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Riapertura dei cantieri e rischio COVID-19: considerazioni

Alcune riflessioni di Angelo Ciribini sulla riapertura dei cantieri e l'adozione di dpi digitali

Ancora sulla Riapertura dei Cantieri

Il quadro complessivo relativo alle condizioni di mitigazione del rischio in tema di riapertura dei cantieri, alla luce della disamina di numerosi protocolli emanati in diversi Paesi Europei, appare attualmente più nitido di quanto non lo fosse sino a poco tempo or è.

Ciò che ne risulta è la constatazione che, da un lato, le misure da adottare per garantire la sicurezza dei lavoratori siano numerose e onerose, mentre, per un altro verso, ciò che conta maggiormente è la disponibilità di un sistema gestionale per l’organizzazione del cantiere assai complesso.

Per prima cosa, poiché l’entità dei dispositivi di protezione individuale (mascherine di diversa natura, guanti, visiere, igienizzanti, disinfettanti, ecc.) e dei servizi di sanificazione è imponente, occorre che si proceda, almeno a livello territoriale, a mettere in atto attività centralizzate di acquisto, in grado di assicurarne la disponibilità e di permetterne l’abbattimento dei costi e dei prezzi unitari.

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Tutto questo, tuttavia, non è che un elemento di uno scenario ben più vasto che vede, in secondo luogo, molteplici procedure rigorose di autodisciplina da parte dei lavoratori e di metodologia di lavoro che iniziano col trasferimento dal proprio domicilio al cantiere del lavoratore, attraverso veicoli individuali o mezzi collettivi (in cui vigano il distanziamento e la sanificazione periodica), per giungere alle modalità di accettazione e di uscita dello stesso in e dal cantiere (previa misurazione della temperatura corporea e autocertificazione, possibilmente digitale, dello stato di salute), di riduzione drastica delle riunioni in cantiere (con ricorso alle modalità a distanza), preferibilmente da tenersi all’aperto, di gestione digitalizzata di scambio documentale coi fornitori e di distanziamento dei conducenti dei vettori, di rigoroso distanziamento degli operatori nel corso delle attività (con l’utilizzo, in alcuni protocolli, di mascherine FFP2 nei casi in cui non sia possibile evitarlo), di pulizia delle superfici e dei servizi igienici e di sanificazione periodica quotidiana, di approvvigionamento all’esterno di pasti pre-confezionati, del presidio il più possibile continuo del medico competente in loco, del modo di intervento rapido in sito dell’ambulanza in caso di evidenziazione di sintomi e del corrispondente confinamento dei colleghi di lavoro con cui il paziente è venuto a stretto contatto, e così via.

Tale contesto restituisce con efficacia di per sé l’impegno che è richiesto ai soggetti impegnati nel contratto e nel cantiere, sia dal lato della Domanda sia da quello dell’Offerta (altri diranno in che termini), ma il punto cruciale è che, nell’ottica del test, tracing, treat, le due componenti principali appaiono essere l’impiego delle metodologie della gestione delle commesse che ottimizzi il fabbisogno delle risorse umane in presenza (non solo il Project Management, ma anche il Programme e il Portfolio Management: in una ottica multi-commessa) per attuare le configurazioni più idonee, e la sorveglianza sanitaria, che implicherebbe il monitoraggio sistematico dei contesti intra-familiari dei lavoratori, gli accertamenti immediati o tempestivi, grazie ai reagenti e agli esami sierologici (una volta identificati) di questi ultimi, il tracciamento dei contatti dei soggetti positivi, compresi gli asintomatici e i paucisintomatici.

Di là di tutta una serie di soluzioni tecnologiche proposte, tra cui quelle attinenti al contact tracing, tra le quali quelle che eLux Lab dell’Università degli Studi di Brescia sta predisponendo (segnatamente una heat map anonimizzata del contagio, il tele rilevamento autonomo e semplificato di alcuni funzionalità fisiologiche critiche dei soggetti positivi, il dispositivo indossabile di generazione di allerta in caso di mancato distanziamento), è palese che occorra approntare un sistema rigoroso di gestione integrata delle commesse e dei cantieri e un sistema di gestione territoriale geo-spazializzato delle informazioni.

Di conseguenza, è palese che la mitigazione del rischio sotto questo profilo implichi una cultura industriale per il settore della costruzione e dell’immobiliare che non passa necessariamente attraverso l’automazione e la robotica, come si immagina per il settore manifatturiero in termini di incremento prospettico.

Si tratta, tuttavia, questa di una eventualità di grande difficoltà nell’ambito di un settore frammentato, connotato da micro- e da piccole organizzazioni, a fronte di una loro notevole compresenza nel singolo cantiere.

La gestione della catena di fornitura appare, perciò, uno dei temi maggiormente sensibili, rendendo non facilmente assimilabile un approccio come quello legato ai protocolli più avanzati concordati nel settore manifatturiero.

D’altra parte, se si pensa al fatto che i sistemi proposti di tracciamento dei contatti prevederebbero, su base volontaria, l’auto-confinamento di una persona a cui fosse giunta la notifica dell’avvenuta interazione con soggetti positivi, si può ben comprendere l’insorgenza della aleatorietà della disponibilità delle risorse in cantiere e la difficoltà di procedere nei lavori.

Ci si augura, naturalmente, che sia possibile riaprire al più presto il maggior numero di cantieri, così come che l’emergenza pandemica si esaurisca la più rapidamente possibile attraverso il programma vaccinale, ma, ancora una volta, bisogna ricordare come i presupposti accennati trascendano la drammatica contingenza.