sulla possibilità d’inserirvi alcuni degli elementi del Decreto 560. Questo modificherebbe le cose, perché s’introdurrebbe all’interno di un livello legislativo più elevato una parte del Decreto. Credo che la pubblicazione del Regolamento sarà l’occasione per fare il punto sulla Commissione di monitoraggio e sulla revisione del 560. Tra la primavera e l’estate potremmo avere qualche novità. 

Che esiti hanno avuto le 8 sperimentazioni avviate dal provveditorato della Lombardia e dell’Emilia Romagna sia a livello di lavori appaltati in Bim che di servizi di progettazione? 

Alcune sono in corso e per altre i progetti sono stati approvati. Il Ponte della Navetta è in esecuzione, mentre prossimamente avremo i primi appalti di lavori in digitale per Villa Strozzi, un edificio storico vicino a Mantova e per il Comando VVF di Bologna. Attualmente i progetti sono in corso di approvazione presso il Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato. Il grande progetto definitivo da 130 M€ circa della Caserma Montello a Milano è al vaglio del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici che per la prima volta è chiamato ad approvare un progetto elaborato con il BIM.

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Gli altri Paesi a livello europeo come si stanno muovendo per quanto riguarda la digitalizzazione degli appalti pubblici?

In genere non è prevista un’obbligatorietà a livello legislativo nazionale, spesso sono indirizzi ministeriali – ad esempio l’edilizia giudiziaria in UK - oppure le realtà locali, anche con regolamenti urbanistici, a imporre obblighi, come in Danimarca. Solo l’Italia e pochi altri hanno una legislazione nazionale così prescrittiva che pone un obbligo in capo alle stazioni appaltanti. Per inciso ho avuto modo di ragionare con il governo Lituano che pare interessato ad introdurre spunti del nostro Codice e del DM560 nella loro legislazione. Anche la Francia ci sta ragionando.

La mancanza di un’obbligatorietà è da ritenersi positiva o negativa?

In linea generale non sono un fautore dell’obbligatorietà a tutti i costi, credo molto nell’approccio strategico dell’amministrazione. L’uso del digitale rappresenta un grande passo avanti per l’efficienza e la produttività del settore, con tempi e costi certi, nonché per la trasparenza. Credo soprattutto nell’uso graduale dei modelli informativi da parte di Stazioni Appaltanti qualificate, elemento questo fondamentale e direi anche imprescindibile per la buona riuscita di un progetto.