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CeNSU - Città, territorio e ambiente: le proposte degli ingegneri per lo sviluppo

Città, territorio e ambiente: le proposte degli Ingegneri per lo sviluppo


Siamo ormai da tempo precipitati in una profonda crisi economica e sociale alla quale finora la classe politica non ha saputo finora dare risposte adeguate. La scarsità di risorse pubbliche, la perdita di posti di lavoro e la conseguente caduta dei redditi delle famiglie, la difficoltà di reperire finanziamenti a condizioni accettabili, questi sono i fattori che stanno provocando il blocco del comparto delle costruzioni. Ad appesantire il quadro si aggiungono i nodi irrisolti del modello di sviluppo che ha caratterizzato gli ultimi 50 anni: consumo abnorme di territorio agricolo produttivo, scarsa qualità delle città e dei servizi pubblici, distruzione dei paesaggi più pregiati invasi dagli insediamenti turistici, danni rilevanti provocati dal dissesto idrogeologico e dalle frequenti calamità sismiche.
Non si tratta più di una crisi ciclica come altre del passato, ma di una crisi strutturale destinata a cambiare in modo irreversibile le condizioni di vita e di lavoro dell’intera società civile. Anche se le prospettive non sono ancora chiare, gli Ingegneri sono convinti che la strada per superare la crisi debba passare attraverso un ripensamento radicale delle politiche e dei modelli di sviluppo del passato, che vanno invece orientati secondo linee meno distruttive delle risorse ed aprendo percorsi innovativi fondati sulla qualità e non solo sulla quantità.
È essenziale inoltre rivedere radicalmente anche il quadro normativo in una logica finalizzata alla soluzione dei problemi e non ancorata ad un astratto rigore formale, che oltretutto non riesce nemmeno a garantire la correttezza delle procedure e dei risultati. Il caos derivante dalla eccessiva proliferazione di leggi e provvedimenti – soprattutto da parte delle regioni – unito all’eccesso di potere ed all’inefficienza della burocrazia, hanno raggiunto livelli tali da compromettere l’attività delle imprese, scoraggiare la buona volontà dei cittadini, penalizzando inoltre in maniera insostenibile i professionisti che operano in questi settori.
Per rimediare ad una situazione che rischia di avvitarsi senza vie d’uscita occorrono quindi sia riforme strutturali del sistema normativo nel segno della chiarezza, della semplificazione e del coordinamento che programmi e piani operativi a medio-lungo termine. Ma tutto questo può non essere sufficiente, almeno nel breve periodo. Per riavviare il comparto dell’edilizia servono anche terapie d’urto di breve periodo, in grado di innescare processi virtuosi in una prospettiva decisamente diversa da quella del passato.

1– Le proposte del Centro Nazionale Studi Urbanistici

Per uscire dalla crisi, il Centro Nazionale Studi Urbanistici, ritiene necessario lavorare sulle seguenti linee d’azione:

- ridefinire gli obiettivi fondamentali delle politiche urbanistiche ponendo al primo posto la riqualificazione della città e la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del territorio agricolo produttivo;
- rinnovare il sistema di pianificazione, il codice dell’edilizia ed il codice degli appalti pubblici nel segno dell’efficienza e della semplificazione;
- favorire i progetti di riqualificazione urbana attraverso il riuso delle aree dismesse e del patrimonio pubblico non utilizzato, ed il rinnovo del patrimonio edilizio esistente, sostenendo i costi degli interventi di bonifica;
- rilanciare il settore della mobilità sostenibile, delle infrastrutture e dei trasporti urbani;
- avviare un programma a tempi lunghi di interventi finalizzati alla difesa del suolo ed alla tutela dell’ambiente, alla ricostruzione del paesaggio;
- puntare sulla sostenibilità, qualità ed innovazione dei progetti
.

A titolo di esempio si espongono alcune linee d’azione riguardanti i primi due capitoli, oggetto da sempre della nostra riflessione, rinviando ad altri documenti, peraltro già disponibili, ulteriori indicazioni relative ad altri settori d’intervento.

