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Edoardo Cosenza su Eco e Sisma Bonus al 110%, edilizia scolastica e sburocratizzazione

Maxi-ecobonus, edilizia scolastica e semplificazioni: l'intervista a Edoardo Cosenza, ordinario di Tecnica delle Costruzioni all'Università Federico II di Napoli e presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Napoli.

Dall'ecobonus formato maxi, alle strategie per incentivare l'uso del sisma bonus, fino alla necessità di mettere in sicurezza il patrimonio scolastico italiano individuando un modello che consenta di accelerare i tempi, come avvenne in passato, a esempio, per il progetto C.A.S.E. a L'Aquila.

Ingenio ne ha parlato con Edoardo Cosenza, ordinario di Tecnica delle Costruzioni all'Università Federico II di Napoli e presidente dell'Ordine degli Ingegneri di Napoli.

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Maxi-ecobonus, edilizia scolastica, sburocratizzazione: ripartire dopo l'emergenza 

Professor Cosenza, il Governo ha previsto, a partire da luglio, l’avvio del superbonus al 110% per gli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza antisismica degli edifici. È la strada giusta per rilanciare l’economia e il settore o nasconde delle insidie?

«È possibile che nasconda delle insidie ma il Governo la pensa come noi tecnici: stiamo per attraversare un momento di grande crisi ed è uno strumento utilissimo per rilanciare il mercato delle costruzioni e, quindi, anche quello delle professioni. Si dice che quelle nel settore delle costruzioni siano anticicliche, per cui ben venga». 

Lo sgravio fiscale interessa due differenti tipologie di interventi però..

«Il sisma bonus è chiaramente diverso dall’ecobonus. Nel primo caso si interviene sull’intero edificio mentre nel secondo si può procedere appartamento per appartamento. Il problema è tecnico e amministrativo. Se il decreto presenta forme chiare di semplificazioni dal punto di vista finanziario, è possibile che decolli, altrimenti finirà per avvantaggiare solo i grandi player e non avrà successo. Occorre poi aiutare gli incapienti sennò non consentiranno mai di avere una maggioranza totale nel condominio. Infine, dipende da come questo provvedimento viene gestito finanziariamente, perché, a esempio, le piccole imprese non possono correre il rischio di partire con lavori che non siano completamente finanziati».

 

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Sisma bonus: come incentivarlo?

In questi anni il sisma bonus non ha avuto il successo dell’ecobonus. Gli interventi di efficientamento energetico degli edifici sono stati nettamente di più rispetto a quelli di miglioramento sismico. La misura shock che il Governo si appresta a varare potrebbe servire a rilanciare questa agevolazione fiscale? O bisogna fare altro per incentivarne l’utilizzo?

«Migliorare sismicamente un edificio significa, in molti casi, intervenire in modo impattante su un edificio. In certe situazioni si possono fare i lavori senza dare fastidio a chi vive nella casa, in altri non è possibile e questo è certamente un deterrente. Si potrebbe pensare alla possibilità di ospitare temporaneamente inquilini o condomini in alberghi o altre case, aiuterebbe a superare un problema rilevante».

Qual è la durata media di un intervento di miglioramento sismico?

Dipende dalla dimensione dell’edificio e dal tipo di lavori. Per un immobile di 3-4-5 livelli è molto difficile pensare a meno di sei mesi, una palazzina non grande invece, direi da 3 a 6 mesi, meno è impossibile. Per quanto riguarda i lavori invece si può optare per l’isolamento sismico alla base che non crea alcun disagio a chi vive nell’immobile oppure lavorare sulla facciata esterna o intervenire dall’interno, il caso più impattante».

 


Cosa prevede il DL Rilancio per Ecobonus, SismaBonus, Fotovoltaico e Colonnine Elettriche

Il DL Rilancio, che finalmente ha visto la luce, ha portato (art. 128) al 110 per cento l’aliquota di detrazione per le spese documentate e rimaste a carico del contribuente, sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021, da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali.

