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Riscaldare una città con il calore in eccesso della produzione del cemento: c'è chi lo fa

L’eccesso di calore della produzione di cemento al servizio della città di Aalborg

Aalborg Portland, gruppo Cementir, ha una collaborazione di lunga data con la città di Aalborg. 

Aalborg Forsyning, la società che si occupa di servizi per la città di Aalborg, ha ampliato la sua collaborazione con Aalborg Portland per un maggiore recupero del calore sviluppato nel processo di produzione del cemento per fornire teleriscaldamento alla città.

La sostenibilità è parte integrante della strategia di Aalborg Portland ed è un ulteriore vanto poter sostenere la transizione verde nella città di Aalborg. Pertanto, ha molto senso per noi continuare a fornire il calore in eccesso ai clienti del riscaldamento di Aalborg Forsyning. Siamo lieti che, oltre a ciò, il nuovo accordo contribuisca a soddisfare la necessità di riscaldamento per una quota significativamente maggiore di consumatori. In realtà, le possibilità sono ancora maggiori e non vediamo l'ora di esplorare questo potenziale insieme ad Aalborg Forsyning", afferma Michael Lundgaard Thomsen, amministratore delegato di Aalborg Portland A/S.

Quando il Consiglio comunale di Aalborg nel 2017 ha adottato la strategia per la conversione verde della produzione di calore, Aalborg Forsyning è stata anche incaricata di utilizzare più calore in eccesso dal comune di Aalborg:

"Negli ultimi anni, abbiamo fatto un ottimo lavoro per collegare anche piccoli fornitori di calore in eccesso sulla rete di teleriscaldamento. Ad esempio, abbiamo incluso un numero di negozi e aziende nell'elenco dei fornitori, sebbene Aalborg Portland continui ad essere di gran lunga il più grande fornitore di calore in eccesso, soprattutto con il nuovo accordo. Fondamentalmente, ci piace l'idea di riciclare l'energia che è già stata prodotta in modo che l'energia non debba essere prodotta due volte", afferma Jesper Høstgaard-Jensen, direttore delle compagnie energetiche di Aalborg Forsyning.

Ora quindi gli accordi sono stati ampliati ed estesi di 20 anni. Con gli accordi supplementari, le consegne di Aalborg Portland costituiranno una quota maggiore del mix energetico di Aalborg Forsyning, poiché la quota aumenterà da circa 20% a circa 28% del mix energetico acquistato e la quantità aggiuntiva di calore in eccesso corrisponde al consumo di circa 7.500 famiglie.

Dall'inizio degli anni '90, Aalborg Portland ha contribuito con calore in eccesso alla produzione di teleriscaldamento di Aalborg Forsyning e questo ha portato a risparmi annuali di circa 150.000 tonnellate di CO2, poiché il calore in eccesso è considerato energia rinnovabile al 100%.

 

 

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La sostenibilità richiede il superamento dei pregiudizi e dell'ignoranza

Il tema del recupero del calore legato alle produzioni industriali o all'incenerimento dei rifiuti, così come quello dell'uso di alcuni rifiuti per la produzione di energia è quanto mai dibattuto. All'esterno nella logia di aumentarne le potenzialità, in Italia nella logica di impedirne il più possibile la realizzazione. E mentre in alcuni Paesi - per esempio in Danimarca il caso citato di Aalborg della cementeria che fornisce calore alla società di servizi per il teleriscaldamento, oppure sempre in Danimarca, sull’isola Amager di Copenaghen, dove è stata aperta al pubblico una pista da sci artificiale costruita sul tetto del termovalorizzatore Amager Bakke, oppure in Austria l’inceneritore dei rifiuti di Spittelau vicino a Vienna - si fanno scelte coerenti e si sfruttano al meglio queste opportunità nel nostro Paese si fanno leggi per vietarne o bloccarne la realizzazione perchè il cittadino comune (ignorante) e il politico che lo rappresenta (ignorante anch'esso) ritengono che sia dannoso seguire queste politiche.

 

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A fronte di una normativa italiana quindi obsoleta (Smaltimento Rifiuti: termovalorizzatori, inceneritori, gassificatori e altri trattamenti termici dei rifiuti) come Paese continuimo a sprecare CO2, combustibili fossili e soldi. 

Nel 2019 l'Università di Milano-Bicocca ha pubblicato uno studio del Centro economia e regolazione dei servizi (Cesisp ) che evidenzia come l'Italia potrebbe risparmiare oltre 700 milioni di euro all'anno in bollette su un totale di circa 10 miliardi. È la stima dei costi del mancato ricorso, in alcune regioni, a impianti di trattamento e termovalorizzazione in sostituzione delle discariche fatta dai ricercatori del Cesisp. Secondo la ricerca, coordinata dagli economisti Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia, per sbloccare il riciclo a Palermo, Napoli, Roma e in altre città servirebbero termovalorizzatori per 6,3 milioni di tonnellate di spazzatura l’anno.

 

In Italia solo 39 inceneritori, 37 funzionanti

Nel 2017 erano operativi 39 impianti di incenerimento (attualmente ridotti a 37 per la chiusura di Colleferro e Ospedaletto): 26 al Nord, 7 al Centro e 6 al Sud. Al loro interno sono stati trattati 6,1 milioni di tonnellate di rifiuti. L'85% delle scorie prodotte sono state avviate a riciclo. Per diversi inceneritori i limiti sulle emissioni applicati sono più stringenti di quelli di legge.