1a – Rivedere obiettivi e politiche del territorio

La città deve tornare ad essere – com’era nel passato – il cuore pulsante della ripresa e dello sviluppo. Vanno quindi stabilizzati i Piani per le città – una esperienza positiva che ha ripreso la fase nascente dei PRU della metà degli anni ’90 – perseguendo finalità plurime: elevare la qualità urbana, rivitalizzare i centri storici riportandovi le attività commerciali, ridurre il disagio sociale attraverso una nuova politica della casa (Social Housing), migliorare la mobilità, adeguare le reti e gli impianti tecnologici a criteri di risparmio energetico (ecoquartieri). Progetti da sviluppare essenzialmente attraverso il riuso delle aree industriali dismesse e degli immobili pubblici da valorizzare.

Vediamo con favore le recenti proposte (vedi l'Atto del Senato n. 3601/2012 e il Ddl n. 70/2013) e l'attenzione del governo, tendenti ad evitare ulteriori compromissioni del territorio agricolo produttivo, anche attraverso la maggiorazione delle imposizioni fiscali. Al proposito si auspica una fusione delle due proposte normative, risolvendo nel modo più efficace il nodo dell'applicazione del target nazionale a livello locale.

La crisi economica sta provocando la chiusura di una miriade di edifici produttivi. Occorre attivare processi di riconversione, produttiva o per altre funzioni – ad esempio parchi produttivi collegati alle tecnologie ecosostenibili - evitando comunque la formazione di nuove zone industriali.

La ricostruzione del paesaggio passa attraverso processi di rinaturalizzazione e riduzione dell’impatto del costruito negli ambiti territoriali più sensibili (edilizia turistica e seconde case in ambiti costieri e montani, riqualificazione dei waterfront, ecc.).

In tema di ambiente non limitarsi alla logica dell’emergenza, ma attivare un programma a tempi lunghi dotato di adeguati finanziamenti per gli interventi di difesa del suolo ed adeguamento antisismico. Proposte concrete sono riportate nel volume “Pianificazione territoriale e difesa del suolo” che raccoglie gli atti del convegno del dicembre 2010 organizzato da CNI e CeNSU nel 40° anniversario della relazione De Marchi.
 

1b – Rinnovare il sistema di pianificazione

Premessa indispensabile il riordino istituzionale,confermando la riduzione (di numero e di competenze) delle Province e l’obbligo per i piccoli Comuni di unirsi o comunque di svolgere in modo associato alcune funzioni, in particolare quelle relative alla pianificazione.

Sul piano normativo si ritiene indispensabile ritornare ad un quadro unificato a livello nazionale con regole chiare e precise valide per tutto il paese, al quale si debbano uniformare le regioni sia pure declinandole in relazione ai caratteri costitutivi del territorio.

Finalmente una nuova legge urbanistica nazionale (LUN) con revisione dei sistemi di pianificazione attivati dalle regioni alla luce di pochi e chiari principi di riferimento. Si vedano in proposito le proposte CeNSU (documenti “Tra sostenibilità e governance: lineamenti per un nuovo sistema di pianificazione” – Ottobre 2008” e report successivi). Questi i punti essenziali:

- semplificazione dei livelli di pianificazione: sopra il comune deve esserci un solo livello. Regione o Province (ridotte a seconda della dimensione e articolazione del territorio regionale) Città metropolitane, con ruolo di autorità di area vasta e piani a geometria variabile, al fine di garantire un quadro di vincolo/tutela (Statuto del Territorio, o simili) che costituisca riferimento obbligato per tutti gli strumenti di pianificazione;
- rivedere il doppio livello di pianificazione comunale, che allunga inutilmente i tempi senza produrre risultati soddisfacenti: piano strutturale da sostituire con un documento programmatico senza valore di regime dei suoli e quindi senza conseguenze di fiscalità urbana, da attuarsi attraverso piani operativi per area/settore;
- flessibilità della pianificazione: accertato che da sempre tutti i progetti di qualche importanza passano attraverso una variante urbanistica occorre concentrare l’attenzione sulle procedure di approvazione delle varianti dando ampio spazio agli atti di programmazione negoziata ed attivando procedimenti tipo public enquiry;
- revisione sostanziale del concetto di standard, passando dal vecchio sistema dei parametri quantitativi ad una logica fondata sulla qualità dei requisiti prestazionali (perfomances).

Scarica il manifesto del CeNSU in pdf

Scarica la lettera di insediamento del Presidente, ing. Maurizio Tira

Per maggiori informazioni www.censu.it/
 

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