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Ordinanza 100 e Decreto Rilancio, Zambrano: «Più responsabilità ai professionisti ma l'alternativa è la paralisi»

L'intervista al presidente del CNI Armando Zambrano, in merito alle ulteriori "responsabilità" dei professionisti dovute alle misure contenute sia nel decreto Rilancio sia nell'Ordinanza 100 sulla ricostruzione post-sisma.

Sia il decreto legge "Rilancio" appena entrato in vigore, sia l'Ordinanza 100 sulla ricostruzione post-sisma, attribuiscono grande importanza all’operato dei professionisti.

Nel primo caso, infatti, saranno proprio loro ad asseverare il rispetto dei requisiti previsti e la corrispondente congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi ammessi all'Ecobonus e al Sisma Bonus al 110%.

L'Ordinanza n.100 del 9 maggio scorso inerente la ricostruzione post-sisma, invece, implica l'assunzione di responsabilità delle professioni tecniche che assumono la qualità di «persone esercenti un servizio di pubblica necessità». 

Scelte che «risolvono gran parte dei problemi della Pubblica Amministrazione ma allo stesso tempo gravano i professionisti di ulteriori responsabilità» ha commentato il coordinatore della RPT e presidente del CNI, Armando Zambrano.

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Ricostruzione, Ecobonus e Sisma Bonus: compiti più gravosi per i professionisti?

Presidente Zambrano, come vede questo maggior ruolo che ricoprono i professionisti nel processo edilizio?

«Non devo dare un giudizio positivo o negativo. Sicuramente risolve gran parte dei problemi della Pubblica Amministrazione e allo stesso tempo grava i professionisti di ulteriore responsabilità ma il problema non è la convenienza o meno, perché in questo momento, nel nostro Paese, è una necessità, l'alternativa è la paralisi».

Per quanto riguarda il Superbonus al 110%, i professionisti chiamati a rilasciare le attestazioni saranno obbligati a stipulare una polizza di assicurazione della responsabilità civile con massimale adeguato al numero delle asseverazioni rilasciate e agli importi degli interventi oggetto delle attestazioni. Cosa ne pensa?

«Chi ha scritto quella norma non sa che i professionisti ordinistici hanno già un'assicurazione per la responsabilità civile, per quanto riguarda le penali che hanno aggiunto invece, francamente credo siano assurde. I professionisti rispettano un codice deontologico e una dichiarazione falsa comporta un procedimento disciplinare che è molto più gravoso che il pagamento di una sanzione pecuniaria. Nei casi limite, sono abbondantemente già previsti meccanismi di punizione. Evidentemente c'è una logica giustizialista sbagliata».

Invece, l'Ordinanza 100 emessa dal Commissario straordinario Giovanni Legnini porterà a una reale semplificazione? A procedure più snelle?

«L'ordinanza è il risultato di un lavoro di condivisione con gli Ordini e questo è un passo avanti, ma l'importante è che ci siano delle regole il più chiare possibile e che definiscano le responsabilità entro le quali il professionista si deve muovere. Si tratta di attività che prima erano in carico alla Pubblica Amministrazione che però si è dimostrata incapace di svolgerle, non si può pretendere che inefficienze, incapacità e complicazione burocratica della PA si scarichino sulle responsabilità dei professionisti. Ovviamente è fondamentale un adeguato compenso: si tratta di un lavoro delicato di analisi e di ricerca della documentazione ed è giusto che venga riconosciuto».

Le tariffe professionali minime saranno riproposte?

Sia il Decreto che l'Ordinanza evidenziano ormai come grazie alla funzione del professionista si possa arrivare a una vera semplificazione dei processi della costruzione. Di questo si dovrebbe tenere conto nella revisione del DPR 380/2001 e del ritorno alle tariffe professionali minime?

«È un aspetto che abbiamo affrontato di recente anche in alcune riunioni congiunte tra CUP e Rete delle Professioni Tecniche. È evidente che l’eliminazione delle tariffe minime sia stato un provvedimento inutile oltre che dannoso. Inutile perché non ha risolto alcun problema del Paese (la giustificazione era che le tariffe impedivano la concorrenza ostacolando la crescita del PIL , che non è mai avvenuta in concreto); dannoso perché ha impoverito le categorie professionali, peraltro gravate da ulteriori impegni dovuti alla riforma (assicurazione, preventivo obbligatorio, formazione, responsabilità etc.) rendendo molto difficile mantenere la qualità delle prestazioni. Oggi devo dire che c’è sempre di più, grazie all’attività dei Consigli nazionali, una presa di coscienza in proposito da parte della politica e delle istituzioni. È quindi matura la possibilità che, pur in forma diversa rispetto al passato, vengano riproposte. Penso che sarà oggetto di una richiesta che presenteremo a breve al Ministero della Giustizia».