In Germania ci sono 68 inceneritori con una capacità di circa 20 milioni di tonnellate, oltre alle circa 30 centrali elettriche a combustibile alternativo con una capacità di circa 5 milioni di tonnellate. La Francia ha il triplo dei nostri impianti e tratta più del doppio delle nostre tonnellate di rifiuti con procedimenti termovalorizzazione: quasi 15 milioni di tonnellate di rifiuti contro i nostri 6 milioni di tonnellate. La Svizzera ne ha 30.

 

L'opportunità della produzione del Cemento

La possibilità di poter inserire le cementerie nel ciclo di valorizzazione dei Rifiuti comporta dei vantaggi in più.

Una Cementeria infatti può impiegare nel proprio ciclo produttivo anche residui di produzione e combustibili alternativi ma non è certamente paragonabile ad un inceneritore,  non per scopo primario, ne tantomeno in quanto a impatti ambientali correlati. Il suo processo industriale, per le attivazione delle reazioni chimiche di processo, richiede il raggiungimento di alte temperature (fino a 1450°C) attraverso una fiamma che può arrivare a 2.000 °C; per farlo è necessario l'uso di una certa quantità di calorie, derivanti dal combustibile, che può essere di natura fossile o alternativo, quali ad esempio quelli derivati dai Rifuti Solidi Urbani e Industriali, sto parlando quindi dei CSS (Combustibile Solido Secondario). La produzione di CSS si origina a valle della raccolta differenziata, primariamente a partire dalla quota di rifiuti indifferenziati opportunatamente trattati. Questi rifiuti, per poi essere impiegati in cementeria, devono essere separati da alcuni materiali residuali, presenti ancora nell’indifferenziata, tra cui il vetro, l'alluminio o la plastica ad elevato tenore di PVC, generando quindi nei fatti un recupero di materia preliminare all’utilizzo della quota residuale non più riciclabile perché esausta, o non ancora riciclabile perché le tecnologie sono tuttora in evoluzione. Non si bruciano quindi prodotti preziosi. L'uso di specifici bruciatori ad alta efficienza consente di utilizzare questi combustibili di recupero con un rendimento termico superiore a quello che si ottiene dalla una sua termodistruzione in un termovalorizzatore, rendendo quindi più energeticamente efficiente questa risorsa.

Al vantaggio della sostituzione di un combustibile fossile con uno di recupero si aggiunge quindi quello di un riuso a maggiore rendimento termico.


L'UTILIZZO DI RIFIUTI NEI FORNI DA CEMENTO È UN'ATTIVITÀ DI RECUPERO E NON DI SMALTIMENTO

La Sentenza della Corte Superiore di Giustizia Europea (V Sezione) del 13 febbraio 2003 - Caso C-228/00 Commissione Europea contro Germania - stabilisce che l'utilizzo di rifiuti come combustibile nei forni da cemento deve essere classificato come attività di recupero.

Fonte: AITEC


Il Cemento mantiene le sue qualità ampliamente delimitate dalle norme vigenti. Nel forno da cemento le ceneri della combustione vengono inglobate nel clinker e pertanto non vengono generati residui solidi di processo. Le ceneri avendo una composizione chimica affine a quella del clinker contribuiscono alla formazione della sua struttura mineralogica. In un inceneritore per rifiuti circa il 20% - 25% in peso dei rifiuti in ingresso viene trasformato in ceneri e scorie, rifiuti che vanno gestiti (recupero o smaltimento in discarica).

Per quanto riguarda i gas di combustione, questi sono abbattuti e filtrati in modo da rientrare nelle più severe restrizioni previste dalle norme ambientali e ispirate alle BAT (Best Available Technique) di settore.. In aggiunta, la quota di biomassa contenuta nei CSS (circa 30-40%), contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2 (uno dei principali gas climalteranti), mentre l’accorciamento della filiera di approvvigionamento del combustibile (da fossile proveniente principalmente dal golfo del Messico a combustibile quasi a km 0) azzera le emissioni connesse alla movimentazione transoceanica del combustibile fossile

Quindi l'uso dei CSS in Cementeria consente:

  • la riduzione del consumo di combustibili fossili non rinnovabili
  • lo sfruttamento di impianti esistenti sul territorio destinati alla produzione del cemento, anche ai fini della gestione integrata del ciclo dei rifiuti
  • la riduzione del volume di residui da avviare allo smaltimento finale in discarica
  • la riduzione delle emissioni di CO2
  • il miglioramento della competitività dell'industria cementiera. 

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Ma in Italia, come per l'uso dei Termovalorizzatori, anche per l'uso dei CSS prevalgono purtroppo spesso burocrazia e demagogia, così siamo il fanalino di cosa in Europa. L'unica cosa positiva è che da ultimi possiamo solo migliorare, copiando dagli altri ... costruendo più termovalorizzatori, utilizzando più teleriscaldamento, impiegando più CSS nella produzione industriale, creando più collegamenti "di recupero energetico" tra produzione industriale e impianti pubblici. 

Si può fare !!! 

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