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Equo compenso: in Lazio obbligo ufficiale di rispettare i parametri. Verso una legge nazionale?

Con una delibera ad hoc, la Regione Lazio impone alle PA regionali di applicare i parametri ministeriali o di proporzionare i compensi alla quantità e qualità della prestazione professionale

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La Regione Lazio traccia la strada per una legge nazionale sull'equo compenso? Chissà: nel frattempo, con la delibera 22 del 28 gennaio 2020, vengono fissati dei paletti precisi per tutte le amministrazioni pubbiche della Regione capitolina (uffici regionali e società controllate e partecipate). Queste le direttive principali:

  • compensi professionali calcolati sui parametri ministeriali o comunque proporzionati alla quantità e qualità della prestazione professionale;
  • stop alle clausole vessatorie;
  • stretta sui ribassi eccessivi nei bandi.

Nello specifico, questo importante documento - che trovate in allegato - fa seguito, o meglio va ad 'attuare', la legge 6/2019 della stessa Regione. Si dispone nello specifico che:

  • nelle procedure di affidamento, gli importi dei compensi professionali, da utilizzare quale criterio o base di riferimento per individuare il prezzo a base di gara, devono essere determinati sulla base dei parametri stabiliti dai decreti ministeriali adottati per le specifiche professionalità e, negli avvisi pubblici relativi alle procedure di affidamento, devono essere utilizzate formule che scoraggino i ribassi eccessivi;
  • il compenso finale deve essere conforme ai suddetti parametri. Allo scopo di verificare il pagamento per la prestazione professionale, l’attestazione dello stesso da parte dell’amministrazione dovrà avvenire con ricezione della copia della fattura elettronica o attraverso una autodichiarazione del professionista.

Equo compenso: qualche commento alla delibera del Lazio

Fondazione Inarcassa plaude all’approvazione della delibera n.22 del 28 gennaio 2020, con la quale la Giunta regionale del Lazio è intervenuta nuovamente a garanzia dell’equo compenso per i liberi professionisti.
Fondazione Inarcassa accoglie con grande soddisfazione il provvedimento e ringrazia la Giunta regionale e l’On. Eleonora Mattia per essere intervenuti ancora una volta a tutela dei professionisti. Non possiamo che guardare con favore ad una misura che impone di determinare i compensi professionali sulla base dei parametri stabiliti dai decreti ministeriali. Ma non solo. Questa delibera fa un ulteriore passo in avanti imponendo l'utilizzo alle amministrazioni regionali di formule che scoraggino i ribassi eccessivi e vietando ogni tipo di clausola vessatoria” questo il commento di Egidio Comodo, Presidente di Fondazione Inarcassa, che ha in seguito aggiunto: “La delibera si inserisce nel solco già tracciato da molte altre regioni, il cui sforzo tuttavia, sebbene considerevole, non è più sufficiente: serve al più presto una legge nazionale, obiettivo al quale la Fondazione sta lavorando da molto tempo. Per questo motivo, con i Senatori Lomuti e Santillo (M5S), che abbiamo incontrato pochi giorni fa al Senato, e che ringrazio, è stata ribadita la necessità per i liberi professionisti di una legge che sia garanzia di dignità lavorativa e che individui una soglia minima al di sotto della quale il compenso non sia più “equo” e che non consenta prestazioni gratuite o sottopagate”.

Grande soddisfazione anche per l'Ordine degli Ingegneri di Roma. In un loro comunicato si legge infatti che "La delibera n. 22 del 28 gennaio 2020 della Giunta Regionale del Lazio, al cui iter legislativo l'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ha fornito un grande contributo, segna un grandissimo passo avanti in materia di equo compenso e rispetto dei professionisti. La nuova normativa stabilisce che i compensi professionali per chi svolge una consulenza per gli Enti Regionali, le strutture partecipate e controllate dalla Regione Lazio, saranno calcolati in base ai parametri ministeriali in materia. E, inoltre, è stato stabilito che allo scopo di verificare il pagamento per la prestazione professionale, l’attestazione dello stesso da parte dell’amministrazione deve avvenire con ricezione della copia della fattura elettronica o con il modello di dichiarazione sostituiva di atto di notorietà redatto da parte del professionista ai sensi del d.p.r. n. 445/2000 (il modello è stato allegato alla delibera).
Non ci saranno più né clausole vessatorie né bandi al ribasso. Grazie all'On. Mattia, promotrice di questa legge, e a tutta la Giunta della Regione Lazio, da questo momento sono stabilite e impartite regole chiare per l'equo compenso nelle procedure di acquisizione di servizi professionali a favore della Regione. 
I compensi dei professionisti saranno conteggiati in base alle tabelle ministeriali e, in ogni caso, calibrati sulla qualità e sulla quantità della prestazione svolta. Importante è anche l'estinzione di alcune clausole altamente vessatorie come: la possibilità di modificare il contratto in modo unilaterale da parte della Regione; il rifiuto da parte dell'Amministrazione di mettere in forma scritta gli accordi pattuiti; il pretendere da parte dell'Amministrazione prestazioni aggiuntive da parte del professionista a titolo gratuito.

Abbiamo raggiunto un importantissimo risultato nel Lazio, per cui ringrazio l'On. Mattia, che da sempre ha tenuto in grande considerazione il parere dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma in questo processo legislativo, che segna un cambio di passo per il mondo delle professioni”- afferma Carla Cappiello, Presidente degli Ingegneri di Roma- “l'auspicio ora è che anche il Governo Centrale segua la scia della Regione già con il prossimo Mille Proroghe".

Secondo Confprofessioni Lazio, per bocca del presidente Andrea Dili, si tratta di una delibera "rivoluzionaria, perché impone a tutte le strutture regionali l’inderogabilità dei parametri ministeriali per i compensi professionali e vieta l’utilizzo di clausole vessatorie nei bandi".

"La delibera - conclude Dili - spalanca le porte a un intervento legislativo che anche a livello nazionale riconosca il valore sociale ed economico delle prestazioni professionali ed il diritto a un’equa remunerazione, adottando i parametri ministeriali già in vigore e individuando analoghi criteri per definire le prestazioni non ancora contemplate dai parametri. Ci auguriamo, pertanto, che, anche in sede di esame del decreto Milleproroghe, Governo e Parlamento si facciano promotori di iniziative in tal senso".

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