Ecco l'approfondimento.


 

Riqualificare il patrimonio scolastico esistente o ricostruire?

Negli ultimi anni si è intensificata l’attenzione della pubblica opinione alla necessità di intervenire sugli edifici scolastici per migliorarne la sicurezza, sull’onda emotiva dei drammatici eventi accaduti nella scuola primaria di San Giuliano di Puglia (2002) e nel liceo scientifico Darwin di Rivoli (2008). Dall’altro lato ci sono esempi virtuosi di riqualificazione urbana attraverso la realizzazione di nuove scuole, come il recente complesso universitario dell'Università Federico II di Napoli. Qual è la via giusta? Riqualificare il patrimonio scolastico esistente o demolire e ricostruire?

«Non esiste una risposta assoluta o una regola generale, la scelta è frutto di un’analisi costi-benefici. In Italia c’è poco utilizzo della rottamazione. Al contrario, in altri Paesi come gli Stati Uniti è normale abbattere e ricostruire. Certamente dovrebbe aumentare la demolizione di costruzioni che sono non sicure e antieconomiche nella gestione sia dal punto di vista sismico sia energetico. Mentre per gli edifici storici che ospitano le scuole è impensabile l’abbattimento e il rifacimento. Dipende, per l’edilizia scolastica che va dal dopoguerra alla fine degli anni Settanta, è più conveniente abbattere e ricostruire così da avere edifici più sicuri, moderni e con una gestione sostenibile. L’edilizia di quegli anni è responsabile di tragedie come quella avvenuta alla scuola “Darwin” in Piemonte. Si tratta di tecnologie edilizie a cui si è fatto ampio ricorso nel periodo post bellico e che la storia ha dimostrato essere non ottimali o addirittura inadeguate, come le controsoffittature pesanti. In poche parole è difficilissimo abbattere e rifare per gli edifici storici, inutile per quelli recenti, per quelli risalenti agli anni 50-60-70 probabilmente è la soluzione migliore». 

Da diverse settimane si lavora sulle riaperture delle scuole per settembre. Gli studenti dovranno essere più distanziati e ci sarà bisogno di spazi adeguati, però il tempo a disposizione poco. Progettare un unico modello comune di scuola ideale, un po’ come avvenuto per il Progetto C.A.S.E. a L’Aquila, da applicare in tutto il Paese, accorcerebbe i tempi? Quali i vantaggi di questa soluzione e come potrebbe essere articolata?

«I modelli esemplificativi ci sono, oggi si parla di modello “Genova” o modello “Expo” di Milano. Il problema della sburocratizzazione, del minimo delle regole per rispettare legalità e concorrenza non è un tema del mondo delle costruzioni: è il vero tema. Quali sono le regole minime affinché un appalto sia rispettoso dei principi della concorrenza e della legalità? Non possono esistere opere di serie A e tante di serie B. Se si risolve questo tema, è certamente possibile accelerare al massimo. Sarebbe impossibile eliminare le regole nelle gare o nella progettazione, l’Europa ci bloccherebbe immediatamente. Bisogna rispettare le norme sulla concorrenza ma accorciando tutte le procedure, con un patto iniziale che veda tutti d’accordo. In questo il Progetto C.A.S.E. insegna».

 

Un modello unico per l'edilizia scolastica 

Come potrebbe essere articolato un modello unico per l’edilizia scolastica?

«Si potrebbe cominciare con una rapida gara internazionale di idee per individuare quella migliore. Poi, stabiliti i principi generali, si potrebbe procedere con la gare per le realizzazioni. A patto di rispettare sempre la concorrenza».

Questo potrebbe accorciare i tempi?

«Sì, ma senza una vera semplificazione sui pareri non si va da nessuna parte. Infatti, il tema rimane sempre la semplificazione burocratica perché la costruzione può essere rapida ma se per avere i permessi ci vuole il triplo del tempo, siamo punto e a capo».