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Gli impianti di climatizzazione nelle RSA: comfort e sicurezza con i sistemi radianti a pavimento e soffitto

La qualità dell’aria all'interno di una residenza per anziani è fondamentale sia per creare un ambiente confortevole e salubre sia per il possibile legame con eventuali alterazioni patologiche o rischio di diffusioni dei virus. L'ingegnere Matteo Pastore di Giacomini spiega perché conviene scegliere i sistemi radianti.

Nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) e nelle case di cura, è importante progettare e realizzare un impianto di climatizzazione a “regola d’arte”.

All’interno di una RSA convivono quotidianamente persone con bisogni differenti: pazienti più o meno fragili o con diverse patologie, personale e operatori sanitari. Inoltre si compongono di spazi eterogenei come uffici, cliniche, stanze per gli ospiti o aree ricreative.

In queste situazioni la qualità dell’aria interna ricopre un ruolo fondamentale sia per creare un ambiente confortevole e salubre sia per il possibile legame con eventuali alterazioni patologiche o richio di diffusioni dei virus, come a esempio il Covid-19.

L’attenta progettazione di ogni elemento impiantistico diventa fondamentale per gestire in modo funzionale ogni attività svolta all’interno della struttura e per garantire un perfetto avvolgimento aerotermico degli ambienti climatizzati.

Ma come dovrebbe essere fatto un buon impianto di climatizzazione a servizio di una struttura sanitaria?

Lo abbiamo chiesto all’ingegnere Matteo Pastore, del Team Ricerca e Sviluppo di Giacomini, azienda specializzata nella produzione di componenti e sistemi che impiegano l’acqua per climatizzare gli ambienti. 

 

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Gli impianti nelle residenze per anziani: sicurezza e benessere con i sistemi radianti di Giacomini

Ing. Matteo Pastore, come garantire un buon livello di qualità dell’aria e igiene negli ambienti che ospitano anziani evitando il ricircolo dell’aria tipico di molti impianti di climatizzazione? 

«In questo caso la soluzione ideale è quella dei sistemi radianti a pavimento o a soffitto. Nelle RSA utilizziamo entrambe le soluzioni, in questo modo lasciamo agli impianti ad aria la gestione del rinnovo mentre ai pavimenti radianti o a soffitto o pavimento è demandata tutta la parte che riguarda la gestione dei carichi termici sia invernali sia estivi. Inoltre è importante sottolineare che con la tecnologia radiante si evitano getti e correnti d'aria che, come ormai abbiamo imparato per via dell'emergenza sanitaria da Covid-19, potrebbero rivelarsi pericolose in quanto favorirebbero lo spostamento nell’ambiente di agenti inquinanti di qualsiasi tipo. Per non parlare del comfort termoigrometrico che è migliore rispetto ai sistemi a tutt'aria».

Quando si progetta un impianto di questo tipo per una RSA di quali aspetti bisogna tenere conto?

«Oltre agli aspetti legati al clima e alla gestione delle temperature nei vari ambienti, la progettazione deve tener conto anche delle esigenze dal punto di vista sanitario. Nei controsoffitti delle case di cura, oltre ai sistemi di illuminazione, vengono inseriti anche i binari per il sollevamento dei pazienti o per le tende, quindi abbiamo bisogno di impianti che siano modulari e facilmente integrabili per rispondere al meglio alle esigenze di tipo medico. In questo caso, la modularità dei pannelli di Giacomini è un valore aggiunto, perché la soluzione può integrarsi perfettamente con l’architettura e il tipo di soffitto».

In base a quale criterio occorre scegliere un sistema radiante a soffitto o a pavimento?

«Dipende dall’inerzia termica dei due sistemi: quello a soffitto ha un'inerzia molto più bassa e a volte viene preferito in quegli ambienti in cui c’è la necessità di cambiare rapidamente le temperature, se invece serve mantenere una clima costante si preferisce il sistema a pavimento. Ad esempio, molto spesso negli spazi riservati alle degenze si opta per il pavimento radiante perché la temperatura viene mantenuta costante sulle 24 ore, negli ambienti come le sale riunioni oppure negli uffici si tende a scegliere quello a soffitto, perché nel corso della giornata l’uso di quelle aree è variabile rendendo necessario abbassare o alzare la temperatura».

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Sono ideali anche per la ristrutturazione degli edifici?

«Assolutamente sì, il soffitto radiante utilizza le stesse modularità di un controsoffitto in cartongesso standard. Molto spesso nelle RSA o nelle strutture ospedaliere da ristrutturare, ci troviamo di fronte a soffitti molto alti che vengono volutamente abbassati con una contro soffittatura, in quel caso si va ad applicare il controsoffitto radiante attivo. Nel caso invece del pavimento radiante, oltre ai pannelli isolanti tradizionali, in assenza di adeguati spazi in altezza, si può ricorrere al sistema radiante a bassissimo spessore di tipo Spider che può essere installato dai 4 cm a scendere. In questo caso il pannello è costituito da una griglia tridimensionale con bugna aperta in materiale plastico, per cui è facile coprire interamente la superficie degli ambienti da riscaldare o raffrescare con pochi vincoli di passaggio delle tubazioni. L’installazione poi richiede poco tempo in quanto si tratta di soluzioni standardizzate».

E sul fronte dei consumi energetici?

«Il sistema radiante a pavimento ha una temperatura di mandata compresa tra i 35 e i 40 gradi al massimo, quello a soffitto metallico è intorno ai 30 gradi, se invece è in cartongesso siamo sui 35, quindi le temperature di funzionamento di questi impianti sono basse. Viceversa nel funzionamento estivo la temperatura di mandata è di 15-16 gradi mentre quella di una macchina a d'aria è di 7 gradi».

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Giacomini sta seguendo la realizzazione degli impianti di climatizzazione di due cliniche, una nelle Marche e l’altra in Toscana, per una superficie complessiva di oltre 2mila metri quadrati. Come avete risposto alle esigenze del committente e dei progettisti?

«In entrambi i casi abbiamo installato dei soffitti radianti, quelli di ultima generazione poi, sono ad alta resa e permettono di abbassare ulteriormente quelle che sono le temperature di mandata. Grazie alla modularità dei pannelli siamo riusciti a integrare il sistema con gli elementi a servizio sanitario nei controsoffitti. Dal punto di vista azienda invece, abbiamo dovuto ingegnerizzare e costruire delle specifiche sottostazioni richieste dal progettista, in quanto non erano prodotti standard e sul catalogo. Il progettista aveva pensato a questo tipo di applicazione e l'azienda, partendo dal progetto, l’ha realizzata su misura».

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